Attualità

Perché i numeri dicono che i porti chiusi non servono a niente

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-04

Se gli arrivi via mare, al 28 novembre di quest’anno, sono crollati del 53,47 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, e del 90,85 sul 2017, i numeri delle richieste di asilo restano più alti

article-post

Il rapporto numero 25 della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità) illustrato oggi da Pierpaolo Lio sul Corriere della Sera racconta che la politica dei porti chiusi ha fatto breccia nel cuore degli italiani: oggi il 59% la apprezza e la ritiene giusta. Ma se gli arrivi via mare, al 28 novembre di quest’anno, sono crollati del 53,47 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, e del 90,85 sul 2017, i numeri delle richieste di asilo restano più alti. Nel 2015 infatti ogni cento sbarchi si attivavano 54 domande d’asilo, nei primi sei mesi del 2019 sono state 574. È il segnale che una backdoor, una porta nascosta, resta aperta. È la «rotta balcanica» oggi una delle principali rotte che alimenta gli arrivi, certificata dai numeri del Viminale, che intercetta sempre più migranti al confine con la Slovenia.

sbarchi richieste d'asilo porti chiusi

Gli sbarchi e le richieste d’asilo (Corriere della Sera, 4 dicembre 2019)

Se l’obiettivo dei sovranisti è quindi quello di fermare o diminuire la presenza di “stranieri” in Italia – come non dicono ma fondamentalmente fanno capire – allora si può dire serenamente che la sceneggiata sulle navi delle Organizzazioni Non Governative serve a prendere like su Facebook e magari anche voti alle urne, ma poi non raggiunge in alcun modo gli obiettivi che si era prefissata.

Leggi anche: Dopo tre mesi di Lamorgese l’accordo di Malta sui migranti funziona (e Salvini non parla più)

Potrebbe interessarti anche