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Abu Mohamed al-Adnani: chi c'è dietro le stragi di Parigi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-24

Il regista delle missioni all’estero dell’ISIS avrebbe pianificato gli attentati in Francia. Lo Stato Islamico cambia strategia. Il suo zampino anche dietro l’aereo russo esploso sul Sinai e nella strage di Beirut

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Avrebbe ordinato le stragi di Parigi, sfruttando come capo logistico Abdelhamid Abaaoud. Abu Mohamed Adnani è il regista delle missioni all’estero dell’ISIS. Secondo il New York Times al-Adnani, è l’uomo che sovrintende agli attacchi dell’organizzazione fuori dall’Iraq e dalla Siria e i recenti attacchi di Parigi e Beirut, oltre all’abbattimento dell’aereo russo sui cieli del Sinai, sono i primi risultati di una campagna terroristica pianificata a livello centrale da un’ala della leadership dell’Isis che sovrintende agli obiettivi ‘esterni’ dell’organizzazione, secondo funzionari dell’intelligence americani ed europei.

Abu Mohamed al-Adnani: chi c’è dietro le stragi di Parigi

Questa cellula per le operazioni internazionali, prosegue il giornale citando le fonti, offre assistenza strategica, addestramento e finanziamenti per azioni rivolte ad infliggere il maggior numero possibile di vittime civili, ma lascia il compito della scelta del momento, del luogo e del modo degli attacchi in gran parte ai fidati operativi sul terreno. Tra i motivi di questo cambio di strategia da parte dell’Isis, prosegue il Nyt, potrebbe esserci la volontà di carpire la leadership della jihad globale ai gruppi legati ad al Qaida. E questo, secondo un funzionario dell’antiterrorismo europeo, potrebbe indicare che è iniziata la “gara tra l’Isis e al Qaida per vedere chi può attaccare l’Occidente nel modo migliore”. Al Adnani, che ha 38 anni, è considerato da tempo uno dei dirigenti più importanti del ‘Califfato’ proclamato nell’estate del 2014 da Abu Bakr al Baghdadi. Al punto che le autorità americane hanno offerto nella primavera di quest’anno una ricompensa di 5 milioni di dollari a chi dovesse collaborare alla sua cattura. Un particolare dai risvolti ironici se si pensa che nel 2005 le forze Usa della Coalizione in Iraq lo avevano già arrestato dopo che si era unito all’insurrezione contro le forze di occupazione. Ma cinque anni dopo era stato rilasciato. Lo stesso era avvenuto allo stesso Al Baghdadi, per la cui cattura oggi Washington offre una taglia di dieci milioni di dollari. Nato a Binnish, nella Siria nord-occidentale, Al Adnani si è formato come combattente nella provincia occidentale irachena di Al Anbar. Tra le sue dichiarazioni più famose come portavoce del Califfato ve n’è una del settembre 2014, in cui incitava i membri o sostenitori dello Stato islamico ad uccidere dovunque fosse possibile e con qualsiasi mezzo gli occidentali, in particolare “i malvagi e sudici francesi”. Oggi, secondo le fonti citate dal Nyt, si sarebbe messo lui stesso alla testa di questa campagna di esportazione del terrore offrendo assistenza strategica, addestramento e finanziamenti per azioni rivolte ad infliggere il maggior numero possibile di vittime civili, ma lasciando il compito della scelta del momento, del luogo e del modo degli attacchi in gran parte ai fidati operativi sul terreno. Tra i motivi di questo cambio di strategia da parte dell’Isis, sottolineano le fonti citate, potrebbe esserci la volontà di carpire la leadership della jihad globale ai gruppi legati ad al Qaida. E questo, secondo un funzionario dell’antiterrorismo europeo, potrebbe indicare che è iniziata la “gara tra l’Isis e al Qaida per vedere chi può attaccare l’Occidente nel modo migliore”.

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Abu Mohamed Adnani e la catena di comando dell’ISIS (Corriere della Sera, 24 novembre 2015)

Al-Adnani e la sua squadra

Abaaoud e altri 6-7 «operativi» formerebbero la nuova squadra per le missioni all’estero o in Medio Oriente guidata da Adnani e voluta dal Califfo. Tra questi ci sarebbe il cittadino francese autore della rivendicazione, scrive oggi il Corriere:

Accanto al suo nome è apparso quello di Fabien e Jean Michel Clain, originari delle isole Reunion, con una lunga militanza prima nel qaedismo e nelle filiere che hanno portato decine di volontari in Iraq, quindi al servizio dell’Isis. Una pianta cattiva dalle lunghe radici. La polizia non esclude che abbiamo avuto una parte significativa anche negli attentati di venerdì: di certo li hanno rivendicati sul web, con la loro voce. Poi Peter Cherif, estremista tosto e amicone dei fratelli Kouachi, quelli di Charlie Hebdo.
Quindi Salim Benghalem, preso di mira in ottobre da un’incursione dei caccia francesi e sulla cui sorte girano notizie contrastanti. Rispetto ai terroristi classici non celano il loro volto. Lo mostrano nei video in quanto è come fosse un grado, il segno che contano anche se poi sono spendibili. Curano l’immagine di mujahed senza paura e si occupano delle cinture esplosive, studiano le strade sicure per far arrivare i complici fino a Bruxelles o Milano, partecipano all’esecuzione.

Sarebbero stati accertati collegamenti tra Adnani e il referente sul campo delle stragi di Parigi, Abddel Hamid Abaaoud, ucciso nel blitz delle forze speciali francesi a Saint-Denis dopo gli attentati. Ma non solo: secondo il quotidiano newyorkese, il 38enne su cui pende una taglia di 5 milioni di dollari è il coordinatore della stretagia che va oltre l’obiettivo di ispirare attentati, ma li vuole dirigere e finanziare, lasciando poi ai referenti come Abaaoud la scelta di dove colpire. E per questo ci sarebbe lo zampino di Adnani anche nell’attentato all’aereo russo esploso sul Sinai e nella strage di Beirut. Ieri è stata diffusa anche la notizia che per la prima volta, la Russia avrebbe dispiegato truppe di terra in Siria al fianco delle forze lealiste di Bashar al-Assad, conquistando posizioni strategiche e forzando le truppe ribelli a ritirarsi. Lo ha riferito il quotidiano kuwaitiano al-Ray, secondo il quale forze militari russe, con il sostegno dei caccia di Mosca, hanno fornito copertura a tank T-90 impegnati contro obiettivi strategici dei ribelli a Idlib e Latakia.

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