I veri numeri su emigrazione e boom demografico africano di cui non parla nessuno

di Maurizio Stefanini

Pubblicato il 2018-09-07

L’immigrazione sembra essere diventata la più importante questione sull’agenda della politica italiana, europea, e anche mondiale. Ma “contrariamente all’opinione più diffusa, l’immigrazione dei Paesi poveri del Sud verso i Paesi ricchi del Nord tende oggi ad indebolirsi”. C’è però una dinamica diversa di cui si parla poco. Immaginate una megalopoli da 88 milioni di persone. Sarà una realtà tra pochi decenni in Africa. E a meno che l’economia africana non riesca a conoscere un decollo prodigioso…

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Da una parte, l’immigrazione sembra essere diventata la più importante questione sull’agenda della politica italiana, europea, e anche mondiale. Dall’elezione di Trump all’ascesa di Salvini passando per la Brexit, il successo di Orbán, i problemi di Angela Merkel o la recente emergenza latino-americana in seguito alle crisi del Venezuela e del Nicaragua. Dall’altra, uno studio dopo l’altro continuano a garantire che in realtà il fenomeno è in calo. I flussi si riducono anche se i morti aumentano, ha ad esempio appena spiegato l’ultimo rapporto dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati: 1600 morti nel Mediterraneo che tra gennaio e luglio equivalgono a uno ogni 18 migranti, contro l’uno ogni 42 dello stesso periodo dell’anno scorso.

boom demografico africano

Cosa c’è di vero nell’emergenza immigrazione

Per conto suo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni ha contato 68.098 migranti arrivati via mare sulle coste europee dal 1° gennaio al 29 agosto 2018, contro gli oltre 124.000 dell’anno precedente . E il grosso degli arrivi – oltre 32.000 – si è registrato in Spagna, mentre in Italia negli stessi mesi sono sbarcati poco meno di 20.000, più 1328 richiedenti asilo giunti dalla rotta dell’est. Lo scorso 20 giugno era stata l’Ocse a attestare che il flusso migratorio verso i suoi Paesi membri si era ridotto per la prima volta dal 2011. Nella sola Germania le richieste di protezione internazionale sono calate a 20.000, dalle 750.000n del 2016, mentre in tutta Europa il calo era del 44%. È vero che nel 2017 c’erano nel mondo 258 milioni di migranti registrati, contro i 220 milioni del 2010 e i 173 milioni del 2000. Come ha però spiegato lo storico Gabriel Martinez-Gros lo scorso giugno, “contrariamente all’opinione più diffusa, l’immigrazione dei Paesi poveri del Sud verso i Paesi ricchi del Nord tende oggi ad indebolirsi, con la stabilizzazione demografica della maggior parte delle regioni dell’ex-Terzo Mondo”. Secondo questa analisi, le guerra in Siria e in Afghanistan da una parte, l’emergenza narcos in quel “triangolo della morte” Honduras-Guatemala-El Salvador che ha più alti indici di omicidi pro capite del mondo dall’altra, le emergenze politiche in Venezuela e Nicaragua dall’altra ancora, stanno generando flussi che impressionano molto nel breve termine, ma che nel corso di qualche anno dovrebbero essere risolti.

Le megalopoli africane

Insomma, si tratta di problemi largamente congiunturali. Secondo la definizione di Martinez-Gros, “per quanto possano creare dei problemi molto reali questo movimenti di popolazione sono privi (fortunatamente) del combustibile più potente della migrazione di massa: la pressione demografica”. Ma c’è una postilla. “Salvo in Africa”. I dati dicono infatti che nel 2030 l’India, con oltre un miliardo e mezzo di abitanti, supererà come Paesi più popoloso al mondo la Cina, che malgrado la fine della politica del figlio unico obbligatorio non ne avrà più di 1,2 miliardi. Ma l’Africa sub-sahariana ne avrà 2,4 miliardi. Secondo l’Onu la popolazione mondiale dai 7,3 miliardi di oggi salirà a 8,5 miliardi nel 2030 e a 9,7 nel 2050, ma l’Africa rappresenterà da sola più di metà di questa crescita, diventando nel 2050 il 25% della popolazione mondiale. Ed è l’Europa il naturale punto di sbocco di questo surplus demografico, a meno che l’economia africana non riesca a conoscere un decollo prodigioso e in grado di riassorbire questa pressione. Di qui quell’insistente richiamo a un “grande piani Marshall africano” e all’”aiutare gli africani in casa loro”, che spesso però rischiano di restare puri slogan. L’esempio più impressionante esempio della pentola in ebollizione alle porte di Europa che sarà rappresentata dall’Africa è forse offerto da un recente studio condotto dal Global Cities Institute dell’Università di Toronto, per simulare quella che sarà l’evoluzione demografica nelle più grandi città del mondo. Nel 2100, innanzitutto, le megalopoli saranno concentrate in Africa, in India e nel sud est asiatico: nessuna in Europa, nelle Americhe o in Cina. E la più popolosa sarà la nigeriana Lagos, con una cifra che oggi sembra incredibile: 88 milioni di abitanti! Più del doppio dei 35 milioni che fanno di Tokyo la città più popolosa del pianeta nell’anno 2018. Oggi Lagos ne ha 16 milioni. Al secondo posto sarà Kinshasa, capital della Repubblica Democratica del Congo: dai 9 milioni di abitanti attuali a 83 milioni. E terza sarà Dar Es Salaam in Tanzania: da 4,4 milioni di abitanti a 74 milioni!

Leggi sull’argomento: Come le fake news dei politici sovranisti condizionano la percezione dell’immigrazione in Italia

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