Tiziana Cantone: la storia giudiziaria del video e l'indagine per induzione al suicidio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-14

La ragazza aveva iniziato suo calvario è iniziato nel maggio del 2015, quando un video hard, che sarebbe dovuto restare privato, ha iniziato a rimbalzare da una cerchia ristretta di WhatsApp sino alla «ribalta». Il tribunale aveva ingiunto a giornali on line e social network di cancellare tutto, alcuni non lo avevano ancora fatto

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Ieri è stata diffusa la notizia della morte di Tiziana Cantone, che si è tolta la vita impiccandosi con un foulard. La ragazza aveva iniziato suo calvario è iniziato nel maggio del 2015, quando un video hard, che sarebbe dovuto restare privato, ha iniziato a rimbalzare da una cerchia ristretta di WhatsApp sino alla «ribalta» di Facebook e Twitter. In pochissimo tempo è venuto fuori anche un altro video, le immagini sono diventate virali. All’epoca 29enne, nei filmati la ragazza aveva dei rapporti orali con un altro ragazzo e, racconta oggi Il Corriere del Mezzogiorno, lo aveva fatto per una sorta di vendetta nei confronti del fidanzato: aveva poi spedito a cinque persone che conosceva i video. Uno dei cinque li aveva diffusi in rete.

Tiziana Cantone: 

Stella Cervasio su Repubblica racconta che la ragazza, figlia del gestore di un bar, aveva perso il lavoro e non poteva più mostrarsi in pubblico. È stata trovata in uno scantinato con un foulard al collo legato a una panca multiuso da fitness.

L’ha trovata la zia e non ha potuto far altro che chiamare i carabinieri. L’avvocata che seguiva la parte civilistica del processo è sconvolta, aveva esultato giorni fa per aver ottenuto l’accoglimento dal giudice del tribunale di Napoli Nord dell’articolo 700, la procedura d’urgenza che aveva inoltrato per i fatti accaduti tra aprile e maggio 2015. La ragazza, allora ventinovenne, si era fatta riprendere mentre faceva sesso con un coetaneo: altre quattro persone avevano inoltrato i video via smartphone, poi le immagini erano rimbalzate sul web. Lei non si aspettava che la sua vita sarebbe stata cambiata. In poche ore i filmati erano diventati virali sul web, le scene hard erano dappertutto, viste da persone di tutte le età. Qualcuno aveva addirittura insinuato che era una vicenda orchestrata per fare della ragazza una futura diva a luci rosse. E invece Tiziana soffriva: la gente la riconosceva per strada e le rivolgeva epiteti irriguardosi oppure la scherniva.
La civilista ha chiesto la cancellazione delle pagine web, che si riproducevano su social come Facebook, Youtube ma anche su siti scandalistici. Su Fb erano stati aperte pagine con il nome della giovane o con la frase che lei aveva pronunciato, per gioco o per leggerezza. Intanto la vita di Tiziana, una bella ragazza bruna con i capelli lunghi e gli occhi grandi, cambiava e la faceva piombare nell’isolamento. L’impossibilità di condurre un’esistenza normale e l’interruzione di tutti i rapporti sociali l’aveva gettata in uno stato di depressione che non le faceva desiderare altro che di essere dimenticata da tutti. Il processo è in corso, ma intanto il tribunale di Napoli Nord ha emesso in questi giorni il provvedimento d’urgenza per ottenere la cancellazione delle pagine che fanno riferimento alla vicenda, tutte quelle che parlavano anche indirettamente di Tiziana: il giudice del tribunale di Aversa, Monica Marrazzo, aveva riconosciuto la lesione del diritto alla privacy della donna, contestando al social di non aver rimosso il contenuto.

Nei mesi successivi alla vicenda Tiziana Cantone aveva persino lasciato Napoli, rifugiandosi in Toscana con la speranza di poter trovare un minimo di serenità e riprendere in mano le redini della sua vita. Pare che avesse addirittura avviato le pratiche per ottenere dal giudice un cambio di identità. Per cancellare per sempre quel nome che ormai riteneva «macchiato».
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La storia di Tiziana Cantone

Racconta il Corriere che il giudice aveva intimato a due testate giornalistiche online (ilfatto24.it e blitzquotidiano.it) l’immediata rimozione di ogni pagina, testo o foto riconducibili al video. Cosa che però non era ancora avvenuta. Ora la Procura di Napoli Nord ha aperto un fascicolo per induzione al suicidio. Per adesso contro ignoti, ma qualche nome potrebbe essere iscritto presto. Il quotidiano raccoglie anche la testimonianza di un’amica, Teresa Petrosino:

«Non ci conoscevamo da molto — racconta —, però nei mesi scorsi mi aveva confidato di essere davvero distrutta». Teresa parla di Tiziana Cantone come di una ragazza dolce e molto sensibile. «È finita in questo schifo senza poter fare nulla. Quei video hanno cambiato per sempre la sua vita. L’ultima volta che l’ho incontrata mi era sembrato però che stesse un po’ meglio. Mi aveva parlato della sua voglia di gettarsi tutto alle spalle, di chiudere con il passato». Ma quel proposito non è riuscito a portarlo avanti, e Teresa vorrebbe adesso vedere in faccia quelli che hanno insultato la sua amica: «Mi chiedo come si possa essere così feroci, come sia possibile accanirsi contro una ragazza che non ha fatto nulla di male. Quei video sono stati un errore? Ma per favore. Se andassimo a cercare nei cellulari degli stessi che le hanno gettato la croce addosso sono certa che troveremmo molto di peggio. Credo che a vergognarsi dovrebbero essere tutti quelli che hanno riempito il web di insulti e che di nascosto intanto guardavano le immagini».

Mentre il Mattino racconta delle reazioni dei familiari

«Se avete un pezzo di cuore la sciateci in pace, non assediate anche voi questa casa dove una ragazza si è tragicamente tolta la vita». Sul marciapiedi davanti alla villetta alla periferia di Mugnano piangono due amici. Si disperano gli altri familiari, per una vita spezzata e difficile come quella di Tiziana: non aveva avuto un papà vicino a crescerla, guidarla e coccolarla. La mamma, dipendente del Comune di Casalnuovo, piegata dalla vergogna era stata costretta a presentare certificati medici per paura di essere presa di mira sul luogo di lavoro. E lei,Tiziana, decisa a cambiare anche identità, una violenza controse stessa, dopo i milioni di visualizzazioni. L’oblio dopo la gogna. Il Tribunale era pronto ad autorizzarla, lei aveva vinto la battaglia legale: «Cambio nome per liberarmi dal web».
La Giustizia avrebbe voluto salvarla, ordinando la cancellazione del video dalla rete. Aveva vinto questa causa contro i suoi aguzzini. Ma probabilmente già da tempo aveva preso coscienza che il web nulla cancella, nulla dimentica. Suo malgrado era «diventata famosa», come hanno scritto anche ieri sera i siti web e i social che non le stanno risparmiando nulla, neppure da morta: si è infatti scatenata la caccia a immagini e video incriminati. Sit ie social che ieri sera si sono allo stesso modo scatenati, quasi incitando vendetta contro chi è stato all’origine di questo scempio di corpo e mente.«Dove sta quel…».E in rete nessuno trova più pace.

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