Attualità
Il carabiniere nei guai per la bandiera neonazista alla caserma Baldissera
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-12-03
Il procuratore militare ha spiegato che “Al momento, sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto non c’è nulla che faccia pensare alla violazione di una norma penale militare”. Ma ci sono spazi per un’indagine della procura ordinaria. Intanto lui rischia una sanzione disciplinare
Il Comandante del Sesto battaglione Carabinieri Toscana, il Tenente Colonnello Alessandro Parisi, afferma in una nota che la vicenda della “esposizione di un vessillo rappresentante la bandiera in uso alle forze armate prussiane e di altre immagini all’interno di un locale della caserma Baldissera di Firenze“, ovvero la camerata occupata da un giovane militare del 6° Battaglione Carabinieri Toscana, è stata “immediatamente oggetto di accertamenti da parte della scala gerarchica – che ha già informato l’autorità giudiziaria militare – avviando altresì l’esame della posizione disciplinare dell’interessato, per il grave comportamento posto in essere”. La bandiera che si vede alla finestra nel video non è propriamente nazista, ma risale all’inizio del ‘900 ed è vietata in Germania. Viene però spesso usata in ambiti di estrema destra proprio perché è un simbolo ambiguo che richiama la Germania imperiale.
L’immagine di Salvini con il mitra invece è tratta da Call of Salveenee, gioco che sfotte il Capitano della Lega. Ai microfoni del Giornale Radio Rai il procuratore militare Marco De Paolis ha però spiegato che “Al momento, sulla base delle informazioni che abbiamo ricevuto non c’è nulla che faccia pensare alla violazione di una norma penale militare. Pero’ ho dato disposizioni affinché si verifichi se invece vi siano gli estremi per configurare un qualche reato”.
“La norma secondo la quale è reato esporre un vessillo che evochi il nazismo vale per i civili e non specificamente per i militari”, spiega ancora De Paolis, “per il quale dunque il militare di Firenze potrebbe essere indagato dalla procura ordinaria ma non da quella militare“. “Penso che sia più un grande problema di natura disciplinare e culturale”, aggiunge, “la questione è capire cosa significa un simbolo del genere, soprattutto per un militare, credo che ci sia da interrogarsi sulla formazione culturale dei giovani prima e dei militari poi”.
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