«Il bimbo morto per il morbillo non ha contratto il virus all'ospedale»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-25

L’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera smentisce le informazioni riportate su media, e in rete, secondo cui il piccolo avrebbe contratto il virus del morbillo all’interno della struttura ospedaliera

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“Non sappiamo dove possa aver contratto il morbillo, in quanto il periodo di incubazione della malattia esentematica è di circa 10 giorni, quindi precedente al suo ricovero nell’ospedale San Gerardo, ma possiamo affermare con certezza che a ogni suo ingresso nel reparto di emato-oncologia pediatrica o degli ambulatori day hospital del Centro Maria Letizia Verga, dove era in cura per la leucemia, sono state attivate tutte le misure per proteggerlo da contaminazioni di qualsiasi natura, non solo dal morbillo”. Queste le parole dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, in risposta alle polemiche sul decesso di un bimbo di sette anni per morbillo al San Gerardo di Monza, smentendo le informazioni riportate su media, e in rete, secondo cui il piccolo avrebbe contratto il virus del morbillo all’interno della struttura ospedaliera. A parlare dell’argomento oggi è stato il Corriere della Sera.
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«Il bimbo morto per il morbillo non ha contratto il virus all’ospedale»

Poi Gallera ha spiegato che, “come confermato da Andrea Biondi, direttore del Centro Pediatrico Maria Letizia Verga, ospitato all’interno dell’ospedale San Gerardo, i reparti di degenza dove i bambini vengono sottoposti a terapie oncologiche sono strutturati in modo da evitare qualsiasi tipo di contagio con agenti esterni che possano aggravare o mettere a rischio le già compromesse condizioni immunitarie”. L’assessore ha poi precisato che si tratta di “reparti dotati di stanze singole, condizionate da un sistema di areazione e filtraggio dell’aria che ne garantisce il controllo ambientale, e separate da un’anticamera dove visitatori e personale sanitario che entrano in contatto con il paziente sono obbligati oltre al lavaggio delle mani a indossare camice e mascherina”. “Analogamente – ha precisato l’assessore – anche negli ambulatori day hospital del Centro sono presenti camere dotate delle stesse caratteristiche in cui è vigente lo stesso protocollo di sicurezza. Protocollo a cui vengono sottoposti i pazienti immuni- compressi che si presentino per effettuare i cicli chemio terapeutici, o quelli che giungano a causa di sintomatologie come quelle da virus di morbillo che ha presentato il bambino in seguito deceduto”.
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A seguito dei casi di morbillo verificatisi al San Gerardo di Monza, l’ospedale ha predisposto misure di emergenza, come ha spiegato Gallera: “Il direttore dell’Asst Monza Matteo Stocco mi ha riferito che alla comparsa dei casi di morbillo, sia all’interno del Centro Maria Letizia Verga, che dell’ospedale San Gerardo, sono state messe in atto misure di prevenzione che hanno permesso di contenere la possibilità di contagio all’interno dei reparti”. Poi l’assessore ha spiegato che si tratta di “misure efficaci che, come confermato anche dal direttore della Clinica Malattie Infettive del San Gerardo Andrea Gori, hanno impedito, nonostante i numerosi accessi al Pronto soccorso del Centro pediatrico e nonostante la provincia di Monza Brianza sia la seconda in Italia per numero di casi di morbillo, il verificarsi di una vera e propria epidemia”. Per arginare le polemiche sorte rispetto alla morte del piccolo paziente dell’ospedale monzese, Gallera ha “ribadito che, al di là delle polemiche sterili e senz’altro dolorose per i genitori di un bambino che non c’è più, come sostengono le autorità mediche e scientifiche, non solo io, l’unico modo per prevenire eventi tragici e tutelare chi per patologia a rischio non può sottoporsi a vaccinazione, sia raggiungere quella percentuale del 95% di copertura vaccinale che garantisce la cosiddetta ‘immunità di gregge’ e il debellamento della malattia”.

Leggi sull’argomento: «Non sono stati i fratelli a contagiare il bimbo morto per il morbillo all’ospedale San Gerardo»

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