Pietro Vittorelli: l'abate che comprava ecstasy indagato per i soldi dell'otto per mille

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-12

Accusato di appropriazione indebita e riciclaggio. Sotto la lente i suoi viaggi a Londra e Rio de Janeiro. E le spese sulla carta di credito: fino a 34mila euro in un mese. Hotel, champagne, ostriche e cene da 700 euro nelle carte dell’inchiesta

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Monsignor Pietro Vittorelli, abate di Montecassino fino al 2013, è al centro di un’inchiesta che riguarda i fondi dell’8 per mille. Secondo l’accusa si sarebbe appropriato di 500 mila euro e li avrebbe riciclati per fini personali con la collaborazione del fratello. Appropriazione indebita è il reato che contestano a lui e a Massimo, insieme al riciclaggio: Vittorelli ha quattro appartamenti a Roma e a San Vittore del Lazio e due magazzini, probabilmente provento dell’attività illecita.

Pietro Vittorelli: l’abate che comprava ecstasy 

Ma nell’inchiesta, se possibile, esce qualcosa di peggio: la passione sfrenata del vescovo per la bella vita con viaggi all’estero con preferenza per il Brasile, cene in ristoranti di lusso, soggiorni da migliaia di euro a Londra e Milano. E uso di ecstasy, tanto da essere segnalato al prefetto nel 2010.

Sono le indagini affidate al Nucleo valutario della Guardia di Finanza a scoprire il percorso dei soldi dopo una serie di segnalazioni sospette provenienti dagli istituti di credito. E accertano come la prima movimentazione risalga addirittura al 27 novembre 2008 quando vengono prelevati «dal conto Ior 16427-003 intestato all’Abbazia 141mila euro». Accade di nuovo 5 anni dopo, il 12 marzo 2013, ma questa volta il prelevamento è in contanti: 202mila euro. Passano due mesi e c’è un ulteriore trasferimento di denaro in due tranches dal conto corrente 1035923 intestato alla diocesi di Montecassino al conto di Vittorelli aperto presso la filiale di zona del Monte dei Paschi dal quale vengono poi prelevati. Sono complessivamente 202mila e 500 euro.
A scorrere la lista dei vari trasferimenti sembra evidente la volontà di svuotare la cassa della Diocesi. Il primo giugno 2013 il vescovo effettua infatti un nuovo prelevamento in contanti di 44mila 500 euro mentre pochi giorni dopo versa su un conto di Banca Sella, cointestato con il fratello, 164mila 900 euro. E lo fa, come sottolinea il giudice Virna Passamonti nel decreto di sequestro, «con l’aggravante di aver abusato del proprio ufficio e di aver cagionato un danno patrimoniale di rilevante entità sottraendo ingenti risorse finanziarie al loro impiego fisiologico di aiuto e l’assistenza ai bisognosi e realizzazione di opere e attività caritatevoli».

Il prelato aveva le mani bucate: la sua carta di credito documenta come fosse riuscito a spendere in un mese l’incredibile cifra di 34mila euro. E racconta di viaggi a Rio de Janeiro o nel Regno Unito. Per un soggiorno in un hotel di Londra aveva speso 7mila euro, 2mila al Principe di Savoia di Milano. E poi cene nella capitale inglese da 700 euro, nottate trascorse con ostriche e champagne anche per soddisfare i desideri dei suoi amici.

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Uno dei passaggi nelle pagine del decreto di sequestro a carico di Pietro Vittorelli (Corriere della Sera, 12 novembre 2015)

 

Indagato per i soldi dell’otto per mille

Vittorelli si è dimesso dalla carica di abate di Montecassino quando venne colpito da un ictus. Una testimonianza pubblicata su un sito di gossip si dilunga nei dettagli della vita privata di Dom Vittorini, al quale è attribuito anche l’acquisto di piccoli quantitativi di stupefacenti che però non è oggetto di inchiesta. Ora l’abate emerito è a Londra, a quanto pare anche suo fratello Massimo. L’indagine è stata condotta dalla procura di Roma. Per i magistrati romani, l’ex abate di Montecassino – che vive a Roma e che lo scorso settembre, dopo lunga assenza, era ricomparso in pubblico nel Frusinate in occasione della convention di Forza Italia al Palazzo della Fonte a Fiuggi, con tutti i big azzurri e del centrodestra – si sarebbe indebitamente appropriato di risorse destinate a finalità di culto e a opere caritatevoli. Secondo l’accusa, le somme sottratte sarebbero state riciclate in varie tranche, dopo essere transitate su conti correnti gestiti dal fratello, intermediario finanziario, prima di tornare, sempre stando alle indagini, nella disponibilità di Dom Pietro Vittorelli, che aveva accesso illimitato ai conti dell’Abbazia di Montecassino. Il sequestro dei beni “per equivalente” è scattato nelle prime ore di ieri mattina e la notizia ha avuto subito vasta eco, con numerosi commenti, spesso taglienti, anche sui Social. Sul “sacro colle”, invece, la vicenda del sequestro all’ex abate Vittorelli (già membro del comitato provinciale di bioetica dell’Asl di Frosinone e oggi abate emerito di Montecassino) non ha ancora provocato reazioni: per il momento la comunità monastica resta in silenzio. L’attuale abate, Dom Donato Ogliari (nominato alla guida dell’Abbazia, al posto di Dom Vittorelli dopo un periodo di reggenza, il 23 ottobre 2014 da papa Francesco), in queste ore è a Firenze e, fanno sapere i suoi più stretti collaboratori, non rilascia dichiarazioni. Intanto ieri il Vaticano ha indagato i due giornalisti del Vatileaks per fuga di notizie. Chissà se metterà sotto accusa anche i magistrati che indagano su Vigorelli. Per lesa maestà, magari.

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