Attualità
Perché Virginia Raggi rischia un avviso di garanzia per l'ANAC
Alessandro D'Amato 22/12/2016
La delibera dell’Autorità Anticorruzione che boccia la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a responsabile del Turismo in Campidoglio rischia di far arrivare un’altra indagine sulla sindaca. Che si è praticamente messa in difficoltà da sola assumendosi la responsabilità di tutto in un documento ufficiale
La delibera dell’Autorità Anticorruzione che boccia la nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a responsabile del Turismo in Campidoglio rischia di far arrivare un’altra indagine tra capo e collo di Virginia Raggi dopo quella sulle nomine dell’epoca di Carla Raineri. L’ANAC ha infatti deciso di trasmettere il provvedimento alla procura di Roma e alla Corte dei Conti: questo passo prelude all’iscrizione nel registro degli indagati e alla richiesta di risarcimento del danno erariale.
Perché Virginia Raggi rischia un avviso di garanzia per l’ANAC
L’ANAC nel dichiarare illegittima la nomina di Marra l’ha indicata come viziata da conflitto di interesse – e fin qui, c’erano pochi dubbi – ma soprattutto ha accusato la sindaca di aver tentato di coprire «uno dei 23mila dipendenti del Campidoglio», come lei stessa ha definito il dirigente che ha nominato prima vicecapo di gabinetto e poi responsabile del personale in Campidoglio. Scrive infatti l’Anac: «La dichiarazione della Raggi secondo cui il ruolo di Raffaele Marra sarebbe stato solo di “pedissequa esecuzione” delle determinazioni da lei assunte deve essere interpretata come piena rivendicazione della responsabilità personale, politica e amministrativa dell’adozione dell’atto di nomina. Sotto questo profilo, però, essa non vale ad escludere che l’organo politico si sia avvalso della collaborazione, anche solo ai meri fini istruttori, di funzionari del Comune». In particolare proprio di quel Raffaele Marra, capo del personale, «che, come riferito dalla sindaca nella relazione del responsabile prevenzione corruzione e trasparenza, ha raccolto tutta la documentazione, predisponendo l’atto per la firma della sindaca e lo ha controfirmato». Di qui, la conclusione. «Si deve ritenere che l’atto di nomina adottato dalla sindaca sia stato accompagnato da una attività istruttoria, svolta in particolare dall’ufficio organizzazione e risorse umane di Roma capitale diretto dal funzionario Raffaele Marra in posizione di conflitto di interessi».
E l’autorità successivamente è ancora più esplicita: «Non spetta a questa Autorità valutare quali fossero, in concreto, i rapporti tra la sindaca e il dottor Marra, in particolare quale fosse la capacità di quest’ultimo di influenzare sostanzialmente le decisioni dell’organo politico, ma sul punto elementi potrebbero essere ricavati dall’integrazione fornita dai denuncianti nonché dall’ordinanza di custodia cautelare, ritualmente acquisita dall’Autorità, relativa al procedimento penale contro lo stesso Raffaele Marra».
L’atto di accusa su Raffaele Marra
Anche perché «l’obbligo di astensione, dunque, non ammette deroghe ed opera per il solo fatto che il dipendente pubblico risulti portatore di interessi personali che lo pongano in conflitto con quello generale affidato all’amministrazione di appartenenza». La parola passa adesso agli organi disciplinari e soprattutto alla magistratura ordinaria. Ma non è tutto. Secondo quanto si apprende, il Campidoglio ha dato mandato al segretario generale di esaminare con la massima tempestività il parere rilasciato oggi dall’Anac ed individuare le azioni più idonee da intraprendere “per la piena tutela dell’interesse pubblico”. Sotto i riflettori potrebbe finire anche la rotazione dei dirigenti che ha portato il fratello di Raffaele Marra alla direzione turismo. Che magari potrebbe essere revocata in una qualche forma di autotutela, come è già accaduto. E questo non potrebbe che essere l’ennesima prova dell’inadeguatezza di chi oggi dirige il Campidoglio: per settimane si viene avvertiti dei possibili rischi connessi alla nomina e ciò nonostante si va avanti. Subito dopo, di fronte all’istruttoria dell’ANAC, si continua a dire che è tutto a posto. Adesso parte il dietrofront, quando l’indagine è partita. Ma è questo il modo?
Questa storia nasce quando la Direr (la federazione di dirigenti e quadri del Lazio) ha deciso di presentare un esposto all’Anticorruzione lo scorso 15 novembre:
Un durissimo j’accuse, suddiviso in due capitoli, che il sindacato dei funzionari chiede al presidente Cantone di accertare, adottando i provvedimenti conseguenti e provvedendo, nel caso le contestazioni risultassero fondate, a comunicarlo alla magistratura. Il primo riguarda la “promozione” di Renato Marra da comandante di gruppo dei vigili al vertice di un dipartimento capitolino, con relativo avanzamento di carriera e 20mila euro in più di stipendio. Avvenuta grazie a due provvedimenti distinti: la procedura di interpello sulla rotazione dei capi degli uffici comunali e la successiva ordinanza sindacale di nomina, una firmata e l’altra co-firmata dal fratello Raffaele.
Il quale, a giudizio della Direr, avrebbe invece dovuto astenersi per evitare il conflitto d’interessi previsto dal Codice di comportamento dei dirigenti pubblici, che vieta ai dipendenti di assumere «decisioni o attività che possano coinvolgere interessi propri, ovvero di suoi parenti, affini entro il secondo grado». Come i fratelli, appunto. In sostanza Raffaele Marra avrebbe compromesso l’imparzialità dell’amministrazione comunale sia per non aver segnalato al locale responsabile dell’anticorruzione il suo legame di sangue con uno degli aspiranti alla dirigenza, sia per aver gestito la selezione a cui il congiunto Renato ha partecipato.
Una doppia violazione del Codice che, insisteva il sindacato, «integra comportamenti contrari ai doveri d’ufficio» e dunque meriterebbe un’azione di «responsabilità disciplinare». Ma a creare più d’un problema alla Raggi è il secondo motivo di doglianza rappresentato all’Anac. Ovvero, le «anomalie relative all’inquadramento del dott. Raffaele Marra nei ruoli della dirigenza del Comune di Roma». Sufficienti, secondo Direr, a invalidare il suo attuale incarico. Marra infatti, ricostruisce l’esposto, è diventato dirigente a maggio 2006 vincendo con Alemanno ministro un concorso al Centro ricerche e sperimentazioni in agricoltura. Ebbene il capo del Personale capitolino non solo avrebbe preso servizio prima della pubblicazione della graduatoria, ma sarebbe stato subito trasferito all’Unire con procedura di mobilità interna (per poi sbarcare in Campidoglio, nel 2008, con lo stesso meccanismo). Un passaggio — denuncia Direr — avvenuto senza aver compiuto il periodo di prova presso il Cra previsto per legge e senza che la mobilità interna fosse preceduta da uno specifico bando o avviso pubblico.
Così la sindaca si è messa nei guai con l’ANAC
C’è anche da sottolineare che la sindaca si è messa nei guai con l’ANAC da sola. Sulla vicenda dell’incarico affidato a Renato Marra, fratello di Raffaele Marra, capo del personale del Comune di Roma, Virginia Raggia ha dichiarato di aver compiuto da sola, in totale autonomia, l’istruttoria sul conferimento degli incarichi dirigenziali. Ma nell’ordinanza con cui è stato conferito l’incarico si fa esplicito riferimento alla “istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente”. Questa è la “contraddizione” relativa al comportamento e alle dichiarazioni del sindaco, rilevata nella delibera. Questo perché in una relazione inviata all’ANAC dalla stessa sindaca al momento di chiedere se fosse regolare la nomina a responsabile del Turismo la Raggi ha specificato di aver avviato una «procedura non comparativa». Ma si tratta di un iter non previsto quando esiste la possibilità di incorrere nel conflitto di interessi, come in questo caso. Spiegava tutto qualche giorno fa Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera:
Il dossier inviato all’Anac ricostruisce la vicenda relativa a Renato Marra, specificando che la nuova amministrazione comunale per rinnovare tutti gli incarichi di vertice «ha svolto, per la prima volta nella storia dell’Ente, procedura di pubblico interpello rivolta a tutti i dirigenti di ruolo». In questo caso bisogna dunque valutare le richieste e i curriculum, privilegiando chi ha i requisiti per svolgere il lavoro richiesto. E al momento sembra escluso che questo sia accaduto per Renato Marra, visto che non aveva mai avuto esperienze specifiche nel settore del Turismo avendo ricoperto fino a quel momento la carica di vicecapo della polizia locale.
Raggi ha specificato di essere stata lei a decidere in piena autonomia: nel tentativo di «salvare» Raffaele Marra dal conflitto di interessi ha in realtà aggravato la propria posizione ammettendo di non aver fatto la «procedura comparativa» e dunque ammettendo di aver scelto direttamente lui. È la stessa Raggi ad evidenziare nel dossier come il 15 novembre 2016 Raffaele Marra abbia comunicato non solo la presenza del fratello Renato tra i dirigenti del Campidoglio, ma anche quella della sorella Francesca che lavora come funzionaria. Nella relazione non ci sono dettagli sulla data di assunzione né sulle mansioni svolte ma è possibile che questo diventerà oggetto di verifica proprio per chi indaga sulle nomine e sul potere che Marra esercitava al Comune di Roma. Anche per scoprire le modalità di entrata in servizio della donna e se possa essere stato proprio il potente fratello a far sì che ottenesse il contratto alle dipendenze del Comune di Roma.
Insomma Virginia si sarebbe messa nei guai anche con l’ANAC per salvare “uno dei ventitremila dipendenti del Campidoglio”, come ha illustrato nel monologo a mezzo conferenza stampa approntato venerdì dopo l’arresto del suo fedelissimo e braccio destro.