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Come è andata dove le scuole non hanno chiuso e i focolai in Israele

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-29

Pochissimi i Paesi dove le lezioni si sono svolte in modo regolare. Il modello danese. In Asia mascherine in aula

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Un’infografica del Corriere della Sera oggi riepiloga cosa è successo nelle scuole del mondo durante l’emergenza Coronavirus, segnalando quali paesi non le hanno mai chiuse (perlopiù grazie a governi negazionisti, come Nicaragua e Bielorussia, ma anche in Svezia e a Taiwan, la cui «risposta modello» al COVID-19 ha compreso scuole aperte e tracciamento pervasivo). L’occasione è illustrare uno studio di Science sulla tematica:

La Danimarca, prima in Europa a riaprire le scuole il 15 aprile, ha visto calare i casi nazionali anche dopo. La strategia: dividere le classi in gruppi e fare, dove possibile, lezione all’aperto. Paesi Bassi: scuole riaperte dall’11 maggio, classi dimezzate per distanziare gli alunni, contagi generali rimasti stabili e poi calati. Finlandia: le classi sono rimaste le stesse, ma non si sono mescolate all’intervallo. Belgio e Austria: per settimane i bambini sono andati a scuola a turno. In nessuno di questi Paesi i contagi sono cresciuti.

dove non hanno chiuso le scuole per il coronavirus

Le scuole aperte e chiuse durante l’emergenza Coronavirus (Corriere della Sera, 29 luglio 2020)

In Israele le scuole sono riaperte dai primi di maggio: classi da 30-40 studenti. A differenza di altri Paesi, non si è riusciti a dividerli né a distanziarli. «Abbiamo puntato sulle mascherine,  obbligatorie dai 7 anni in su», racconta a Science Efrat Aflalo, una portavoce del ministero della Salute. In molti Paesi dove è abituale indossarle — Cina, Corea del Sud, Giappone, Vietnam — oggi le scuole le hanno imposte. Ma il timore è che i bambini finiscano per togliersele. «In realtà sono molto ligi», ha spiegato ancora Aflalo. Sembrava funzionare. Poi, a fine maggio, un’ondata di caldo: medie di 40°. Le autorità sollevano i ragazzi dall’obbligo. Due settimane dopo — proprio il tempo di incubazione del virus —i primi focolai nelle scuole. Il più famoso al ginnasio Rehavia di Gerusalemme: 130 contagi. A metà giugno 355 scuole avevano richiuso.

Non c’è, infine, accordo totale circa il potenziale di contagio dei bambini: gli studi disponibili in materia sono appena cinque, pubblicati sulle riviste Lancet, Science e MedRxiv. Di questi, però, quattro lo considerano più basso che negli adulti; e uno lo ritiene «comparabile».

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