Attualità

Papa Francesco, Don Mauro Inzoli e le carte sulla pedofilia negate ai giudici

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-03-04

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Ve lo ricordate Don Mauro Inzoli, plenipotenziario di Comunione e Liberazione poi costretto a lasciare le proprie cariche dalla Chiesa dopo un processo per atti impuri e accusato di pedofilia dalla procura di Cremona, che aveva aperto su di lui un’indagine? Era tornato alle luci della ribalta per la sua partecipazione tra il pubblico al convegno per la famiglia organizzato con il patrocinio della Regione Lombardia, e per la foto che gli venne scattata dal Corriere della Sera, mentre qualche tempo dopo rivelò di essere stato invitato da amici di Costanza Miriano, l’autrice di “Sposati e sii sottomessa”.

don mauro inzoli pedofilia convegno maroni

La foto di Don Mauro Inzoli al convegno sulla famiglia pubblicata dal Corriere della Sera


Ebbene, ieri Franco Bordo, deputato di Sinistra Ecologia e Libertà che aveva riconosciuto Inzoli nella foto pubblicata dal Corriere ha fatto sapere che il Vaticano ha scelto di non trasmettere alla Procura di Cremona gli atti inerentii casi di abusi su minori che hannovisto protagonista don Mauro Inzolie accertati dalle stesse autorità ecclesiastiche. «La decisione della Santa Sede di apporre ai carteggi richiesti dalla giustizia italiana il sub secreto pontificio, una sorta di segreto di Stato, è una contraddizione rispetto al nuovo corso che aveva annunciato lo stesso Papa Francesco», dice Bordo. Il deputato, autore a Crema di un esposto che ha avviato l’inchiesta giudiziaria nei confronti del sacerdote dice: «Auspichiamo –prosegue l’esponente di Sel – che ci sia un ripensamento al riguardo e che si sia trattato di una decisione burocratica e non di una cosciente e precisa scelta politica da parte delle autorità vaticane, che non sarebbe compresa e accettata dai cittadini italiani. I tempi dell’omertà sutemi del genere sono finiti e oggi ancorpiù di ieri il silenzio non è accettabilené comprensibile. Confidiamo ora checomunque le indagini proseguano e siamo fiduciosi che la magistratura italiana riesca ad accertare anche autonomamente i fatti».

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