Attualità

Virginia Raggi, la parola alla difesa

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-06-23

Marco Lillo sul Fatto analizza le spiegazioni e le giustificazioni della sindaca sull’accusa della procura

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Marco Lillo sul Fatto di oggi analizza le spiegazioni e le giustificazioni date dalla sindaca nell’interrogatorio del febbraio scorso in procura rispetto alle contestazioni dei pubblici ministeri sulle nomine di Salvatore Romeo e Renato Marra, che hanno portato alla fine piazzale Clodio a contestare le accuse di falso e abuso d’ufficio. Il primo elemento è l’ormai famosa chat con Raffaele Marra in cui lei chiede conto dello stipendio del fratello:

Raggi replica nell’interrogato rio: “Non sapevo che Raffaele Marra fosse intervenuto nel procedimento di scelta di Renato Marra e mi lamentai con Raffaele di avermi tenuto all’oscu ro dell’aumento retributivo che il fratello avrebbe goduto, circostanza che Raffaele ben conosceva in considerazione del suo ruolo di capo del Personale. Preciso di avere espressamente comunicato a Raffaele la mia totale contrarietà a che il fratello prendesse anche solo un euro in più”.
Insomma per la Raggi il lamento via chat con Raffaele sull’aumento al fratello non dimostra la sua partecipazione alla nomina ma solo che lui, per lei, era stato scorretto a non dirgli quanto sapeva (lo stipendio del fratello) in quanto era il capo del Personale.

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La chat tra Virginia Raggi e Raffaele Marra (La Stampa, 23 giugno 2017)


Poi c’è “la dichiarazione di Antonio De Santis (delegato al personale del Comune, ndr), dalla quale si evince che la collocazione di Renato Marra presso Meloni (assessore al commercio della giunta Raggi, ndr) era una ragionevole soluzione alla richiesta proveniente anche da Raffaele Marra di nominarlo ai vertici della vigilanza urbana”, cioè un contentino a Raffaele.

Raggi sul punto replica: “De Santis non mi presentò la nomina di Renato Marra in una direzione dell’assessorato di Meloni come una sorta di ‘compensazione’per la sua mancata nomina ai vertici del Corpo della Polizia Locale”. Cioè, Raggi dice: sarà pure vero quel che vi dice De Santis ma a me non lo disse. Poi i pm le squadernano davanti “il brogliaccio, utilizzato per definirei caratteri delle nomine”.

Sempre riguardo De Santis, la procura sostiene che la dichiarazione prova la partecipazione di Marra alla nomina del fratello:

Virginia Raggi sostiene che il brogliaccio non prova nulla: “Avendo totalmente delegato De Santis a questa attività di recepimento delle indicazioni nominative degli assessori dei consiglieri, per quanto a mia conoscenza solo lui avrebbe dovuto espletare tale attività”.

Poi c’è la firma di Marra sulla nomina del fratello. La Raggi replica che quella firma era irrilevante perché era necessaria quella del segretario generale. Infine c’è una mail dell’assessore Meloni in cui si afferma che la nomina al dipartimento del turismo di Renato era un suggerimento di Raggi e Renato Marra:

 Quella mail era inviata per conoscenza a Virginia Raggi che però replica: “La mail di Meloni è stata indirizzata a me per conoscenza e io nemmeno l’ho letta, in quanto è stata utilizzata la casella di posta elettronica istituzionale sulla quale arrivano migliaiadi mail ogni giorno che non leggo io, in quanto a questo servizio è addetto un mio collaboratore, Fabrizio Belfiore.A oggisu detta casella sono presenti circa 15 mila messaggi”.

Leggi sull’argomento: Cosa hanno capito i grillini sulla chiusura delle indagini su Virginia Raggi

 

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