Terremoto: cosa sta succedendo all'Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-10-28

La distribuzione della forza del sisma sia stata più «favorevole» rispetto a quella di due mesi fa. Quanto alla relazione tra i due terremoti, quello di mercoledì, pur avendo dimostrato l’apertura di una nuova faglia, può essere definito come «un nuovo fronte di quello che si è scatenato il 24 agosto»

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Il Corriere della Sera pubblica oggi questa infografica che spiega cosa sta succedendo all’Italia: il fatto che le due scosse di mercoledì non abbiano causato vittime è da attribuire prevalentemente alla migliore qualità degli edifici colpiti rispetto al sisma che, il 24 agosto scorso, ha praticamente cancellato Amatrice: in quel caso, secondo gli esperti, gli effetti sono stati anche superiori alla potenza distruttiva sprigionata dalle scosse. Ipotesi ulteriore è che la distribuzione della forza del sisma sia stata più «favorevole» rispetto a quella di due mesi fa. Quanto alla relazione tra i due terremoti, quello di mercoledì, pur avendo dimostrato l’apertura di una nuova faglia, può essere definito come «un nuovo fronte di quello che si è scatenato il 24 agosto», spiega Massimiliano Cocco dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia

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Terremoto: cosa sta succedendo all’Italia (Corriere della Sera, 28 ottobre 2016)

Il terremoto è stato percepito in gran parte del paese perché l’ipocentro, cioè la profondità di generazione, è di nove chilometri: è stato quindi abbastanza superficiale. Dal punto d’origine l’onda del terremoto si propaga in ogni direzione: questo è il motivo per cui nel caso delle ultime scosse, le vibrazioni innescate hanno raggiunto persino le regioni settentrionali riuscendo a essere avvertite sino a Bolzano. Un elemento a favore di questo lungo viaggio è la poca profondità alla quale il terremoto si è acceso. C’è poi da ricordare che l’Appennino è percorso con frequenza da eventi sismici che per fortuna restano di bassa intensità, come del resto l’intera superficie italiana. Le zone più a rischio sono nell’arco calabro, dalla Lucania verso la Sicilia.
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Un tranquillizzante articolo del Giornale sul destino dell’Italia

Non ci sono infine dubbi sul fatto che i due terremoti siano legati fra loro, ma adesso il compito dei sismologi è capire in che modo. Non è assolutamente facile, considerando quanto sia complesso il sistema di faglie nella zona dell’Appennino. Per questo ieri all’Ingv c’è stata una lunga riunione tecnica. “E’ stata una rassegna di tutto quello che si sta studiando su quest’ultimo terremoto, ma non è ancora stato possibile raggiungere conclusioni chiare”, ha osservato Amato. I dati analizzati oggi saranno presentati domani alla Commissione Grandi Rischi L’incontro operativo di oggi è servito per “comprendere come organizzare i rilievi sul campo, individuare i punti in cui installare nuove stazioni mobili”, ha precisato la direttrice della Struttura Terremoti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) Daniela Pantosti. Le nuove stazioni mobili, le prime delle quali sono già state installate oggi, si aggiungono a quelle attivate in occasione del terremoto del 24 agosto: “adesso l’area da controllare si è estesa verso Nord di una ventina di chilometri, è praticamente raddoppiata – ha detto ancora Pantosti – e i nostri colleghi hanno già cominciato la campagna per fare i rilievi”. Le reti mobili permetteranno di studiare la geometria del sistema faglie, insieme all’aiuto dei satelliti. Le prime immagini rilevate dalla costellazione Cosmo SkyMed, dell’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) sono già arrivate e i tecnici dell’Ingv e dell’Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell’Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Irea-Cnr) sono al lavoro per processarle. “Grazie ai dati dei satelliti potremo avere un modello più raffinato, ha osservato il sismologo massimo Cocco, dell’Ingv. “Al momento – ha aggiunto – abbiamo visto che la rottura della faglia è estesa in direzione Nord, da Norcia verso Visso.

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