Terremoto, una nuova scossa nelle Marche e a Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-25

Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4.5 è avvenuta alle 5:17 con epicentro tra Accumoli, nel Reatino, e Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. Solo dalla mezzanotte se ne sono registrate oltre 60 di magnitudo 2 o superiore: la più forte è stata una di 3.8 all’1:22, con epicentro vicino Accumoli e Cittareale (Rieti)

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Una nuova scossa di terremoto di magnitudo 4.5 è avvenuta alle 5:17 con epicentro tra Accumoli, nel Reatino, e Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno. La scossa è stata chiaramente avvertita dalla popolazione nei territori di Marche e Lazio. Secondo i dati dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a circa 10 km di profondità.
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Solo dalla mezzanotte se ne sono registrate oltre 60 di magnitudo 2 o superiore: la più forte è stata una di 3.8 all’1:22, con epicentro vicino Accumoli e Cittareale (Rieti). Due minuti dopo, una di magnitudo 3.4 si è verificata tra Accumoli e Arquata del Tronto (Ascoli Piceno).

Terremoto, una nuova scossa nelle Marche e a Roma

Intanto gli esperti discutono i dettagli scientifici della scossa di ieri. Osservando la scarsa profondità in cui si è liberata la scossa di ieri alle 3 di notte che ha distrutto Amatrice, Accumoli ed Arquata:

«Tra quattro e sette chilometri appena, e questo ha portato più facilmente l’onda distruttrice ad abbattersi sulla superficie e provocare disastri e crolli» spiega Andrea Tertulliani, primo ricercatore e direttore di sezione dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia Ingv. Se l’ipocentro, cioè il fatidico punto originario, fosse stato più in basso — come in genere era accaduto in passato — il suolo avrebbe attutito l’impatto negativo. Così i sensori sono stati attivati da un impulso che ha raggiunto i 6 gradi della scala Richter, registrando il sisma più potente dopo quello dell’Aquila del 2009 (5.9 gradi della scala Richter).
«Perché si sia manifestato in questo modo è impossibile dirlo. Sono molti i fattori che entrano in gioco nel generare la faglia diffusa su un’estensione di una trentina di chilometri — aggiunge Tertulliani —, un dato che riusciamo a valutare considerando la superficie coperta e le sequenze dei sismi minori dirette verso l’Umbria e succedutisi dopo la scossa principale. Anche per questo sisma la causa principale è sempre la stessa; vale a dire lo scontro fra le due placche che hanno dato origine agli Appennini e alle Alpi».

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Terremoto, la scossa di ieri (Corriere della Sera, 25 agosto 2016)

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