Marcello Cimino: il video del clochard bruciato vivo in via Cipressi a Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-11

In un video diffuso in mattinata si vede un uomo con un giubbotto e un passamontagna che si avvicina con un secchio bianco in mano verso il giaciglio in cui Cimino dormiva. Si tratta di Giuseppe Pecoraro, un benzinaio che ha confessato il delitto

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«Era un uomo perbene»: così Jolanda, l’ex moglie di Marcello Cimino, descrive il clochard cosparso di benzina e bruciato vivo oggi a Palermo. In un video diffuso in mattinata si vede un uomo con un giubbotto scuro e un passamontagna calato sul volto che si avvicina con un secchio bianco in mano verso il giaciglio in cui Cimino dormiva. Il secchio viene svuotato addosso a Cimino. Poi il fuoco e la fuga dell’assassino tra i bagliori delle fiamme. La Squadra mobile di Palermo ha identificato e fermato un uomo “fortemente sospettato” di essere l’assassino di Marcello. Si tratta di Giuseppe Pecoraro, un benzinaio di 45 anni. Secondo indiscrezioni l’uomo, fermato dalla polizia dopo un interrogatorio con l’accusa di omicidio volontario, avrebbe agito per gelosia. Pecoraro si era da poco separato dalla moglie e sospettava che quest’ultima avesse una storia con il clochard.

Marcello Cimino: il video del clochard bruciato vivo a Palermo

Il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti ha confermato che Pecoraro avrebbe commesso il delitto per motivi passionali. “Pensavo che Cimino gli insidiasse la moglie – ha spiegato -. Tra i due c’era stata una lite qualche giorno prima, nella piazza vicina alla Missione San Francesco dei Cappuccini dove è avvenuto il delitto”. Gli agenti della squadra mobile, che erano già sulle tracce dell’assassino, non lo hanno trovato in casa ma per strada, con la barba fatta e con alcune bruciature sulla mano e in altre parti del corpo che cercava di nascondere. Di fronte alle contestazioni degli investigatori, che gli chiedevano in particolare l’origine di quelle ustioni, Pecoraro inizialmente ha tentato di giustificarsi dicendo di essersi bruciato “con la macchinetta del caffè”. Ma dopo qualche ora è crollato e ha confessato. Il video inquadra la scena sin dal momento in cui l’uomo con il passamontagna si avvicina a Cimino con il secchio in mano. Le immagini, riprese da una telecamera di videosorveglianza, fissano il momento in cui l’uomo dà fuoco al giaciglio inzuppato di materiale infiammabile. Si vedono le fiamme alte che quasi lambiscono l’assassino in fuga. Cimino di solito dormiva proprio sotto il portico della missione San Francesco usato come rifugio. La Procura di Palermo ha aperto una indagine sulla diffusione del video. Gli inquirenti ipotizzano i reati di violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento. Dalle immagini sarebbe possibile risalire all’assassino, quindi – secondo gli investigatori – la diffusione del video, ripreso da videocamere di sicurezza e ora all’esame della polizia, rischia di compromettere l’inchiesta.

Marcello Cimino aveva una casa nella zona del Villaggio Santa Rosalia, a Palermo, ma sembra avesse deciso di condurre la vita del barbone dopo una serie di disavventure. Da poco si era separato dalla moglie. Gli inquirenti tentano di capire se la vittima ha avuto dei diverbi nelle ultime ore, prima di morire ustionato. Sembra che ieri Cimino abbia litigato con un esercente della zona, ma al momento sono solo ipotesi da accertare. “Solo un mostro può bruciare viva una persona. Spero che lo prendano al più presto. Questo mostro ha lasciato due ragazzine senza un padre”, ha detto oggi Iolanda. La donna è arrivata con le sue due figlie sul luogo dell’omicidio.

Solo un mostro può bruciare viva una persona

Racconta che la vittima “aveva una casa in cui vivere, ma da tempo aveva deciso di vivere qui dai cappuccini dove si trovava bene”. Se ne era andato lui di casa un anno e mezzo fa “perché aveva qualche vizio e aveva preferito andare via per il bene della famiglia”. Ma continuava ad avere rapporti con la moglie e le figlie, sopratutto con le due ragazze, entrambe minorenni. “Aveva sentito le mie figlie pochi giorni fa – dice la moglie – e, per l’ennesima volta, le ragazze gli avevano chiesto di tornare a casa. Ma lui preferiva restare qui”. “Gli uomini sono diventati dei mostri. Marcello non era capace di fare del male a nessuno. Era buono d’animo ma aveva le sue disgrazie. Hanno tolto un padre a due figlie adolescenti”.
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Gli agenti stanno procedendo a diversi interrogatori di persone residenti nella zona, che potrebbero avere visto o sentito qualcosa. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando ha disposto l’esposizione delle bandiere a mezz’asta al Palazzo comunale. Domani ci sarà una fiaccolata silenziosa in Piazza Cappuccini per ricordare l’uomo.
 

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