Il carabiniere che finge di essere stato aggredito da un immigrato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-13

Rinviato a giudizio: avrebbe fermato l’uomo, in qualità di testimone di una rissa. Il nigeriano avrebbe rifiutato ogni collaborazione con le forze dell’ordine. Da qui sarebbe nato un diverbio

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La procura di Roma ha ottenuto il rinvio a giudizio di un carabiniere con l’accusa di calunnia perché questi avrebbe fabbricato prove false per formulare un’accusa di aggressione e resistenza a pubblico ufficiale nei confronti di un cittadino nigeriano. La storia la racconta oggi Repubblica Roma:

In pratica l’appuntato avrebbe fermato l’uomo, in qualità di testimone di una rissa. Il nigeriano avrebbe rifiutato ogni collaborazione con le forze dell’ordine. Da qui sarebbe nato un diverbio degenerato in un’aggressione del migrante contro l’uomo in divisa. Per confermare le botte subite, il militare sarebbe poi andato in un pronto soccorso per farsi medicare e refertare le ferite alla mano sinistra. L’appuntato avrebbe esibito il certificato medico per irrobustire l’accusa nei confronti del ragazzo africano.

Il nigeriano, invece, dopo aver passato una notte in cella è finito in aula, a processo per direttissima. A questo punto, però, viene fuori un’altra verità. Si viene, infatti, a sapere che il carabiniere, un paio di giorni prima dell’arresto del migrante, era andato in ospedale per farsi bendare una ferita alla mano. In pratica l’appuntato avrebbe addebitato ingiustamente una lesione alla (presunta) aggressione del ragazzo africano. La procura, perciò, decide di andare a fondo. Sente l’uomo e poi stabilisce di formulare l’accusa.

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Il pubblico ministero Maurizio Arcuri, infatti, ha pochi dubbi e nel capo d’imputazione scrive che è stato eseguito un arresto “in violazione dei doveri inerenti alla pubblica funzione di appuntato scelto”. E ancora: il carabiniere avrebbe “redatto un verbale in cui attestava falsamente” che l’immigrato “aveva posto in essere condotte corrispondenti ai delitti di lesioni e resistenza a pubblico ufficiale”. Infine, l’accusa più pesante, l’avrebbe incolpato “sapendolo innocente”.

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