«Vietato scattare foto ai migranti a Pesaro»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-10-16

Se succede qualcosa, chiamate il 112. Luigi Pizzo, prefetto di Pesaro, lo ha scritto in una circolare inviata alle forze di polizia in una città in cui si stanno creando numerose tensioni fra richiedenti asilo e residenti

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Vietato scattare foto ai migranti o ai profughi anche per documentare strani comportamenti. Se succede qualcosa, chiamate il 112. Luigi Pizzo, prefetto di Pesaro, lo ha scritto in una circolare inviata alle forze di polizia in una città in cui si stanno creando numerose tensioni fra richiedenti asilo e residenti. Lo racconta Flavia Amabile sulla Stampa:

È necessario – spiega il prefetto nella circolare – organizzare un maggiore controllo per prevenire e reprimere gli scontri («verbali e fisici», precisa), che si sono verificati negli ultimi giorni tra gli abitanti della città e i migranti dei centri di accoglienza», evitando che i residenti, «privi di qualsiasi legittimazione», si permettano di fotografare i migranti, o di chiedere a quelli visti in foto sui giornali «la loro generalità e provenienza».
Il riferimento è a un’immagine circolata sul web di un profugo che fruga fra la spazzatura. Una foto che al prefetto non è piaciuta perché crea ulteriori conflitti ma anche la circolare ne sta creando. Avrebbe dovuto rimanere segreta, invece è stata pubblicata dal Resto del Carlino, e ha creato solo ulteriore malcontento fra i residenti dei quartieri di Borgo Santa Maria e Pozzo Alto, due quartieri dove si lamenta da mesi la presenza di «troppi profughi». «Io ho il dovere – sottolinea il prefetto – di tutelare l’ordine pubblico, dando disposizioni alle forze di polizia. Se il singolo cittadino nota persone o comportamenti che ritiene possano rappresentare un pericolo per la sicurezza è tenuto a chiamare il 112 o il 113, non a intervenire direttamente, perché non ha la legittimità a farlo».

foto profughi pesaro
La reazione del prefetto è legata alla sua esperienza, era presidente della Commissione straordinaria del comune di Gioia Tauro, in Calabria, all’epoca della rivolta di Rosarno, nel 2010:

«Tutto nacque – ricorda – da un colpo di fucile a pallini esploso contro un immigrato. Un gesto che provocò una reazione collettiva». Proprio quello che vorrebbe evitare. A rendere anche più acuta la divisione, ora sono le forze politiche. Alessio Pagliacci, coordinatore di Forza Italia Giovani delle Marche e Domenico Carbone coordinatore provinciale, hanno assunto le difese dei residenti attaccando il prefetto: «Le tensioni di certo non le creeranno delle foto, ma il fatto che in due piccole centri che non arrivano a contare che un paio di migliaia di residenti si vedano ogni giorno in strada, oltre cento profughi. Comprendiamo e condividiamo le preoccupazioni delle sigle sindacali delle forze dell’ordine – aggiungono -: non si possono utilizzare gli uomini in divisa per reprimere dei cittadini che cercano di denunciare autonomamente situazioni che sempre più spesso si trovano ad osservare nelle nostre strade».

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