L'incendio che ha distrutto la scritta DVX sul Monte Giano

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-08-25

È andata quasi completamente distrutta la colossale scritta realizzata nel 1939 in onore di Benito Mussolini. Il sindaco di Antrodoco, distrutto dal dolore, non rinuncia a prendersela con “gli ipocriti” che camminano sui tombini messi dal fascismo ma che odiano quella scritta. Mentre altrove c’è chi sospetta che ad appiccare le fiamme siano stati gli antifascisti. Ma non è così

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Un incendio sul Monte Giano ha parzialmente distrutto la colossale scritta DVX che campeggia dal 1939 in onore di Benito Mussolini. La scritta fu realizzata dagli allievi della Scuola delle Guardie Forestale di Cittaducale che hanno piantato 20.000 alberi su una superficie di otto ettari. L’incendio, che infuria da martedì deve ancora essere domato ma sembra che le fiamme abbiano distrutto completamente due delle tre lettere della scritta, lasciando quasi del tutto intatta la lettera D.

In fumo una delle eredità del Fascismo

Il Messaggero riferisce che i Carabinieri forestali sono riusciti a risalire alle cause dell’incendio, di origine dolosa, denunciando il responsabile che ha inavvertitamente appiccato il rogo. Si tratterebbe di una persona che “voleva far bollire dei pomodori” ma che ha perso il controllo del fuoco. Se le ipotesi degli inquirenti venissero confermate non si tratterebbe quindi di un atto vandalico volto a rimuovere la memoria di uno dei periodi più bui della storia d’Italia. La gigantesca scritta, situata nel comune di Antrodoco (Rieti), che in certe giornate limpide è visibile fino da Roma campeggia indisturbata da quasi ottant’anni. E nel 2004 è stata anche oggetto di un intervento di restauro finanziato dalla Regione.
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Al contrario di quanto hanno fatto alcuni neofascisti italiani in Slovenia un paio di anni fa cancellando una scritta in omaggio a Tito nessuno ha mai tentato di cancellare il bosco DUX del Monte Giano. Certo, la scritta non piace a molti, soprattutto a coloro che la considerano apologia di fascismo. Ma fortunatamente l’Italia repubblicana è più forte di un bosco che da ottant’anni ricorda l’uomo che ha portato l’Italia in una guerra disastrosa e ha mandato a morire migliaia di compatrioti solo perché ebrei. Quello del monte Giano rappresenta soprattutto un importante patrimonio boschivo, ed in quanto tale i Vigili del Fuoco e i Carabinieri forestali hanno tentato – invano – di domare le fiamme per evitare che venisse distrutto.

Il sindaco in crisi d’identità per la scomparsa della scritta

Per gli abitanti di Antrodoco, alle pendici del monte, la scritta e il bosco invece sono “il frutto del lavoro di tanta gente”, così scrive su Facebook il sindaco Alberto Guerrieri che non rinuncia a prendersela con coloro che – ingrati!1 – vorrebbero cancellare gli ultimi simboli del periodo fascista. Se la montagna e la scritta in sé non sono certo apologia di fascismo quella del sindaco invece – che ricorre alla solita litania delle cose buone fatte dal fascismo (i tombini!!1) – ci si avvicina invece molto di più.
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Il post è stato ripreso anche da Sinistra Cazzate e Libertà che ricorda “un altro pezzetto della nostra storia che se ne va”. E nei commenti sono in molti a sospettare che si tratti di un piano di rimozione organizzato il cui mandante occulto è naturalmente la Presidentessa della Camera Laura Boldrini.
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Scatta subito il paragone con quanto sta avvenendo negli USA, la stessa mano della sinistra buonista che abbatte le statue dei generali confederati ha appiccato le fiamme al Monte Giano. Ovvio.
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Anzi, peggio: chi ha dato alle fiamme la scritta non è diverso dai talebani che in Afghanistan abbattevano a colpi di mortaio le statue dei Budda e – diciamolo – all’ISIS che ha distrtutto Palmira. Peccato però che nessuna “zecca komunista” abbia voluto cancellare quella scritta. Ed è un vero peccato perché quello che è stato perso davvero non è la scritta, ma un bosco che in quanto tale non avrebbe dovuto bruciare. Ed è per questo che i Vigili del Fuoco hanno combattuto contro le fiamme per due giorni, non certo per difendere una scritta. Vedere dei simpatizzanti del Ventennio andare in crisi e gridare al complotto perché un incendio ha distrutto quella scritta è sempre uno spettacolo.

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