Quelle strane navi che dalla Libia arrivano in Italia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-02-05

Un’azienda israeliana ha messo a punto un algoritmo in grado di individuare le imbarcazioni che seguono rotte sospette e che provengono da paesi a rischio terrorismo. Ma oltre alla sicurezza ci sono anche gli affari

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Windward è una piccola start-up israeliana che si occupa di analisi di dati marittimi, ovvero di tracciare i movimenti delle navi da cargo in particolare quelle provenienti dalla lista di paesi “a rischio” dove sono maggiormente attivi gruppi e cellule terroristiche. Piccola, si fa per dire visto che di recente l’ex-generale (ed ex-direttore della CIA) David Petraeus ha recentemente deciso di investire nella Windward che è riuscita anche a raccogliere dieci milioni di dollari di finanziamenti per il suo progetto di sorveglianza globale dei mari e degli oceani.

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Una mappa delle navi mercantili che incrociano la costa siciliana generata tramite l’AIS

L’importanza di sorvegliare il traffico mercantile nel Mediterraneo

Perché l’analisi del traffico marittimo è così importante per tracciare i movimenti dei possibili terroristi? La risposta è semplice (farlo invece è più complicato): i movimenti di una nave da carico sono più difficili da controllare. Ad esempio un aereo spiega Ami Daniel, CEO di Windward, deve riuscire ad atterrare entro 18 ore dal decollo. Per una nave questo invece non è un problema, può rimanere al largo molto più a lungo e seguire rotte meno dirette senza compromettere la sicurezza del tragitto. Quello che sfugge alle agenzie di sicurezza è ciò che succede al largo. La situazione si complica ulteriormente perché in alcune delle aree più calde del Mediterraneo le rotte dei possibili trafficanti di armi si incrociano con quelle degli scafisti dei trafficanti di esseri umani che tentano di far arrivare i migranti sulle sponde europee. Il monitoraggio delle decine di migliaia di chilometri di coste (circa 70mila) del nostro continente diventa quindi – per l’azienda israeliana – uno strumento essenziale per prevenire ulteriori minacce terroristiche. Naturalmente quelli di Windward non sono gli unici a sorvegliare le rotte più pericolose e ad aver creato un algoritmo (MarInt) in grado di “prevedere” gli spostamenti delle navi che potrebbero trasportare materiale di contrabbando utile ai terroristi, un’azienda francese (la CLS) e la US Navy hanno dei progetti che operano in un modo simile. L’algoritmo messo a punto da Windward ha lo scopo di individuare tutte quelle imbarcazioni che seguono una rotta “antieconomica”, che spengono i loro dispositivi di tracciamento (AIS) e che entrano nei porti dei paesi dell’Europa meridionale (tra i quali c’è ovviamente anche l’Italia). Ad esempio secondo Daniel solo a novembre del 2015 delle 10.000 navi da trasporto che sono arrivate in Europa 650 sono partite oppure hanno attraversato le acque territoriali di paesi come Libia, Siria e Libano. Di queste 650 imbarcazioni 34 non avevano dichiarato la loro reale identità. Ma ci sono anche casi più eclatanti ad esempio quello di una nave che un anno dopo la sua presunta demolizione è “riapparsa” su una rotta sospetta che ha toccato indisturbata porti in India, Iran, Somalia e Oman; porti che secondo Windward erano troppo piccoli per una nave di quella stazza. Uno dei punti deboli di questo sistema di controllo è proprio l’AIS che di fatto riferisce solamente le informazioni (ad esempio l’identificazione del tipo di unità, la relativa posizione, la rotta e la velocità) fornite dalle stesse imbarcazioni che si vorrebbero monitorare. Senza contare che spegnere, mascherare o truccare i dati trasmessi dall’AIS è relativamente semplice quindi affidarsi solo a quello strumento di controllo potrebbe essere rischioso
 

Il caso di due navi sospette che hanno a che fare con i porti italiani

Ciononostante dal momento che siamo in un’epoca in cui l’analisi dei Big Data non solo è di moda ma è anche uno strumento fondamentale per fare giornalismo il Financial Times riportava ieri alcuni esempi delle navi “sospette” identificate da Windward una delle quali è arrivata in Italia nel porto di Pozzallo. Benvenuti nell’era del Maritime Big Data.


Si tratta secondo la Windward di un cargo di 76 metri partito da Goluk in Turchia e arrivato a Misurata in Libia. Dopo aver lasciato il porto libico in direzione di Pozzallo la nave però avrebbe spento l’AIS per qualche ora per poi proseguire percorrendo non la rotta diretta verso il porto italiano ma andando a seguire il profilo della costa tunisina. Un’altra nave da carico identificata come sospetta dall’azienda israeliana è quella partita dal porto di Genova l’8 novembre in direzione Lisbona. Una volta attraversato lo Stretto di Gibilterra però l’imbarcazione invece che dirigersi direttamente verso il porto della capitale portoghese avrebbe compiuto una lunga deviazione (circa 500 miglia nautiche) verso un punto dell’Oceano Atlantico al largo delle coste del Nord-Africa per poi fare rotta da lì verso Lisbona. Questi esempi secondo Ami Daniel servono a spiegare come il traffico marittimo sfugga costantemente dal controllo dei servizi di sicurezza, cosa abbiano fatto di preciso le due imbarcazioni non è dato di saperlo; potrebbero aver caricato del materiale in mare aperto, oppure fatto salire a bordo dei passeggeri. Quello sappiamo delle due imbarcazioni è solamente la ricostruzione fatta da Windward. Inquietante se le ipotesi fossero vere, ma al momento non è dato di sapere se le teorie dell’azienda israeliana siano state poi confermate nei fatti. Secondo il CEO di Windward il problema è che la maggior parte della sorveglianza portuale è concentrata a fermare il traffico di stupefacenti, ma nulla impedirebbe – in teoria – ad un gruppo terrorista di utilizzare queste imbarcazioni per contrabbandare armi in Europa. Certo, poi è bisogna far notare che tra i vari “pericoli alla sicurezza” Windward cataloga anche le navi cisterna iraniane che incrociano al largo del Golgo di Aden dove vengono stoccate le scorte di greggio del paese degli ayatollah in attesa di essere vendute sul mercato. Si tratta in realtà di un indicatore importante per cercare di prevedere l’andamento del prezzo del petrolio e soprattutto per individuare quali paesi (seguendo la rotta delle navi) fanno richiesta del petrolio iraniano. Ed è in realtà l’aspetto commerciale dell’analisi dei Big Data del commercio marittimo ad essere quella maggiormente interessante e redditizia. Sapere cosa trasporta una nave, dove è diretta e da dove viene è uno degli indicatori più importanti per prevedere le fluttuazioni del mercato: sapere ad esempio che un paese sta importando grandi quantità di una materia prima può essere utile per individuare un trend di crescita economica in un particolare settore prima ancora che questo si manifesti nei fatti. Riuscire a penetrare con un certo anticipo il “mistero” delle navi da trasporto commerciale potrebbe costituire un vantaggio simile a quello che ha uno speculatore in grado di saper leggere l’andamento del mercato azionario.
 

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