Le superiori riaprono davvero il 7 gennaio?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-12-16

“Credo che una decisione di serrare le fila dovrà essere presa, anche perché ci proiettiamo verso il 7 gennaio che è una data importante perché i ragazzi dovrebbero tornare a scuola”, ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico. Ma davvero il 7 gennaio le superiori ritornano in presenza?

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“Credo che una decisione di serrare le fila dovrà essere presa, anche perché ci proiettiamo verso il 7 gennaio che è una data importante perché i ragazzi dovrebbero tornare a scuola”. Lo ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, intervistato a ‘Cartabianca’ su Rai tre, riferendosi alle misure da prendere per le festività di fine anno”. Ma davvero il 7 gennaio le superiori ritornano in presenza?

Le scuole riaprono il 7 gennaio?

Miozzo ha spiegato: “Dieci milioni di persone che si muovono sono un rischio potenziale –  riferendosi agli spostamenti legati al ritorno a scuola – ma non possiamo pensare di tenere i nostri ragazzi ancora a casa fino alla fine dell’anno scolastico. Bisogna lavorare, il governo sta lavorando, le prefetture stanno lavorando, per dare risposte. Il problema è che i ragazzi tornano a scuola solo se ci sono le condizioni di sicurezza”. Eppure  emerge qualche preoccupazione nella maggioranza anche per la riapertura delle scuole il 7 gennaio: il timore è che i dati epidemiologici possano consigliare un ritorno in classe degli studenti delle superiori più graduale di quanto immaginato e anche su questo ci si dovrebbe confrontare nei prossimi giorni. Spiega il Messaggero:

 

La sorte delle scuole superiori, che secondo i piani di Conte e della ministra Lucia Azzolina, dovrebbero riprendere il 7 gennaio con la didattica in presenza per almeno il 75% degli studenti, verrà decisa più avanti. Ma appare già segnata. Giovanni Rezza, braccio destro di Speranza, ritiene che «sia ancora presto per dire se potremo riaprire le scuole». Spiegazione: «Dobbiamo tenere bassa la circolazione virale. Ma purtroppo, nonostante abbiamo avuto dei successi, l’incidenza dei nuovi casi è ancora elevata. Questo è il punto cruciale: finché non abbassiamo di molto l’incidenza, èdifficile parlarediripresacompleta di tutte le attività». Al Cts confermano: «Di questo passo il ritorno a scuola è un’impresa dura». Del resto la stessa ministra Azzolina dice che si «deciderà a fine anno», i governatori regionali sono contrari e tra i presidi montano i dubbi. Intanto arranca il lavoro dei prefetti per lo scaglionamento degli orari di ingresso a scuola e per avere più mezzi di trasporto pubblico.

Il rischio che la ministra Lucia Azzolina non vuole correre è quello di far tornare i ragazzi delle superiori in classe per poi essere costretta a fare retromarcia dopo poco tempo con il ritorno alla didattica a distanza, come scrive il Corriere:

E ancora più che il timore che il 7 gennaio non sia la data vera di riapertura delle scuole superiori dopo due mesi di didatticaadistanza, al ministero lo scenario da incubo è quello di un ritorno in classe a gennaio seguito da una rapida marcia indietro: e questo—lo sa bene anche Azzolina — né lei né il governo se lo possono permettere, sarebbe una vera sconfitta. «Un rischio purtroppo concreto» secondo gli addetti ai lavori, come ha spiegato il preside del Volta di Milano Domenico Squillace: a metà gennaio «si pagheranno» gli effetti degli incontri natalizi e, se i contatti risalgono, «le prime a chiudere saranno le scuole: un rischio che si eviterebbe tornando in presenza a febbraio». Del resto, più che il numero di contagi nelle scuole — sull’incidenza dei quali nel numero totale di malati Covid si discuterà ancora per molto — quello che rende complicata la riapertura delle superiori è il tracciamento: per ogni studenteoprofessore che si infetta è necessaria almeno una trentina di tamponi ai loro contatti e le Asl non riescono a reggere. «Per riaprire—dice Pierluigi Nigri, vicepresidente dei pediatri —ènecessario che ci sia in ogni Comune un centro per fareitamponi a studenti e insegnanti».

Il sindacato datoriale Unsic ha promosso una petizione (http://chng.it/tPQJq5j62J) per prolungare la didattica a distanza nelle scuole superiori anche dopo il 7 gennaio 2021, iniziativa che ha già raccolto tremila adesioni in pochi giorni.

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