I primi due indagati per l'incidente tra Corato e Andria e il mistero dei fonogrammi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-15

Alle 11 e 20 circa di martedì scorso i capistazione di Andria e Corato si sono scambiati telefonicamente i dati dei treni in transito. Tecnicamente si chiamano fonogrammi, sono brevi messaggi che traducono in stringhe numeriche il traffico ferroviario. Sulla base di queste informazioni, vengono azionati i semafori e i capistazione sventolano le palette. Cosa è successo?

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Ieri è arrivato l’avviso di garanzia ai primi due iscritti nel registro degli indagati per l’incidente tra treni tra Corato e Andria: Vito Piccarreta, 57 anni, il capostazione di Andria e Alessio Porcelli, 63, il capostazione di Corato che «cagionavano il disastro ferroviario determinato dalla collisione dei treni». I pm Simona Merra e Antonio Savasta hanno inviato le notifiche ai difensori ieri chiedendo «massima sollecitudine» e allertando già per stamattina il professor Massimo Introna. Ma il difensore di Porcelli, Massimo Chiusolo anticipa: «Non sappiamo se saremo pronti».

I primi due indagati per l’incidente in Puglia

Intanto si lavora alla ricostruzione della dinamica dell’episodio.  Su quell’unico binario delle Ferrovie di Bari nord, nel tratto Corato-Andria martedì mattina dopo le 11 non c’erano solo i due treni che poi si sono scontrati, ma tre. Sulla linea diretta a Bari viaggiavano due treni, uno dietro l’altro. Il primo è transitato nella stazione di Corato, in ritardo di otto minuti, ed è arrivato regolarmente ad Andria. Qui il capostazione Vito Piccarreta quando l’ha visto arrivare, ha comunicato al collega di Corato il via libera per far ripartire il treno diretto a sud, ma nessuno dei due capistazione si è reso conto che sul binario unico viaggiava un terzo treno diretto a nord. Impossibile per i due macchinisti fare qualsiasi manovra. Lanciati a 100 chilometri all’ora all’uscita di una curva i due convogli si sono schiantati l’uno contro l’altro. Il treno in ritardo e il via libera sbagliato. È questo il punto nevralgico dell’inchiesta sul quale si stanno concentrando gli investigatori. Il capostazione di Andria, Vito Piccarreta, uno dei due indagati (l’altro è Alessio Porcelli capostazione a Corato), avrebbe dovuto consentire la partenza del treno fermo in stazione solo nel momento in cui entrambi i treni provenienti da Corato erano in stazione. Il primo punto da chiarire per la procura è dunque questo: Piccarreta sapeva che i treni in arrivo da Bari erano due? E in ogni caso, come accertato dai video delle telecamere, perché ha dato il via libera al macchinista senza aver visto arrivare il convoglio da Corato? Ma anche Alessio Porcelli dovrà spiegare come mai una volta ricevuta la comunicazione dal collega dell’avvenuta partenza del treno da Andria non abbia immediatamente segnalato che sulla stessa linea c’era il secondo treno partito dalla “sua” stazione, quella di Corato. I due capistazione al momento sono gli unici indagati per disastro ferroviario colposo e omicidio plurimo. Sospesi dal servizio, saranno interrogati nei prossimi giorni. Oggi verranno sottoposti entrambi ad esami tossicologici e istologici per capire le loro condizioni fisiche.

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La dinamica dell’incidente tra treni tra Andria e Corato (Corriere della Sera, 15 luglio 2016)

Tutto per due fonogrammi?

Antonio Castaldo e Virginia Piccolillo sul Corriere della Sera ricostruiscono la tragedia minuto per minuto, concentrando l’attenzione sui fonogrammi che azionano i semafori:

Alle 11 e 20 circa di martedì scorso, i capistazione di Andria e Corato si sono scambiati telefonicamente i dati dei treni in transito. Tecnicamente si chiamano fonogrammi, sono brevi messaggi che traducono in stringhe numeriche il traffico ferroviario. Sulla base di queste informazioni, vengono azionati i semafori e i capistazione sventolano le palette. In quel momento i treni in corsa sulla Barletta-Bari sono tre. C’è l’Et 1016 partito dal capoluogo che è in ritardo e che, emergerebbe dalle prime ricostruzioni, si ferma a Corato poco prima delle 11. E c’è l’Et 1021 partito da Barletta in orario, ma che a sua volta è fermo ad Andria, in attesa di quello che in gergo si chiama «incrocio». Sui binari unici così si smistano le precedenze.
Un convoglio si ferma e fa passare l’altro. Sulla scena compare un terzo treno. Transita da Andria e forse la circostanza crea confusione. Infatti è proprio a questo punto che la paletta del capostazione dà il via libera, spalancando la strada al disastro. «Solo i dati tachigrafici che si otterranno dall’esame della scatola nera ci aiuteranno a capire cos’è successo» spiega Giovanni Conticchio, primo dirigente Polfer di Bari. Le indagini ora proseguono con lo studio dei dispacci, ma anche in altre direzioni. Sono state sequestrate le tabelle dei turni, per verificare i carichi di lavoro e i tabulati telefonici per comprendere se tutti gli input di arrivo e partenza sono stati comunicati correttamente.

Il punto nevralgico dell’indagine, dicono gli inquirenti, è tutto qui: capire se Piccarreta sapeva che i treni in arrivo erano due e, in ogni caso, perché ha dato il via libera al treno non avendo visto arrivare l’altro. Porcelli, dal canto suo, dovrà invece spiegare come mai, una volta ricevuta la comunicazione dal collega dell’avvenuta partenza del treno da Andria, non abbia immediatamente segnalato che sulla linea era ancora presente il ‘suo’ treno, quello partito per secondo da Corato. Ma non c’è solo questo: gli inquirenti sono convinti che quella mattina si siano verificate sulla linea una serie di “anomalie”, forse dei piccoli guasti, forse uno dei treni è tornato indietro come avrebbero riferito alcuni testimoni, forse ancora l’accavallarsi dei convogli potrebbe aver generato confusione nelle comunicazioni, e qualcosa potrebbe esser saltato. Non risulta invece al momento alcuno scambio di treno ad Andria, come hanno sostenuto alcuni parenti delle vittime. Una circostanza che comunque verrà ulteriormente approfondita. Piccarreta e Porcelli sono dunque al momento gli unici nomi finiti nel registro degli indagati. Ma che siano i soli che dovranno rispondere di questa storia è escluso. “Tutti vogliono i veri colpevoli e la richiesta dei familiari delle vittime è legittima – dice non a caso il procuratore Giannella – Noi faremo in modo che tutti coloro che hanno avuto un ruolo in questa vicenda, se lo hanno avuto, vengano perseguiti dalla giustizia”. Il pm non fa nomi ma quel “tutti” significa che l’indagine si allargherà. Anzi, si è già allargata visto che sono già stati avviati gli accertamenti sull’Ustif di Bari, l’Ufficio trasporti a impianti fissi, un organo periferico del Ministero. Gli investigatori della Polfer e della squadra mobile di Bari acquisiranno una serie di documenti e atti presso la struttura, che ha la competenza sui trasporti pubblici che si avvalgono di impianti fissi: tra gli altri, funivie, teleferiche, tranvie metropolitane e, anche, le ferrovie in concessione. L’Ustif si occupa dei collaudi per la messa in esercizio, delle autorizzazioni, dei controlli periodici sulla linea: e gli inquirenti vogliono accertare se sono stati seguiti tutti i regolamenti, se sono state rispettate le norme e se vi siamo in questo ufficio eventuali responsabilità connesse con quanto avvenuto la mattina dell’incidente. Responsabilità che, a breve, gli uomini della Guardia di Finanza andranno a cercare anche in altri uffici: quelli dove si sono fermate le decisioni che avrebbero consentito di finire il raddoppio della linea ed evitare il disastro.

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