Le 600mila mascherine sbagliate consegnate «per errore» dalla Protezione Civile

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-02

Erano state donate dai cinesi. Si tratta di “Dust and filter Mask”, maschera con protezione antipolvere, c’è scritto sull’involucro accanto al marchio “Ce”. Ma secondo le bolle di accompagnamento, infatti, quei prodotti sono “equivalenti” al modello Ffp2 («l’indicazione era scritta anche sulle scatole», precisa il Capo della protezione civile Angelo Borrelli)

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600mila mascherine che non proteggono dal Coronavirus SARS-COV-2 e da COVID-19 sono state consegnate «per errore» dalla Protezione Civile martedì sera alla federazione nazionale degli Ordini dei medici, la categoria più colpita dalla pandemia. «Un disguido logistico», ammette il capo della Protezione Civile, Angelo Borrelli. «Un incidente», spiega il commissario governativo Angelo Arcuri.

Le 600mila mascherine sbagliate consegnate «per errore» dalla Protezione Civile

Un errore che poteva avere effetti catastrofici su una categoria, quella dei medici, che ha già registrato 67 morti durante l’epidemia di Coronavirus. Ad accorgersi dell’errore è stato il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, Filippo Anelli, che ieri ha inviato agli Ordini regionali una circolare invitando a “sospendere immediatamente la distribuzione e l’utilizzo di quanto ricevuto, informando eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso”. «Appena abbiamo aperto gli scatoloni ci siamo subito resi conto che quelle mascherine erano carta straccia», spiega il presidente Anelli oggi a Repubblica: «Quella roba non potevamo distribuirla».

Parte così, nella serata di martedì, un vorticoso giro di telefonate con il ministro della Salute, Roberto Speranza, la Protezione civile e il commissario Arcuri. «Quando abbiamo mandato le foto delle mascherine consegnate non hanno potuto che ammettere l’errore». Ma non basta. Anelli è costretto a scrivere a tutti gli ordini italiani, «con urgenza, perché nessuno doveva usare quei prodotti». «Il commissario — si legge nella lettera — mi ha appena informato che le mascherine contenute in involucri che riportavano la dizione “mascherine FFp2 equivalenti” inviate dalla protezione civile, non sono autorizzate». Poco dopo arrivano le scuse prima di Arcuri e ieri di Borrelli, in conferenza stampa: «Le mascherine sono state distribuite per errore logistico. Erano destinate alla collettività, per errore sono andate ai medici di base».

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La circolare della FNOMCEO (da: Twitter)

La catena logistica della distribuzione dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) era stata rivista da Arcuri (con l’aiuto del Governo) non più tardi di cinque giorni fa, quando dopo mille polemiche con le Regioni il commissario aveva annunciato una svolta radicale: «Da oggi in poi i carichi verranno tutti tracciati e consegnati alle Regioni con l’ausilio dell’esercito». Eppure proprio questo non è bastato ad evitare l’errore:

L’incidente di ieri dimostra infatti che esistono almeno tre questioni aperte. La prima. A due mesi esatti dalla dichiarazione di stato d’emergenza, e nonostante le parole rassicuranti pronunciate dal commissario, «ho risolto il problema delle mascherine ai medici», l’Italia quel problema capitale non l’ha affatto risolto. E non è un caso che dalle corsie di tutto il Paese continuino ad arrivare notizie di dottori morti sul lavoro o ricoverati.

La seconda. I numeri che da lunedì scorso vengono pubblicati dalla Protezione Civile sulla piattaforma dedicata — sistema molto contestato dalle Regioni — sono da prendere con le molle.

La terza. In attesa che il Sistema Moda cominci davvero a produrre dispositivi utilizzabili negli ospedali, l’approvvigionamento nazionale di questo presidio fondamentale nella lotta al Covid19 dipende ancora quasi esclusivamente dalle donazioni dall’estero. Tanto che, per proteggere i medici, si è dovuto aspettare la prima grande donazione cinese.

Cosa è successo alle mascherine della Protezione Civile

Quelle mascherine non sono state comprate, ma sono frutto di una donazione da parte di un consorzio di imprenditori cinesi. Ad oggi, è la donazione più rilevante arrivata dall’estero. Si tratta, spiega ancora Repubblica, di “Dust and filter Mask”, maschera con protezione antipolvere, c’è scritto sull’involucro accanto al marchio “Ce” . La ditta cinese che le produce si chiama “Medic Life”.

Il problema, però, nasce un attimo dopo che il cargo tocca il suolo italiano. Secondo le bolle di accompagnamento, infatti, quei prodotti sono “equivalenti” al modello Ffp2 («l’indicazione era scritta anche sulle scatole», precisa il Capo della protezione civile Angelo Borrelli). Vuol dire che quelle sono le preziose mascherine professionali che devono indossare i medici e gli infermieri.

Dalla tenuta di questi dispositivi dipende la loro vita, per essere chiari, ma anche l’impermeabilità dei vari reparti che, se quelle maschere non funzionassero a dovere, si trasformerebbero rapidamente in focolai. Arcuri, stilando il piano quotidiano di distribuzione del materiale, decide che debbano essere subito spedite agli Ordini dei medici, la cui federazione ne aveva fatto richiesta. A provvedere al trasporto, come sempre, è la Protezione Civile. Prima dell’invio, però, nessuno controlla che in quegli scatoloni ci sia davvero quanto riporta la bolla. E, come vedremo, la bolla è bugiarda.

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Mascherine: i quattro tipi di modelli e chi le deve utilizzare (Corriere della Sera, 12 marzo 2020)

“Il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, Domenico Arcuri – si legge nella circolare del presidente Fnomceo Filippo Anelli – mi ha appena informato che le mascherine contenute in involucri che riportavano la dizione ‘maschere Ffp2 equivalenti’, inviati dalla Protezione civile in data odierna agli Ordini dei medici dei capoluoghi di Regione, non sono dispositivi autorizzati per l’uso sanitario dalla Protezione civile”. “Vi chiedo quindi – afferma Anelli – di sospendere immediatamente la distribuzione e l’utilizzo di quanto ricevuto, informando nel contempo eventuali medici o strutture che ne fossero già in possesso”.  Poco dopo arrivano le scuse prima di Arcuri e ieri di Borrelli, in conferenza stampa: «Le mascherine sono state distribuite per errore logistico. Erano destinate alla collettività, per errore sono andate ai medici di base».

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