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M5S, firme irregolari a Bologna: chiesto per quattro il rinvio a giudizio
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2017-02-15
Tra questi c’è Marco Piazza, a cui si contesta di avere attestato falsamente che alcune firme erano state apposte in sua presenza a Bologna mentre, secondo i pm, le stesse sottoscrizioni erano state raccolte a Roma nell’ottobre 2014 durante il raduno nazionale del Movimento 5 Stelle
La Procura di Bologna ha chiuso l’inchiesta sulle presunte irregolarità nella raccolta firme per le liste 5 Stelle alle elezioni regionali del 2014. Avvisi di fine indagine sono stati notificati a tutti e quattro gli indagati tra cui il vicepresidente ‘grillino’ del Consiglio comunale di Bologna, Marco Piazza che si era autosospeso dal Movimento, nel novembre scorso, dopo aver ricevuto dai pm bolognesi l’invito a comparire. Agli indagati, tra cui anche Stefano Negroni dipendente comunale e collaboratore ‘grillino’, Giuseppina Maracino e Tania Fiorini.
M5S, firme irregolari a Bologna: quattro verso la richiesta di rinvio a giudizio
La Procura contesta la violazione dell’articolo 90 (comma due) del Dpr 570/1960, ovvero il testo unico delle leggi per la composizione e la elezione degli organi delle amministrazioni comunali. Nello specifico, secondo il quadro accusatorio, a Piazza (in quanto pubblico ufficiale perché consigliere comunale) si contesta di avere attestato falsamente che alcune firme erano state apposte in sua presenza a Bologna mentre, secondo i pm, le stesse sottoscrizioni erano state raccolte a Roma nell’ottobre 2014 durante il raduno nazionale del Movimento 5 Stelle. Al vicepresidente del consiglio comunale, dunque, la Procura felsinea non contesta firme false ma attribuisce al grillino irregolarità nella procedura di autenticazione delle stesse perché, secondo gli inquirenti, ha attestato che alcune sottoscrizioni erano state fatte in sua presenza quando in realta’ erano state apposte materialmente davanti ad altri o in un altro luogo. Alcune firme ‘disconosciute’ dai loro autori (tre da quanto si apprende) sono invece contestate al collaboratore Stefano Negroni. L’inchiesta dei magistrati felsinei era nata da un esposto presentato nell’ottobre 2014 da due ex militanti 5 Stelle di Monzuno, paese sull’Appennino Bolognese. Stefano Adani, uno dei due autori dell’esposto, nei mesi scorsi, era stato oggetto di minacce e insulti via web e aveva raccontato di telefonate anonime ricevute nel cuore della notte. Per questo i Carabinieri avevano deciso una forma di sorveglianza leggera intorno alla sua abitazione.
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