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La bimba morta per il morbillo al Bambino Gesù di Roma

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-28

La piccola era affetta da una malattia genetica ed era ricoverata dal 19 aprile. Non era comunque incompatibile con la vaccinazione contro il morbillo

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Una bambina di 9 anni è morta il 28 aprile scorso all’Ospedale Bambino Gesù di Roma per complicazioni in seguito al morbillo. La piccola era affetta da una malattia genetica, la cromosomopatia, ed era ricoverata dal 19 aprile. La notizia è stata data da Repubblica e successivamente confermata dall’agenzia di stampa ANSA.

La bimba morta per il morbillo al Bambino Gesù di Roma

La bambina, nata a febbraio 2008 era residente nel comune di Latina. La malattia pregressa da cui era affetta (cromosopatia), rilevano fonti sanitarie, non era comunque incompatibile con la vaccinazione contro il morbillo. L’inizio dei sintomi (febbre e congiuntivite) risale al 14 aprile e la diagnosi di morbillo è stata confermata in laboratorio il 26 aprile. Le complicanze riportate dalla piccola sono polmonite e insufficienza respiratoria. Quest’ultima è riportata anche come causa del decesso.

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Gli alunni non vaccinati contro il morbillo (La Repubblica, 21 maggio 2017)


Il presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi, ha detto all’agenzia di stampa ANSA che la bimba “avrebbe potuto essere vaccinata e avrebbe potuto salvarsi se lo fosse stata”. “Per questa bambina – ha detto Ricciardi – la vaccinazione era anzi molto più utile, e questo perchè i bambini a rischio per particolari patologia sono quelli per i quali la vaccinazione è maggiormente indicata. La piccola si sarebbe potuta salvare se fosse stata immunizzata contro il morbillo”. Fondamentale, avverte, “è dunque un richiamo a tutti i medici perchè vaccinino i bambini a rischio. Ci sono patologie in presenza delle quali le vaccinazioni non sono possibili in quanto il sistema immunitario è compromesso, ma in altre patologie, come quelle genetiche – rileva Ricciardi – vaccinare è ancora più importante”.

L’epidemia di morbillo

Il dato relativo al decesso della bambina è stato inserito ieri nella piattaforma della sorveglianza integrata morbillo-rosolia ADA dell’ISS. Oggi, ha avvertito Ricciardi, “siamo in una situazione di epidemia per il morbillo. In generale, si registra in media un caso di morte a causa del morbillo ogni 3000 casi, ma siamo già a due decessi in pochi mesi”, considerando anche il decesso del bambino leucemico a Monza. Ricciardi ha invitato ad alzare la guardia anche in relazione a malattie come il tetano: “Oggi abbiamo registrato un caso di tetano in un bambino ricoverato in Sardegna. il tetano è ricomparso dopo 30 anni, e questo perché c’è stata un’esitazione da parte dei genitori a fare vaccinare il piccolo dopo un trauma subito. Si tratta di una follia – conclude Ricciardi – completamente ingiustificata”.

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L’allarme morbillo in Italia (Corriere della Sera, 25 aprile 2017)


“Sicuramente se non avesse avuto il morbillo non sarebbe morta ad aprile”, ha detto invece all’Adn Kronos Alberto Villani, primario di Pediatria all’ospedale Bambino Gesù di Roma e presidente della Societa’ italiana di Pediatria, interpellato dall’agenzia Dire sul caso di una bambina di 9 anni morta lo scorso aprile all’ospedale pediatrico romano a causa delle complicanze dovute al morbillo contro cui non era vaccinata. La bimba, residente nel comune di Latina, era affetta da una malattia genetica chiamata ‘cromosomopatia’ ed era stata ricoverata il 19 aprile. Il caso risale a due mesi fa, ma la notizia è emersa solo ora. “Queste situazioni sono un fatto culturale – ha proseguito Villani – se talvolta il fatto che un bambino non sia vaccinato dipende dai genitori piuttosto che dal medico o da qualcun altro è relativamente importante. Quello che va sottolineato, secondo me, è che deve cambiare la cultura sanitaria, bisogna cioe’ fare in modo che tutti insieme, e i giornalisti in questo hanno un ruolo molto importante, si riesca a creare un clima di serenità intorno alle vaccinazioni, che sono una eccellente opportunità e come tale deve essere vissuta da tutti. Altrimenti è chiaro che dinanzi a bufale, invenzioni e ogni sorta una volta sara’ il genitore, un’altra volta sarà il medico più dubbioso, un’altra volta ancora il giornalista e questo crea il clima culturale per cui un bambino- ha concluso- che deve essere vaccinato possa non esserlo”.

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