Cosa sappiamo della variante indiana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-04-26

Quanti casi di variante indiana ci sono in Italia? Quanto è resistente ai vaccini? È più aggressiva?

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La variante indiana “ci preoccupa come tutte quelle che appaiono nel mondo e di cui sappiamo poco”. E in questo momento “di riaperture e zone gialle dobbiamo avere la massima attenzione e capire tre cose: se è più trasmissibile rispetto al ceppo originale, se è più letale e se resiste ai vaccini”. Ecco cosa si sa al momento

Cosa sappiamo della variante indiana

A parlare della variante indiana all’Adnkronos Salute è Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) e primario di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma. “Il virus ancora non si è stabilizzato e si modifica – sottolinea Andreoni – e può evidentemente far partire nuove varianti. Dobbiamo tracciare e monitorare per individuarlo in anticipo”. La comunità indiana in Italia è molto numerosa, cosa occorre fare per evitare che possano diffondersi focolai locali o d’importazione? “Se queste persone sono state in India recentemente o hanno avuto contatti stretti con persone tornate nelle ultime 2-3 settimane – avverte l’infettivologo – nel caso di sintomi occorre che si sottopongano a un tampone, si segnalino alle Asl o al medico di famiglia”. Sul blocco dei voli dall’India deciso dal ministro della Salute, Roberto Speranza, “ha fatto bene: in questa situazione è una misura necessaria”, osserva Andreoni. Su Repubblica viene spiegata la peculiarità della variante indiana, la doppia mutazione:

«Ha una doppia modifica, in due punti della proteina spike, quella che viene usata dal virus per agganciare le cellule dell’ospite», spiega Fausto Baldanti, virologo del San Matteo di Pavia. «La proteina è composta di vari “mattoncini” cioè amminoacidi, indicati con dei numeri. Nella variante indiana cambia, come nella brasiliana e nella sudafricana, il 484. Poi ha una mutazione anche in un altro punto, il 452». Anche la variante sudafricana, considerata per ora la più temibile, ha due mutazioni sulla spike

Per quanto riguarda la sua diffusione in Italia, la variante indiana è stata individuata per ora in 21 paesi. !03 casi riguardano la Gran Bretagna, mentre l’unico caso italianofino ad oggi era stato scoperto a marzo in Toscana. Poche ore fa il presidente del Veneto Luca Zaia ha fatto sapere che ce ne sono altri due nella sua regione. Non è ancora detto che sia più aggressiva e più resistente al vaccino rispetto al virus originale. Franco Locatelli presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, a ‘Mezz’ora in Più’ su Rai3 ieri spiegava: “Andrei molto cauto” sul fatto che la variante indiana possa bucare i vaccini perché “non ci sono dati che supportino questa tesi” e quindi “non creerei allarmismi”.

 

 

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