Un piano del governo per lavoro e alloggio a 75mila rifugiati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-27

il primo «Piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale». Gli obiettivi: «Promuovere la convivenza con gli italiani», «concorrere al raggiungimento dell’autonomia personale dei destinatari del Piano», «ottimizzare le risorse economiche per evitare la duplicazione degli interventi»

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Il ministro dell’Interno Marco Minniti ha presentato il primo «Piano nazionale integrazione per i titolari di protezione internazionale». Gli obiettivi: «Promuovere la convivenza con gli italiani», «concorrere al raggiungimento dell’autonomia personale dei destinatari del Piano», «ottimizzare le risorse economiche per evitare la duplicazione degli interventi». Al momento coinvolge 74.853 stranieri, obbligati a sottoscrivere una serie di impegni e in cambio, dopo il riconoscimento dello status di rifugiato, potranno accedere alle graduatorie per ottenere la casa e il lavoro. Dall’Ue arriveranno 100 milioni di euro, gli altri soldi saranno presi da quei finanziamenti europei destinati esclusivamente all’assistenza e all’accoglienza deglistranieri.

Un piano del governo per lavoro e alloggio a 75mila rifugiati

Spiega oggi il Corriere della Sera che è previsto un test iniziale che aiuti a definire il livello e la metodica d’insegnamento più adatta e iniziative di supporto specifico per gli analfabeti. I minori avranno naturalmente l ’obbligo scolastico e per gli adulti è previsto «il riconoscimento dei titoli e delle qualifiche acquisiti nel Paese di origine» e dunque si è deciso di «uniformare le procedure per il riconoscimento e la valorizzazione dei titoli e delle qualificazioni pregresse, standardizzando metodi di valutazione alternativi in caso d’irreperibilità dei documenti ufficiali».

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I migranti sbarcati in Italia (Corriere della Sera, 27 settembre 2017)

Gli obiettivi in materia di impiego sono due: «Creare un’offerta formativa per accedere alle politiche attive del lavoro sin dalla minore età», ma anche «promuovere strumenti quali il tirocinio di formazione e orientamento e l ’apprendistato, con una particolare attenzione alle categorie vulnerabili e alle donne». È pianificato il sostegno alla creazione d’impresa, all’autoimpiego (poiché i titolari di protezione riscontrano difficoltà di accesso al credito per l’impossibilità di fornire adeguate garanzie)e al concreto inserimento nel settore lavorativo». Per quanto riguarda gli alloggi sarà esteso «l’accesso alle possibili soluzioni abitative, rendendo territorialmente omogenea l’erogazione di servizi» e si «creeranno le condizioni perché i piani per l’emergenza abitativa regionali o locali prevedano percorsi di accompagnamento per i titolari di protezione in uscita dall’accoglienza, verificando anche la possibilità di includerli negli interventi di edilizia popolare e di sostegno alla locazione». Nelle ultime fasi dell’accoglienza si devono «favorire iniziative di coabitazione: affitti condivisi e i condomini solidali».

Alloggi, sanità e scuola nel piano rifugiati

Finora l’attività di integrazione era affidata alla gestione di Regioni ed Enti locali, che poco sembrano aver fatto. Ora sono previste linee guida generali che hanno l’obiettivo di portare sempre di più verso un sistema di accoglienza Sprar, quindi fuori dalle soluzioni improvvisate. Un modo per tentare di evitare la ripetizione degli errori passati, quelli che hanno generato le cooperative e i centri di accoglienza finiti nell’inchiesta di Mafia Capitale.

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Il piano profughi (Il Messaggero, 27 settembre 2017)

Il documento, però,mira a prevenire i fenomeni di radicalizzazione puntando a costituire «uno strumento di attaccamento e responsabilizzazione nei confronti del territorio».

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