Come fanno i servizi le Iene: il caso dei lupi della Valtaro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-02-23

La storia del lupo in Valtaro ci fa capire che se avete un problema serio non dovete chiamare le Iene, e che se chiamate le Iene non avete un problema serio, o non avete capito nulla di come si fanno le cose

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La settimana scorsa ci eravamo occupati dell’ennesimo servizio inutile delle Iene, quello sull’invasione di lupi nel parmense. Un servizio come sempre approssimativo dal quale non era possibile capire davvero cosa stesse succedendo tra persone pronte a prendere i fucili per difendersi dalle “migliaia di lupi” che li circondano, quelli spaventati dai cani da pastore (è noto da millenni che le greggi pascolano più al sicuro senza) e l’immancabile intervista all’uomo senza volto: il bracconiere che si vantava di aver ucciso – non si sa dove – quindici lupi.

Le Iene e la caccia ai lupi di next-quotidiano
Ricordiamo che il lupo è una specie protetta, e che nonostante ci sia allo studio una proposta per consentire l’abbattimento di una non meglio precisata percentuale della popolazione italiana attualmente è ancora illegale dare la caccia al lupo. I lupi infatti sono una specie protetta dal 1971 (quando erano sull’orlo dell’estinzione nel nostro Paese) e quindi è vietato cacciarli e catturarli. Il fatto è che i lupi che lungo tutto l’Appennino – dove è appena iniziato il lavoro di censimento – ci sono circa duemila lupi (poco più di un migliaio nell’Appennino settentrionale) e appena un centinaio sulle Alpi. Molti di più di quelli che c’erano negli anni Settanta, senza dubbio, ma non si tratta di una vera e propria invasione di lupi. C’è da dire che molti esemplari (secondo il WWF almeno centinaio all’anno ma si tratta solo di stime) vengono già uccisi dai bracconieri. Calcolando anche le uccisioni accidentali causate dall’uomo (ad esempio i lupi vittime di incidenti stradali) gli esemplari uccisi in Italia ogni anno arrivano al 15-20% del totale. Cifre che vanno prese sulle pinze, soprattutto quelle riguardo il bracconaggio dal momento che non è facile fare una statistica di questo tipo di uccisioni. In poco più di sette minuti il servizio di Veronica Ruggeri dal titolo “Quando il lupo diventa una minaccia“ tutto questo non viene detto. E nemmeno vengono spiegate le ragioni  di coloro che protestano contro la presenza dei lupi nel loro territorio. Perché se il rapporto tra uomini e lupi in alcuni casi è sicuramente conflittuale il servizio delle Iene ha puntato soprattutto a fare spettacolo. Ecco quindi che è stato dato spazio a coloro che “gli ucciderebbero tutti a fucilate”, al cacciatore che gira col coltello “per legittima difesa” e all’ignoto bracconiere. A lamentarsi della scarsa qualità del servizio non sono state solo le associazioni animaliste ma anche coloro che avevano spinto perché le Iene si occupassero dell’argomento. Si tratta dei promotori della raccolta firme per fermare i lupi in Valtaro che secondo gli organizzatori conta circa novemila sottoscrittori. A guidarle sono i soci della società agricola Capra e Cavoli di Roncodesiderio di Compiano, un allevamento di 80 capre (in una zona dove si sono sempre allevate vacche, come precisano loro) che hanno scritto alla redazione delle Iene per lamentarsi di come sia stato fatto il servizio andato in onda il 16 febbraio scorso. A quanto pare esisteva un preciso accordo tra la redazione delle Iene e i promotori dell’iniziativa in modo tale che si desse rilevanza nazionale al problema dell’invasione dei lupi.
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Le frasi degli intervistati erano scritte su un copione

Ed in effetti quando la Ruggeri intravede un cane e racconta di sentirsi spaventata perché credeva fosse un lupo potrebbe esser riconducibile alla necessità di trasmettere la sensazione di assedio e di paura degli abitanti della valle. La cosa però deve essere sfuggita di mano a quelli dell’azienda agricola. Infatti pochi giorni dopo le prime riprese scrivono di nuovo alle Iene. A quanto pare le Iene hanno chiesto di fare ulteriori riprese facendo leggere ad alcuni abitanti un copione già scritto. Probabilmente l’intento era quello di far presente nel servizio come i firmatari siano assolutamente contrari (vedi comunicazione precedente) alla fornitura di reti e di cani da pastore perché la considerano “una resa” al potere del lupo (LOL). Ancora una volta però i bravi valligiani acconsentono alle riprese nella modalità richiesta dalle Iene.
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Passano un paio di giorni e i valligiani tornano alla carica, questa volta si tratta delle riprese di una scena di caccia, che reputano inadatte alla trasmissione e fuorvianti qualora venissero utilizzate per suggerire l’idea che qualcuno vuole sparare ai lupi. I promotori della petizione infatti sono per una soluzione legale della faccenda, non sono della stessa idea gli abitanti intervistati che si dichiarano favorevoli a ucciderli tutti (se su copione o meno non è dato di saperlo ma in mancanza di rimostranze sembrerebbe di no).
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Naturalmente anche la presenza del “bracconiere” non è stata particolarmente gradita, ed in effetti è sembrata più il classico colpo di teatro delle Iene per tentare di rappresentare una situazione che non corrisponde nella realtà delle cose a quello che succede realmente. È comprensibile poi che i promotori della raccolta firme non abbiano molta voglia di essere associati ai bracconieri anche perché – giustamente – loro hanno sempre ribadito di voler rimanere all’interno del perimetro della legge.
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Certo ora che il danno d’immagine (per coloro che si oppongono alla presenza del lupo) è stato fatto allora spuntano fuori le lettere in cui si diffida dal mandare in onda certe frasi. Ma cosa dovremmo pensare di persone che nel 2016 credono di chiamare le Iene “così laggente saprà la verità” e poi scoprono di essere finite in uno show televisivo? Il Gabibbo non era disponibile o aveva paura di farsi sbranare dai lupi?

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