Cosa non è ancora chiaro nella morte di Adele De Vincenzi

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-08-01

Il fidanzato avrebbe cancellato i messaggi su Whatsapp con lo spacciatore. E le versioni sull’acquisto non coincidono. Il GIP li tiene in carcere

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Non è ancora tutto chiaro nella morte di Adele De Vincenzi, la sedicenne deceduta a causa di una pasticca di ecstasy. Per la sua morte sono stati fermati il suo fidanzato Sergio Bernardin, 21 anni, e Gabriele Rigotti, 19, ragazzo dell’altra minorenne.

Cosa non è ancora chiaro nella morte di Adele De Vincenzi

I due arrestati, per gli inquirenti, avrebbero comprato la droga da un pusher di 17 anni: sono accusati di spaccio aggravato e morte come conseguenza di altro reato. Ma i due rimangono in carcere anche per un altro motivo. Ovvero perché ancora non è chiaro quanto è successo quella notte. Anche perché Sergio Bernardin ha cancellato i messaggi che aveva scambiato via Whatsapp con lo spacciatore. Parole banali tipo «Ci si vede?» «A che ora?». Quei messaggi (in tutto tre via WhatsApp) sono stati spediti e ricevuti attorno alle nove di sera. Si possono leggere nel cellulare dello spacciatore ma in quello di Sergio Bernardin non ci sono.

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Adele De Vincenzi con Sergio Bernardin (foto da: Corriere della Sera)

Gli inquirenti pensano che li abbia cancellati lui dopo la morte di Adele. E il GIP ha deciso di confermare il carcere per i due perché potrebbero tornare a commettere il reato di cessione di droga o che possano inquinare le prove.

Sergio Bernardin e la morte di Adele De Vincenzi

 
Giusi Fasano sul Corriere della Sera racconta la versione del personale del pronto soccorso: c’è voluta tutta l’insistenza possibile per sapere che tipo e quanta droga aveva preso Adele, che sono stati necessari i richiami al senso di responsabilità e di coscienza, soprattutto verso Sergio. C’è da dire inoltre che le versioni dei due arrestati non coincidono:

Sergio racconta di aver comprato la droga assieme all’amico. L’altro smentisce: «Abbiamo incontrato alle 22 a Busalla un ragazzo italiano (il pusher, ndr). Si è avvicinato a noi due, Sergio l’ha pagato e quello gli ha consegnato un sacchetto che il mio amico ha preso e tenuto in mano fino al rientro in macchina, dove ci aspettavano le ragazze».
E poi c’è la ragazzina fidanzata di Gabriele. Il suo racconto (che presto sarà materia di un incidente probatorio) è diventato il perno dell’accusa contro Sergio e il suo ragazzo. Perché lei nega quello che loro (più che altro Sergio) avrebbero detto all’inizio agli agenti della squadra mobile. E cioè che anche Adele e la ragazza di Gabriele avrebbero contribuito all’acquisto dando dei soldi.

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Se fosse così per i due ragazzi cadrebbe l’accusa di aver ceduto droga alle minorenni ma lei ripete:«Io di soldi non ne avevo, non ne ho messi».

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