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Sara Bosco, l'indagine per omicidio

neXtQuotidiano 15/06/2016

Quando le forze dell’ordine sono intervenute, Sara era adagiata seminuda su una vecchia lettiga arrugginita, negli spazi ridotti a discarica del Forlanini. Come se, nel fantasma del vecchio padiglione, si fosse svolto un incontro erotico. È così, e non era il primo

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Sara Bosco è morta nel seminterrato dell’ospedale Forlanini di Roma per una overdose di eroina: è stata trovata senza vita il 9 giugno.  Il pusher che le ha venduto la dose sarebbe stato presente quando la 16enne si è sentita male ed è scappato anziché soccorrerla. Le aveva dato una dose «intera» pur sapendo che lei era «pulita» da un mese. Per questo oggi c’è un’indagine per omicidio e lo spacciatore è accusato di omicidio volontario. Ma c’è di più, racconta oggi il Corriere della Sera:

Quando le forze dell’ordine sono intervenute, Sara era adagiata seminuda su una vecchia lettiga arrugginita, negli spazi ridotti a discarica del Forlanini. Come se, nel fantasma del vecchio padiglione, si fosse svolto un incontro erotico. È così, e non era il primo. È emerso cosi che la sedicenne andava a letto con il pusher per pagargli le dosi, non avendo soldi. La faccenda andava avanti da un po’ e la madre, sempre secondo la ricostruzione investigativa, ne era consapevole.
A questo punto però cambiano anche le ipotesi di accusa. E infatti il pubblico ministero Antonino Di Maio che da ieri indaga per omicidio volontario lo spacciatore, ipotizza anche lo sfruttamento della prostituzione minorile. Non è tutto ovviamente. A 16 anni, un genitore consapevole, è chiamato automaticamente in causa. E quindi la mamma della ragazza, Katia Neri, potrebbe essere iscritta a sua volta sul registro degli indagati con l’accusa di aver concorso allo sfruttamento del corpo della figlia.

sara bosco indagine omicidio 1

La donna che vive a Santa Severa con il compagno e un altro figlio adolescente era stata ascoltata come persona informata sui fatti nei giorni scorsi. Nel suo verbale c’è la ricostruzione di una storia complicata di disagio e trascorsi pesanti. Altri familiari tossicodipendenti, una vita di dipendenza e disastri affettivi. Con gli agenti la Neri ha parlato del «Piccolo Carro» di Ospedalicchio a Perugia, una comunità terapeutica in cui si era rifugiata la figlia Sara, per disintossicarsi. E da cui poi sarebbe scappata per arrivare in quella specie di terra di nessuno sotto i padiglioni del Forlanini. Sui quotidiani contatti telefonici con la figlia, però, la Neri era apparsa reticente. Salvo ammettere che in una delle ultime volte che si erano sentite, la ragazza le aveva ripetuto: «Voglio tornare a casa, vieni a prendermi».

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