Massimo Nicoletti: l'arresto del figlio del cassiere della Banda della Magliana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-09-28

Un’indagine della procura di Roma nei confronti di quattro soggetti accusati di trasferimento fraudolento di beni per eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniale

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I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale capitolino, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 4 soggetti accusati di trasferimento fraudolento di beni al fine di eludere la normativa antimafia in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Nel contempo i militari hanno sequestrato 2 società di capitali e le quote del capitale di una terza società, per un valore stimato di oltre 5 milioni di euro.

Massimo Nicoletti: l’arresto del figlio del cassiere della Banda della Magliana

Target principale delle investigazioni, condotte dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, è stato il pregiudicato Massimo Nicoletti, classe 1964, figlio del noto Enrico, storico cassiere e “riciclatore” della “Banda della Magliana”. Massimo Nicoletti – conosciuto negli ambienti criminali romani con il soprannome di “Barba” (di qui il nome dell’operazione delle Fiamme Gialle) – è gravato da precedenti di polizia per traffico di droga, usura, estorsione, oltre ad essere stato colpito da una misura di prevenzione personale e patrimoniale.
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Le indagini, iniziate nel dicembre 2015, sono state sviluppate attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, appostamenti e meticolosi accertamenti economico-patrimoniali, consentendo di individuare il circuito relazionale di Nicoletti il quale – ancorché in maniera occulta, attesi i trascorsi giudiziari – è emerso come dominus di rilevanti investimenti nel mercato immobiliare dell’hinterland romano. Tra le varie iniziative imprenditoriali spicca la realizzazione di un importante complesso residenziale, composto da 42 immobili di pregio, con un investimento iniziale pari a circa 3 milioni di euro di sospetta provenienza. Due le società di capitali utilizzate per la realizzazione di tali investimenti, la Koros S.r.l e la Dama Investment S.r.l., entrambe con sede a Roma: la prima, utilizzata per acquistare il complesso immobiliare e portare a completamento i lavori di costruzione delle abitazioni; la seconda, incaricata dell’alienazione delle abitazioni agli acquirenti finali.

Le società e i prestanome

Le società, oggi sequestrate, erano di fatto gestite da Nicoletti in quanto i formali soci e amministratori erano meri “prestanome” che, per di più, operavano anche a favore di altri due noti pregiudicati gravati da precedenti di polizia per associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, furto, rapina, violenza e truffe. I due, destinatari di Ordinanza di Custodia Cautelare e tuttora oggetto di ricerche anche all’estero, “schermavano” al pari di Nicoletti, i loro rilevanti apporti di capitale, di origine ignota, intestando le partecipazioni societarie a congiunti e soggetti contigui – anch’essi, pertanto, qualificabili come prestanome – allo scopo di eludere la normativa antimafia ovvero favorire operazioni di riciclaggio. In questo contesto, si inseriva la figura dell’imprenditore romano Mario Mattei, anch’egli destinatario di ordinanza custodiale, in affari con “Barba” ed incaricato della gestione dei rapporti con gli occulti finanziatori delle lucrose speculazioni immobiliari.
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Più in particolare, Mattei agiva come factotum di Nicoletti: incaricato solo formalmente dell’amministrazione della Dama INvestment Srl., era privo di qualsivoglia autonomia decisionale e, di fatto, “asservito” al Nicoletti, cui riferiva tutte le vicende gestionali della società. Nel corso delle indagini emergeva come, anche a causa della profonda crisi del settore immobiliare, i compartecipi/finanziatori occulti di Nicoletti, avendo deciso di desistere dagli investimenti iniziali, pretendessero la restituzione delle provviste finanziarie conferite: pretese non onorabili perché i relativi capitali erano stati “drenati” da Nicoletti. Ne scaturivano minacce nei confronti di Mattei, che veniva pure selvaggiamente picchiato, tanto da essere costretto a far allontanare i propri familiari dall’abitazione. Destinatari della misura cautelare sono 4 soggetti, tra i quali i menzionati Nicoletti e Mattei. Tra i beni in sequestro spicca il rilevante patrimonio immobiliare facente capo alla KorosS.r.l., composto da 42 beni immobili (13 villini e 29 box), a Roma in località Vermicino.
Foto copertina: Enrico Nicoletti

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