Attualità
Il volto di Tashfeen Malik
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-12-05
La donna invece aveva legami con la Moschea Rossa di Islamabad, considerata legata al terrorismo islamico. Secondo quanto riferiscono fonti investigative, Malik ha scritto il messaggio pro-Isis sul social media usando un account con uno pseudonimo dove esprimeva fedeltà ad al-Baghdadi. Il messaggio è stato poi cancellato.
Il 28enne Syed Farok, autore insieme alla moglie, la 27enne pakistana, Tashfeen Malik, della strage di San Bernardino, aveva avuto contatti con almeno due organizzazioni terroristiche all’estero. Tra queste il fronte Jubath al Nusra, ramo di al Qaeda in Siria, rivale di Isis, cui aveva giurato fedeltà, invece, la moglie Malik. Lo riferisce il Los Angeles Times citando fonti investigative, mentre la ABC pubblica una fotografia della donna, l’unica finora mostrata dalle autorità e da considerarsi ufficiale. La donna invece aveva legami con la Moschea Rossa di Islamabad, considerata legata al terrorismo islamico. Secondo quanto riferiscono fonti investigative, Malik ha scritto il messaggio pro-Isis sul social media usando un account con uno pseudonimo dove esprimeva fedelta’ ad al-Baghdadi. Il messaggio è stato poi cancellato. I dettagli su cosa ci fosse scritto non sono stati resi noti e gli investigatori non hanno spiegato come siano arrivati a questa conclusione. Ma – precisano – la coppia potrebbe essere stata “ispirata” dallo Stato islamico, ma non “diretta”, confermando in qualche modo che marito e moglie si erano radicalizzati.
Il volto di Tashfeen Malik
Il capo dell’Fbi, James Comey, ha poi precisato che non appartenevano a nessun gruppo terroristico organizzato o ad alcuna cellula. I due comunque non hanno lasciato alcuna rivendicazione. Hanno invece eliminato l’hard disk dal computer di casa e i loro cellulari nuovi sono stati trovati distrutti. La famiglia di Syed sembra quanto di più lontano dal terrorismo; la madre di Syed lavora alla Kaiser Permanente, la più grande assicurazione sanitaria della California. Il padre, un camionista, era un uomo violento e i coniugi avevano divorziato da tempo. La moglie farmacista. Il fratello dopo gli studi si era arruolato nella Navy. Era stato per anni nel Golfo, imbarcato sulla portaerei Enterprise: addirittura decorato per meriti antiterrorismo. Gli era stata conferita una medaglia per il contributo dato alla «war on terror». Racconta oggi Marco Galluzzo sul Corriere della Sera:
Lo stesso Syed, del resto, sembrava l’incarnazione del sogno americano: figlio di una coppia di immigrati pachistani, si era laureato in California ed era diventato un funzionario pubblico con uno stipendio abbastanza elevato: 70 mila dollari l’anno. Un musulmano integrato nella società Usa che sembrava condividere i valori dell’Occidente e con un hobby americanissimo: riparare auto d’epoca. In realtà, a parte il ruolo che può aver giocato la moglie nel radicalizzarlo, non tutto filava liscio per Syed sul posto di lavoro: diversi colleghi lo prendevano in giro per la barba o perché a volte indossava abiti tradizionali musulmani. Secondo le testimonianze rese, Farook aveva avuto anche discussioni e dispute a sfondo religioso con un suo collega ebreo ortodosso, Nicholas Thalasinos: una delle 14 persone uccise dalla coppia.
Il sospetto degli investigatori è che la radicalizzazione di Syed sia arrivata dopo il matrimonio con Tashfeen. «La donna è molto osservante, gira anche in casa con il volto coperto, i fratelli del marito non vedono mai il suo volto», racconta ancora oggi il Corriere. Mentre i vicini avrebbero avuto sentore che nella casa dei due stava succedendo qualcosa di strano, ma, dicono, non hanno denunciato per paura di apparire razzisti. In ogni caso si parlava di urla e litigi: tutto molto lontano da una strage in un centro sanitario per disabili. Farook viene descritto dalla famiglia come un individuo isolato con alcuni amici, mentre Malik come una casalinga “pacata e premurosa”. “Era molto conservatrice. Non guidava e non interagiva con i membri maschi della famiglia e indossava un burqa”, ha detto l’avvocato Chesley aggiungendo che “la famiglia era consapevole del fatto che Farook possedeva due pistole e di recente i colleghi lo avevano preso in giro per la barba”.
Il terrore in casa
Secondo quanto scritto da Amaq agency, l’agenzia stampa collegata ai jihadisti dello Stato islamico (Isis), l’attentato di San Bernardino è stato condotto da due sostenitori dell’Isis. La notizia è stata confermata da Site, il sito che monitora le attività online dell’estremismo jihadista guidato da Rita Kats. “Due sostenitori dello Stato islamico hanno attaccato il centro nella città di San Bernardino in California”. Il comunicato tuttavia non sostiene che Isis sia stato il mandante dell’attentato condotto da Syed Rizwan Farook e dalla moglie Tashfeen Malik. Intanto fonti della polizia citate da alcuni media americani sostengono che i due potrebbero essersi auto-radicalizzati e ancora che la moglie potrebbe aver giocato un ruolo importante nella radicalizzazione di Farook. Di certo la strage di San Bernardino rende ancora più consapevoli gli Stati Uniti del pericolo terrorismo. Nell’occasione non c’è un’intelligence da colpevolizzare o una polizia da richiamare per aver lasciato andare i sospetti, come è accaduto dopo gli attentati di Parigi: chi ha colpito era un insospettabile. Anzi: da un certo punto di vista la strage di San Bernardino costringe a ricredersi chi pensava che il benessere fosse un antidoto al terrorismo: 70mila dollari l’anno sono un buono stipendio negli Stati Uniti, per una famiglia con un figlio di sei mesi da allevare. Eppure tutto questo non ha fermato Tashfeen e Malik dalla decisione di fare una strage inutile. Di colleghi che non erano il simbolo di alcunché. Il terrore adesso può essere dappertutto.