Attualità

Perché gli antagonisti di Bologna sono stati scarcerati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-16

Un lettore del Corriere della Sera spiega le leggi a Salvini & Alfano

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Matteo Salvini e Angelino Alfano si sono pubblicamente lamentati per la scarcerazione dei due antagonisti veneti arrestati a Bologna l’8 novembre. Un lettore del Corriere della Sera spiega al leader della Lega in politica da vent’anni e al ministro dell’Interno italiano (!) come funzionano le leggi del nostro paese in questa lettera pubblicata oggi dal quotidiano:

Protestando per la scarcerazione dei due antagonisti veneti arrestati a Bologna l’8 novembre nel corso di una manifestazione contro la Lega Nord, Matteo Salvini ha affermato: «Questa giustizia fa schifo»; a sua volta il ministro Alfano ha dichiarato: «Noi, con le nostre forze di polizia, li abbiamo arrestati. I magistrati li hanno scarcerati, l’opinione pubblica giudicherà»; al coro si è aggiunta la presidente di Fratelli d’Italia Meloni che si è scagliata contro «i soliti figli di papà liberi di devastare le città e di picchiare gli agenti perché tanto hanno qualcuno che li protegge nelle istituzioni e nella politica». Si tratta di affermazioni molto gravi, che chiamano in causa la responsabilità istituzionale dei magistrati, additati al disprezzo della collettività per la loro presunta manica larga, e incolpati di avere rimesso in circolazione pericolosi delinquenti che hanno assalito poliziotti e carabinieri certi di poter contare sull’accondiscendenza, sulla permissività e sulla cecità dei tribunali.
Ma deve dirsi che alla gravità delle accuse contro i giudici si contrappone la loro totale infondatezza poiché in questo come in tutti i casi in cui viene invocato il carcere per gli imputati si deve tener immancabilmente conto delle leggi votate negli ultimi anni dal Parlamento, le quali hanno progressivamente ridotto non solo i margini di discrezionale (ma non arbitraria) valutazione della gravità dei reati di cui devono rispondere gli imputati, ma altresì quella della pericolosità di costoro. Da ultimo, con la legge 16 aprile 2015 n. 47, la libertà è diventata la regola e il carcere l’eccezione, ove si consideri che per disporre una misura cautelare: 1) deve ricorrere una situazione di «concreto ed attuale» pericolo per l’acquisizione o la genuinità delle prove; 2) occorre che l’imputato si sia dato alla fuga o esista il pericolo «concreto e attuale» che egli si dia alla fuga; 3) necessità del pericolo «concreto e attuale» che l’accusato commetta gravi delitti con l’uso delle armi o contro l’ordine costituzionale ovvero delitti di criminalità organizzata o della stessa specie di quello per cui si procede; aggiungasi che, tranne che per i reati di terrorismo o di mafia e di altri gravissimi delitti, il carcere può essere disposto soltanto se la custodia domiciliare risulti inadeguata. Come si vede, si tratta di una griglia strettissima predisposta in modo da impedire, di norma, che attraverso di essa passi la misura cautelare del carcere.
Nel caso di Bologna le prove contro gli antagonisti erano già state acquisite, non era emerso un pericolo di fuga «concreto e attuale», né si intravedeva il pericolo «concreto» che «attualmente» potessero commettere altri delitti, sicché ai magistrati non restava altra scelta che scarcerarli. In conclusione: ha fatto bene la polizia ad arrestarli, ha fatto bene il Gip a scarcerarli, hanno fatto malissimo quei politici ad attaccare i magistrati che hanno soltanto applicato la legge.

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