Perché sì: le inutili proteste contro la pagina Facebook che ha cambiato nome

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-18

Quanto vale dal punto di vista elettorale un “mi piace” su Facebook? Sostanzialmente nulla, ma ciò non toglie che molti utenti si siano indignati perché si sono trovati a favore del Sì al referendum “a loro insaputa”. Ma è solo il solito vecchio trucchetto da campagna elettorale.

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Come se non bastasse la storia degli hacker russi che vogliono hackerare il referendum costituzionale del 4 dicembre o la storia della Struttura del MoVimento che utilizza account Twitter per attaccare e diffamare il Governo ecco che di nuovo la realtà virtuale dei social network si insinua nelle pieghe della realtà della battaglia per la conquista dell’ultimo voto utile per far pendere l’ago della bilancia a favore di questo o quel risultato. Perché a quanto pare è evidente che il referendum si vincerà o si perderà proprio grazie alla Rete, anzi grazie a Facebook, non vorremo mica essere da meno degli americani no?

Da “Corrado Augias” a “Perché Sì”

La storia è questa: c’era una volta una pagina che, come ha scoperto Valigia Blu, si chiamava “Corrado Augias”. Non era la pagina ufficiale del giornalista e conduttore televisivo ma una semplice pagina fan. La pagina a quanto pare era inattiva da tempo – perché ok che Corrado Augias può essere interessante ma non ha certo l’appeal e il carisma di un Alberto Angela – e qualche tempo fa ha cambiato nome in “Corrado Augias Perché Sì” (Augias è a favore del Sì al referendum) e successivamente in “Perché Sì“. Naturalmente anche in questo caso non è una pagina ufficiale del Comitato per il Sì al referendum. Come sempre accade in questi casi gli utenti che avevano messo like alla prima versione della pagina (che pare avesse quasi 80 mila mi piace) hanno ricevuto la classica notifica da parte di Facebook che recita più o meno “una pagina che segui a cambiato nome da.. a…”. Naturalmente a qualcuno la cosa non è piaciuta, o meglio non è piaciuto di trovare “a sua insaputa” il suo mi piace su una pagina a sostegno della riforma costituzionale Renzi Boschi. La colpa non è ovviamente degli utenti, che non è che possono fare un controllo su chi gestisce una pagina e su quali siano le sue idee, alla fine il “mi piace” è un gesto talmente facile che magari si mette mi piace ad una pagina perché ha postato una cosa interessante o divertente, senza troppo indagare sulla storia degli altri post (cosa che ad esempio avrebbero dovuto fare tutti quelli che hanno messo “mi piace” a Informare X Resistere) per poi dimenticarcene. Del resto nemmeno gli amministratori (o amministratore) della pagina hanno commesso nulla di illecito, Facebook consente di farlo (ed è per questo che invia la notifica una volta cambiato il nome).
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Non è nemmeno la prima volta che accade, ogni tanto una pagina cambia nome perché gli admin litigano, perché viene ceduta o venduta o puramente per motivi di trolling. Rimanendo in ambito strettamente politico una cosa del genere era accaduta nel 2009 con una serie di pagine che avevano cambiato improvvisamente nome schierandosi apertamente a sostegno di Silvio Berlusconi. In particolare aveva suscitato parecchio scalpore la notizia che una pagina da quasi due milioni di like dedicata alla solidarietà alle vittime del terremoto del 2006 era diventata “Solidarietà a Silvio Berlusconi”. Lo stesso è probabilmente accaduto con Perché Sì, ma la cosa ha fatto lo stesso infuriare gli utenti (ovviamente quelli che potrebbero votare No) che si sono ingannati e truffati. Anche a coloro che sono più o meno apertamente schierati a favore del Sì la cosa non è piaciuta, ma per un motivo diverso. Secondo i sostenitori del Sì invece la pagina Perché Sì potrebbe essere stata rinominata da persone vicine alle posizioni del No che con questa operazione – percepita come truffaldina – miravano a screditare la campagna del Sì facendo credere che i renziani fossero disposti ad adottare metodi così subdoli per guadagnare qualche “mi piace” alla loro causa. Un complotto in piena regola insomma. La pagina, dopo molte proteste, segnalazioni e immaginiamo un calo di mi piace è scomparsa. La faccenda in sé è più ridicola che altro (sia da una parte che dall’altra). Non costituisce un vulnus per la democrazia e la libertà d’informazione e nemmeno si può pensare seriamente che 80 mila “mi piace” su Facebook vengano conteggiati nel computo totale dei voti. È l’Internet, bellezza.

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