Marta Vincenzi: l'ex sindaca condannata per l'alluvione di Genova

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-28

I vertici della macchina comunale “non solo non fecero quello che andava fatto” ma, secondo l’accusa, “falsificarono il verbale alterando l’orario dell’esondazione”. Gli investigatori hanno scoperto che la verità raccontata dai verbali presentati dagli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto

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Marta Vincenzi è stata condannata nel processo per l’alluvione di Genova del 4 novembre del 2011 durante la quale persero la vita sei persone, tra cui due bambine di 8 anni e 10 mesi. Questa mattina, dopo le repliche degli ultimi due difensori, il giudice Adriana Petri ha pronunciato la sentenza di condanna a 5 anni e 2 mesi per i rati di disastro colposo, omicidio colposo plurimo, nonché di falso e calunnia per aver modificato il verbale di ricostruzione dell’esondazione del Fereggiano. Per Vincenzi il pm Luca Scorza Azzarà aveva chiesto 6 anni e un mese. «Non è finita, per fortuna ci sono tre gradi di giudizio», ha detto lei dopo la condanna.

Marta Vincenzi: l’ex sindaca condannata per l’alluvione di Genova

Il 4 novembre 2011 l’alluvione a Genova provocò la morte di Shpresa Djala, 23 anni, e le sue figlie Gioia, 8 anni, e Janissa di un anno, Angela Chiaramonte, 40 anni, Evelina Pietranera, 50 anni, e Serena Costa, di 19. Sei morti travolti dalle acque del torrente Fereggiano, che esondò assieme al torrente Bisagno, più grande del primo. In quell’occasione la zona della stazione Brignole, compresi Borgo Incrociati, piazza della Vittoria e il tratto di via XX Settembre fino all’altezza di via Cesarea, rimasero sommerse dall’acqua per alcune ore, provocando anche l’allagamento di centinaia i negozi. I quartieri più colpiti furono Quezzi, Sturla, San Desiderio, San Fruttuoso, Marassi, Albaro, Quarto, Quinto e Nervi. Fu subito polemica sulle responsabilità dei morti e dei danni, ma l’allora sindaco Vincenzi parlò di una “tragedia assolutamente imprevedibile in questa forma”, di una “bomba d’acqua” che colse di sorpresa la città e l’amministrazione.
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Secondo l’accusa, i politici e i tecnici non chiusero le scuole nonostante fosse stata diramata l’allerta 2 e, la mattina della tragedia, non chiusero con tempestività le strade. Dalle indagini era emerso che “gli uffici comunali di protezione civile avevano ricevuto notizie allarmanti già alle 11 mentre il rio Fereggiano esondò intorno all’una”. In quelle due ore c’era la possibilità di evitare la tragedia con alcuni accorgimenti che “non vennero messi in atto”, aveva scritto il pm. I vertici della macchina comunale “non solo non fecero quello che andava fatto” ma, secondo l’accusa, “falsificarono il verbale alterando l’orario dell’esondazione”. Quel documento secondo gli inquirenti venne alterato per sostenere la tesi secondo cui quel giorno sulla città si fosse abbattuta una “bomba d’acqua” di per sé imprevedibile.

L’accusa a Marta Vincenzi

All’indomani della tragica alluvione, venne aperto un fascicolo per disastro colposo e omicidio colposo plurimo contro ignoti. Grazie alle testimonianze dei cittadini, alle loro foto e video, gli investigatori hanno scoperto che la verità raccontata dai verbali presentati dagli uffici comunali era ben diversa da quanto veramente accaduto. Vennero così ipotizzate le accuse relative al verbale ‘taroccato’: il falso, appunto, e la calunnia perché gli imputati scrissero nel documento che il volontario di protezione civile risultava presente sul rio a monitorare l’andamento dell’acqua quando invece non arrivò mai sul posto. Per i fatti relativi all’alluvione del 2011 a Genova, oltre all’ex sindaco di Genova, sono stati condannati anche l’ex assessore comunale alla protezione civile Francesco Scidone a 4 anni e 9 mesi, i dirigenti comunali Gianfranco Delponte a 4 anni e 5 mesi e Pierpaolo Cha a 1 anno e 4 mesi e Sandro Gambelli a un anno. Assolto invece l’ex coordinatore dei volontari di protezione civile Roberto Gabutti che era accusato solo di falso e calunnia. Vincenzi, Scidone, Delponte, Cha e Gambelli sono accusati di omicidio colposo plurimo, disastro colposo, falso per il verbale taroccato con il falso orario dell’esondazione del rio Fereggiano e il monitoraggio dato per fatto quando invece il volontario si trovava in un altro luogo.

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