«Stuprata da un senegalese, mi chiesero di tacere»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-25

Il Secolo XIX e la denuncia di una No Borders lombarda: «Gli altri mi hanno convinta a tacere. Hanno detto che avrei delegittimato le lotte dei No Border. Alla fine sono rimasta lì. Mi trovavo bene e comunque ho avuto l’impressione di non essere creduta»

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Succede a Ventimiglia, dove tanti al confine cercano di uscire dall’Italia e i No Borders manifestano per la libertà di movimento. Qui, secondo il racconto di una giovane italiana accampata con gli antagonisti, un mese fa un migrante senegalese l’ha aggredita e violentata. Un episodio sul quale la polizia indaga e che rischia di far deflagrare una convivenza sempre più difficile con la popolazione.

«Stuprata da un senegalese, mi chiesero di tacere»

Il presidio dei No Borders a Ventimiglia nasce per «ospitare soggettività ed individualità diverse provenienti da realtà ed esperienze differenti, accomunate dal desiderio di opporsi fortemente alle logiche di potere discriminatorie per rivendicare il diritto alla mobilità, non solo per i migranti, ma per tutti quelli che quotidianamente vedono minacciata o limitata la propria libertà». Qui, secondo l’articolo a firma di Marco Menduni, sarebbe successo tutto:

Dopo le prime settimane della protesta,dopo i generosi slanci di generosità di chi dall’Italia e dalla Francia ha portato ai migranti vestiti, cibo, acqua e assistenza, con l’arrivo dei No Borders la situazione è cambiata. L’iniziale spinta di solidarietà per i migranti bloccati tra l’incudine e il martello si è trasformata in un’onda di disagio e protesta. Cortei, blocchi stradali e manifestazioni non autorizzate, hanno avuto ben poca eco sui media. Hanno invece colpito chi lavora, i frontalieri, le mamme che lavorano a Mentone («devo prendere i miei bambini a scuola e questi hanno bloccato tutto»,grida una madre sul social network), i commercianti che fanno affari con i clienti di oltreconfine.
A far deflagrare una situazione elettrica arriva ora l’episodio più inquietante. La giovane donna lombarda, accampata da un mese e mezzo nella pineta con la sua tenda, ha denunciato alla polizia: «Sono stata violentata da un migrante, un senegalese. Ero entrata nella doccia allestita sotto la ferrovia,è entrato,mi ha zittito e poi ha approfittato di me per un’ora». Gli agenti non hanno nascosto le loro perplessità. Com’è possibile che nessuno abbia sentito le sue invocazioni così a lungo? Lei è stata precisa: «C’era una festa, la musica era alta, nessuno sentiva le mie richieste di aiuto».Cos’è accaduto dopo?«Gli altri ragazzi hanno scacciato quel giovane, ma mi hanno chiesto di tacere per evitare ripercussioni sugli altri stranieri». E perché la denuncia dopo un mese dall’episodio? «Gli altri mi hanno convinta a tacere. Hanno detto che avrei delegittimato le lotte dei No Border. Alla fine sono rimasta lì. Mi trovavo bene e comunque ho avuto l’impressione di non essere creduta». Dall’altra notte la caccia allo stupratore è partita. Rischiano anche sei No Borders: per loro potrebbe scattare una denuncia per favoreggiamento.

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Secondo quanto riportato dai quotidiani La Stampa e Il Secolo XIX, la donna avrebbe denunciato l’accaduto a distanza di un mese spiegando alla polizia di avere taciuto prima perché convinta da alcuni attivisti a evitare scandali per non danneggiare gli altri migranti. Ha spiegato che la sera della violenza, un sabato in cui era in corso una festa, ha gridato, ma nessuno l’ha sentita, per il volume alto della musica.

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