Perché a Ostia la mafia non c'è più

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-06-14

La sentenza d’appello fa cadere l’accusa nei confronti delle famiglie Fasciani e Triassi. A rischio anche il processo per Mafia Capitale

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Ieri una sentenza della Corte di Appello ha cancellato la mafia ad Ostia: i componenti delle famiglie Fasciani e Triassi, accusati di associazione mafiosa, sono stati assolti e in appello condannati solo per associazione a delinquere semplice finalizzata all’usura e all’estorsione. La sentenza mette a rischio anche il processo per Mafia Capitale. Racconta oggi Repubblica:

Ieri dopo tre ore di riunione in camera di consiglio la Corte d’Appello ha dunque sentenziato per un 416 semplice. La pena più alta è toccata a Carmine Fasciani che ha avuto 10 anni a fronte dei 28 del primo grado. «Abbiamo trovato un meraviglioso collegio di magistrati — ha dichiarato l’avvocato storico di don Carmine, Mario Gilardi — che hanno saputo leggere e interpretare le carte e soprattutto hanno constatato che l’impianto accusatorio del 416bis era semplicemente il parto malato di un tipo di accusa delirante». Soddisfatto anche il penalista Sciullo: «Abbiamo smontato la credibilità del pentito Cassia che aveva un ruolo importante nella contestazione mafiosa». Cassia sarà ascoltato proprio oggi come teste nel maxiprocesso Mafia Capitale. Ecco quindi le altre condanne: 6 anni e 6 mesi per la moglie di Carmine, Silvia Bartoli, 5 anni e 4 mesi anziché 25 e 10 mesi per la primogenita Sabrina e per la sorella Azzurra 4 anni e 10 mesi a fronte degli 11 anni. Condanne, per loro e gli altri, fuori dal carcere.

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Attilio Bolzoni commenta sconsolato: «La mafia ad Ostia non c’è e non c’è mai stata. Nemmeno per sbaglio. Perché se non sono mafiosi i Fasciani, nessun altro può essere considerato mafioso».

È vero che le sentenze si rispettano ed è vero che si possono correttamente interpretare soltanto dopo averne letto le motivazioni, ma è altrettanto vero che questo verdetto porta inevitabilmente con sé una carica distruttiva contro l’impianto accusatorio che è difficile da comprendere sino in fondo. Anche perché, appena quattro giorni fa — il 9 giugno — la Cassazione aveva confermato le condanne con l’aggravante mafiosa a quattro imputati dello stesso clan Fasciani che avevano scelto il rito abbreviato, riconoscendo di fatto l’esistenza di un’associazione criminale con tutte le caratteristiche della mafia. Come si dice in Sicilia e in molte altre località del nostro Meridione «ogni testa è tribunale», ogni giudice decide secondo coscienza, ma è evidente il netto contrasto sulla vicenda fra la Suprema Corte e la seconda corte di appello di Roma. La sentenza di ieri però potrebbe avere anche un altro «valore», un significato che punta dritto a Mafia Capitale. E non solo perché se la mafia non c’è ad Ostia secondo alcuni orientamenti potrebbe diventare più complicato rintracciarla a Roma, ma anche perché il collegio giudicante che ha condannato in primo grado i Fasciani come mafiosi è lo stesso che presiede il processo contro Buzzi e Carminati. Vedremo

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