Matteo Renzi e il pentito dei Rolex

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-21

Il Fatto ricostruisce grazie a un testimone anonimo cosa è accaduto nella notte di Ryad. Dalla rissa per gli orologi alla requisizione dei doni da parte della presidenza del Consiglio

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Nella notte tra l’8 e il 9 dicembre 2015, Matteo Renzi è a Ryad, capitale dell’Arabia Saudita, per una visita ufficiale del governo italiano. Il cerimoniale di Palazzo Chigi, come raccontato in esclusiva dal Fatto qualche giorno fa, distribuisce i regali che i munifici padroni di casa hanno preparato per i circa 50 ospiti della delegazione italiana. Rolex e massicci cronografi prodotti a Dubai, con prezzi di mercato che oscillano tra i 3 e i 4 mila euro, fino a oltre 10 mila. Malgrado ci sia una direttiva, stabilita ai tempi del governo Monti, che impedisce ai dipendenti di accettare omaggi di un valore superiore ai 150 euro, nella delegazione italiana inizia una rissa per mettere le mani sugli orologi più preziosi. Oggi Carlo Tecce scova un «pentito dei Rolex» che, sotto garanzia dell’anonimato, torna a raccontare quanto successo:

“Il parapiglia s’è verificato dopo la cena nei saloni del palazzo reale. La scorta di Renzi non aveva ancora ricevuto i regali,in parte custoditi dal personale di Palazzo Chigi e in parte già distribuiti. Allora la scorta ha incrociato i dipendenti del Cerimoniale e sono andativersole camerediun piano superiore. A prima vista, la scorta si è accorta della differenza di dimensione delle scatole che ha fatto percepire la disparità di valore dei regali. C’erano orologi preziosi, ma di categorie diverse: di una marca meno conosciuta,e varie tipologie di Rolex. Questo ha suscitato un malcontento e la scorta l’ha manifestato in maniera concitata, per non dire violenta”.

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La notte dei Rolex a Ryad secondo l’illustrazione di Emanuele Fucecchi sul Fatto (21 gennaio 2016)

A quel punto è nato il parapiglia:

“Il capo dei militari ha urlato a lungo. E ha costretto il dipendente del Cerimoniale ad aprire il suo regalo, convinto che avesse scambiato le scatolette o influenzato i sauditi per ottenere un Rolex. E poi diceva di meritare un regalo migliore perché lui è un alto dirigente dello Stato. È stato brutto, mi ha traumatizzato. Il gruppo nonè arrivato alle mani, però ci è mancato poco: spintoni, insulti, testate simulate”. Per la vergogna, il battibecco viene sospeso. Ma non finisce: “Quando si è capito che i sauditi stavano ascoltando e che non fosse proprio una edificante rappresentazione della delegazione da Roma, la scorta ha preso i pacchi per correre di sotto. L’indomani, lunedì 9, chi era scontento si è lamentato con Renzi. Così il premier ha deciso di volere per sé tutti i regali senza specificare i motivi”.

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