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Mario Luciano Romito: il presunto boss ucciso nell'agguato di San Marco in Lamis
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-08-09
Un’automobile con i sicari a bordo avrebbe affiancato il maggiolone a bordo del quale si trovavano Romito e De Palma, aprendo il fuoco con un fucile d’assalto Kalashnikov AK-47 e un fucile da caccia calibro 12
Tra le quattro vittime dell’agguato avvenuto a San Marco in Lamis c’è il presunto boss Mario Luciano Romito, di 50 anni, di Manfredonia, ritenuto dagli investigatori uno degli esponenti di spicco dell’omonimo clan che negli ultimi anni si è contrapposto al clan dei Libergolis nella cosiddetta faida del Gargano. Con lui, a bordo della vettura, c’era il cognato, Matteo De Palma, che gli faceva da autista, anche lui morto all’istante. Obiettivo del commando – secondo gli investigatori – era Romito.
Mario Romito: il presunto boss ucciso nell’agguato di San Marco in Lamis
Secondo la ricostruzione fatta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Foggia che indagano sull’episodio, un’automobile con i sicari a bordo avrebbe affiancato il maggiolone a bordo del quale si trovavano Romito e De Palma, aprendo il fuoco con un fucile d’assalto Kalashnikov AK-47 e un fucile da caccia calibro 12, uccidendo sul colpo, con una sventagliata di proiettili, Romito e De Palma per poi inseguire e uccidere le due persone a bordo del Fiorino. Secondo gli inquirenti, che non escludono al momento nessuna ipotesi, potrebbe trattarsi di una vendetta collegata a qualche omicidio avvenuto in precedenza.
Le quattro vittime dell’agguato avvenuto oggi a San marco in LAMIS erano a bordo di due mezzi, un Fiorino ed una vettura Volkswagen: il commando avrebbe sparato colpi di arma da fuoco prima contro il maggiolone, uccidendo le due persone che erano a bordo e poi avrebbe inseguito le altre due persone che si trovavano sul Fiorino, uccidendo sul colpo uno dei due che erano a bordo e ferendo gravemente l’altro che è poi morto nell’ospedale di San Severo. L’agguato è avvenuto in un tratto di strada della provinciale 272 che si trova a pochissimi chilometri da San Severo e Apricena, altri due Comuni dove recentemente sono avvenuti omicidi a causa della lotta tra clan per la spartizione degli affari illeciti sul territorio. Sarebbero due contadini, testimoni involontari del duplice omicidio, le altre due vittime. Secondo quanto si è saputo, sembra certo che i due a bordo del Fiorino siano contadini del luogo che nulla avrebbero a che fare con il boss e il cognato, veri bersagli dei killer. Nel Fiorino sono stati trovati attrezzi utilizzati per coltivare la terra.