Omar Ismail Mostefai e gli altri: chi sono i kamikaze degli attentati di Parigi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-11-15

Il passaporto del siriano che aveva fatto partire la cagnara contro i rifugiati è probabilmente falso. Lo dice uno 007 Usa alla CBS. Tra gli attentatori c’era un francese segnalato e condannato come estremista. La pista siriana e quella belga portano all’ISIS. E c’è anche un altro documento siriano in ballo

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Sette sono i terroristi morti negli attentati di Parigi. Di questi, sei sono riusciti ad azionare la loro cintura esplosiva e a farsi saltare in aria, mentre uno è stato eliminato dalle teste di cuoio francesi all’interno del teatro parigino Bataclan. Non c’è però ancora certezza sulle identità. Ma è probabilmente falso il passaporto siriano trovato accanto a uno dei kamikaze entrati in azione allo Stade de France a Parigi: lo afferma una fonte degli 007 Usa alla Cbs. “Il documento non contiene i numeri corretti per un passaporto legittimo e la foto non coincide con il nome”, afferma lo 007 alla Cbs.  Le autorità greche hanno inviato agli inquirenti di Parigi le impronte digitali del titolare del passaporto trovato accanto a uno dei kamikaze degli attacchi di Parigi. Il titolare del documento siriano, hanno annunciato ieri le autorità greche, risulta essere un rifugiato transitato dall’isola di Leros il 3 ottobre scorso diretto in Europa.

Chi sono i kamikaze degli attentati di Parigi

Il passaporto siriano ritrovato sul corpo di uno degli attentatori di Parigi appartiene ad un siriano nato nel 1990.  La notizia, se confermata, potrebbe far cambiare la pista che vedeva il sospetto come un profugo in fuga dalla Siria passato e registrato il 3 ottobre sull’isola greca di Leros. Il passaporto potrebbe essere stato rubato prima o dopo la registrazione a Leros La scientifica francese sta analizzando i resti del corpo del kamikaze per cercare di risalire attraverso l’analisi del Dna alla sua vera identita’. Tre degli attentatori della notte scorsa a Parigi potrebbero aver fatto parte della cellula jihadista di Bruxelles: e’ quanto riferisce in esclusiva il quotidiano belga La Derniere Heure online. Secondo il giornale, in queste ore la polizia della capitale starebbe perquisendo le abitazioni di tre sospetti.  Secondo la stampa belga, diverse persone sono state arrestate in uno dei 19 comuni che compongono l’agglomerato urbano della capitale Bruxelles, Moelenbeek Saint Jean, che gia’ lo scorso gennaio era stato teatro di perquisizioni e arresti nell’ambito dell’operazione di polizia che aveva portato a scoprire la cosiddetta “cellula di Verviers” dei terroristi islamici belgi. Secondo le informazioni diffuse online dalla stampa locale, a far scattare l’indagine belga è stato, dopo la segnalazione che una delle auto utilizzate la notte scorsa dagli attentatori aveva una targa belga, il ritrovamento in una delle auto di un biglietto di un parcheggio di Bruxelles. Spiega oggi il Corriere della Sera in un articolo a firma di Giusi Fasano:

Perché fra venerdì sera e oggi gli inquirenti sono riusciti a ricostruire passaggi, incrociare dati, trovare riscontri, recuperare indizi importanti che vanno dritti verso Bruxelles. L’auto grigia parcheggiata davanti al teatro Bataclan, tanto per cominciare. Una Polo affittata e immatricolata in Belgio a partire dalla quale sono state eseguite perquisizioni ed arresti, come ha confermato lo stesso ministro della giustizia belga Koen Geens. Gli arrestati (alcune fonti parlano di cinque, altre di tre persone fra le quali un francese con residenza belga) sarebbero legati proprio all’auto noleggiata e immatricolata in Belgio. Che non sarebbe l’unica.
Perché un testimone chiave di uno degli attentati parigini ha raccontato agli inquirenti di aver visto scendere tre dei terroristi da una Seat di cui ha annotato parte della targa. L’auto, sembra anche questa di provenienza belga, è stata abbandonata, segno che alcuni degli attentatori sono riusciti a fuggire. Un dettaglio sospetto sull’asse Belgio-Francia è poi il fatto che uno dei fermati di Molenbeek ieri sera fosse a Parigi.

Tutto questo apre la strada all’ipotesi che almeno una parte degli attentatori di venerdì sera venisse direttamente dal Belgio. Secondo il quotidiano online Dh tre di loro vivevano a Molenbeek, quartiere poverissimo di Bruxelles ad alta densità di immigrati e profughi. Ma gli investigatori non vogliono confermare alcun dettaglio, nemmeno dopo l’annuncio del procuratore belga che in serata ha fatto sapere di aver aperto un fascicolo e di aver arrestato almeno tre persone proprio a Molenbeek in una operazione legata all’auto parcheggiata davanti al Bataclan. Più smentite che conferme anche per un’altra notizia circolata con insistenza nel pomeriggio, e cioè la presenza di una donna nell’attacco del teatro.

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La ricostruzione degli attentati di Parigi (Corriere della Sera, 15 novembre 2015)

Arresti, perquisizioni, identificazioni

C’è però anche un secondo passaporto in ballo su cui si stanno effettuando verifiche. Il ministro per la protezione dei cittadini ellenico, Nikos Toskas, ha confermato che uno dei due uomini, in possesso di un passaporto siriano sulla cui autenticità sono in corso dei controlli, era stato registrato nell’ottobre scorso nell’isola di Leros; secondo fonti della polizia greca anche il secondo uomo sarebbe arrivato sulla stessa isola, ma nello scorso agosto. Intanto si lavora sul cittadino francese. ) Sei membri della famiglia di uno dei kamikaze entrati in azione venerdì sera a Parigi sono stati arrestati, hanno riferito fonti giudiziarie. Si tratta di parenti dell’attentatore suicida francese identificato, Omar Ismail Mostefai, che ha partecipato all’attacco nella sala concerti Bataclan, che ha provocato la morte di decine di persone, giovani che stavano assistendo a un concerto. Tra gli arrestati figurano il padre del giovane, il fratello e la cognata. Il tutto in un periodo nel quale a più riprese, l’ultima tre settimane fa, erano stati lanciati allarmi dai servizi di informazione in vista di attacchi coordinati, uno scenario molto simile a quello diventato realtà ieri sera. Per Laurent Wauquiez, numero 3 dei Republicains, “tutte le 4.000 persone che vivono sul territorio francese e sono schedate per terrorismo” devono essere “poste in centri di detenzione specifici”. Un parere condiviso da molti, sui social network, ma non da molti esperti di strategia: “Non c’è niente da fare – dice Alain Chouet, ex capo dei servizi di sicurezza – non si potrà mai impedire a otto persone determinate, formate all’estero e rispedite qui o già sul posto e motivate, di passare all’azione”. Intanto un’automobile utilizzata per gli attentati di venerdì sera a Parigi è stata ritrovata nella periferia Est della capitale francese. Si tratta della seconda vettura ritrovata a Montreuil, a quanto sembra sfruttata da una squadra di terroristi per sparare contro le terrazze dei ristoranti parigini nel decimo e nell’undicesimo arrondissement. “Una Seat Leon nera (…)”, scrive il sito dell’emittente Europe 1, “è stata ritrovata abbandonata a Montreuil (…)”. Il timore delle forze di sicurezza e delle autorità, rafforzato da questo ritrovamento, è che vi siano ancora dei terroristi in libertà dopo i sanguinosi attacchi che hanno fatto almeno 129 morti, con membri del commando pronti a colpire di nuovo. “Questo significa che dopo gli attacchi mortali”, scrive ancora il sito della radio, “questo gruppo di terroristi ha lasciato la capitale, forse dopo aver dato un passaggio a uno dei kamikaze nei pressi di place de la Nation, quello che si è fatto esplodere nel caffè vicino boulevard Voltaire.” Testimoni avevano segnalato la presenza di una Seat nera usata dai terroristi in due siti degli attacchi, secondo il procuratore di Parigi Francois Molins: alle 21.32 nel corso di una sparatoria in un bar che si trova a rue de la-Fontaine-au-Roi (5 morti) poi alle 21.36 in un ristorante di rue de Charonne (19 morti).

Leggi sull’argomento: La strage mancata dello Stade de France

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