L’orso M49 si toglie il radiocollare e beffa ancora la Provincia di Trento

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-22

M49 è completamente libero: dopo essere fuggito dal Casteller il suo collare in grado di geolocalizzarlo è stato trovato nei boschi. Catch me if you can!

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Ora l’orso M49 è completamente libero. Il radiocollare del plantigrado ribattezzato Papillon, fuggito per la seconda volta dal recinto del Casteller in Trentino il 27 luglio scorso, è stato trovato nei boschi. Fin dalla sua fuga dal recinto del Casteller, l’animale era sempre stato monitorato attraverso il collare dotato di sistema di geolocalizzazione. A partire dal 16 agosto l’orso si era spostato in zona Passo 5 croci – Val Cion, dove le trasmissioni gsm del collare risentono pesantemente della scarsa copertura telefonica.

orso m49 radiocollare video

Il 19 agosto, alle ore 14, ha fatto sapere la Provincia di Trento, il collare ha inviato parecchie posizioni, anche del giorno precedente, confermando la posizione a monte di Malga Val Ciotto. In assenza di ulteriori comunicazioni, nella mattinata odierna è stata effettuata una verifica tramite radio vhf: il collare emetteva segnale di mortalità e quindi è stata eseguita una ricerca sul posto fino al rinvenimento dello stesso, integro, a terra. Ora dalla Provincia dicono che il monitoraggio dell’orso proseguirà basandosi esclusivamente sull’analisi degli indici di presenza.   L’orso M49 la notte del 27 luglio scorso è riuscito a scappare per la seconda volta dal centro faunistico del Casteller nella periferia di Trento. Il plantigrado ha superato la barriera distruggendo la rete elettrosaldata piegando l’inferriata dello spessore di 12 millimetri fino a ricavarne un’apertura sufficiente per scivolare all’esterno. La sua permanenza sotto gli occhi delle telecamere del centro faunistico è durata 90 giorni esatti. Nei primi giorni si era rifugiato tra i boschi della Marzola, la montagna che si trova tra il capoluogo trentino e la Valsugana. In Trentino gli orsi sono attualmente quasi un centinaio, tra essi anche l’orsa ‘JJ2’ che due mesi fa (20 giugno) aveva aggredito e ferito padre e figlio in Val di Non.

orso m49 gabbia fuga casteller 1

La storia di M49 era iniziata in una notte d’estate dello scorso anno, quella tra domenica 14 e lunedì 15 luglio. Catturato dal personale del Corpo Forestale Trentino mediante trappole tra i boschi di Val San Valentino in Val Rendena, l’orso era stato portato al Casteler. Dopo essere stato rinchiuso, attorno alle ore 3 della notte, tolto il radiocollare da parte degli addetti, M49 dopo circa due ore riuscì a fuggire scavalcando la recinzione elettrificata da 7.000 volt certificata dal ministero e dall’Ispra. Per diverse settimane era stato individuato dalle fototrappole sulla Marzola. Il governatore trentino Maurizio Fugatti era intervenuto con l’ordinanza che prevedeva anche l’abbattimento nel caso di pericolosità per l’uomo. Immediate erano state le polemiche con gli animalisti sul piede di guerra che avevano chiesto l’intervento anche del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Col trascorrere dei giorni gli avvistamenti dell’orso M49 diventavano sempre più rari. Un anno fa i suoi spostamenti, seppur silenziosi perche’ non lasciavano particolari tracce di pasti, iniziavano a farsi più frequenti, dalla Vigolana alla valle di Cembra fino all’Alto Adige. La vigilia di Ferragosto di un anno fa alcuni cacciatori di Faedo avevano segnalato ai forestali altoatesini orme di orso nel fango.

m49 orso

In quel periodo in Provincia di Bolzano c’era un altro problema, quello del lupo che sbranava le pecore nei masi di montagna. Una questione che non giocava certo a favore dell’orso M49 che, per peggiorare la situazione, aveva anche terrorizzato un escursionista – un giornalista della sede Rai di Bolzano (Sender Bozen) – nel canyon del Bletterbach. Il governatore altoatesino Arno Kompatscher, riferendosi a quanto prevedeva il piano Pacobace, firmò anche lui un’ordinanza uguale a quella degli amministratori trentini che prevedeva prima la cattura e, in caso di situazione di pericolosità per l’uomo, anche l’uccisione. Nel frattempo il plantigrado continuava a vagare libero tra boschi e montagne. L’ultima traccia lasciata nel 2019, l’11 ottobre nel Vanoi: un torello ucciso. Poi il lungo letargo tra la Val Calamento e il gruppo del Lagorai. Nel marzo di quest’anno, sfidando le basse temperature e la neve, era comparso tra i boschi di Castello Molina di Fiemme lasciando alcune tracce. Le doti di ‘camminatore’ non sono mai mancate a M49, anche con una ventina di chili in più.

orso m49 catturato

Successivamente il plantigrado si era messo in viaggio verso l’Alto Adige, in direzione di Malga Cugola sugli Oclini, zona già da lui visitata l’estate scorsa. Ad aprile, in piena emergenza sanitaria per coronavirus, i primi raid con tanto di danneggiamenti. Prima di trasferirsi sui monti della Carega, ai confini col Veneto, aveva distrutto la finestra di una baita in montagna sopra il paese di Brusago sull’altopiano di Piné, sempre in Trentino. In primavera il plantigrado aveva effettuato lunghi spostamenti dal Trentino orientale alle sue aree d’origine e durante i movimenti numerose sono state le intrusioni in abitazioni, baite, rifugi, malghe ed altri stabili fino a scendere nella valle dell’Adige. L’orso M49 non ha trovato difficoltà ad attraversare l’Autobrennero per arrivare fino alla Giudicarie dove, però, gli uomini del corpo forestale la sera del 28 aprile scorso hanno messo fine sua prima latitanza di 289 giorni. Il primo raid dopo la seconda fuga a malga Agnelezza in Val di Fiemme dove vennero trovate morte due pecore e due capre. I forestali non hanno però escluso un attacco da parte di lupi. Il 12 agosto scorso a Roma, il ministro Costa e il governatore Fugatti si accordano per aprire un tavolo congiunto tra il ministero, Ispra e la Provincia Autonoma di Trento per avere un quadro della situazione e trovare una soluzione.

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