Luciano D'Alfonso: il governatore dell'Abruzzo accusato di corruzione

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-02-16

Nell’accusa oltre al governatore del Partito Democratico è coinvolta una quindicina di persone tra funzionari e imprenditori. In corso perquisizioni anche domiciliari in diverse città d’Abruzzo, dopo quella negli uffici regionali di palazzo Silone

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Il presidente della Regione Abruzzo, Luciano D’Alfonso, è indagato per corruzione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta della procura della Repubblica dell’Aquila. Nell’accusa oltre al governatore del Partito Democratico è coinvolta una quindicina di persone tra funzionari e imprenditori. In corso perquisizioni anche domiciliari in diverse città d’Abruzzo, dopo quella negli uffici regionali di palazzo Silone. Oltre che dai carabinieri, l’indagine è portata avanti anche dalla Polizia di Stato.

Luciano D’Alfonso: il governatore dell’Abruzzo accusato di corruzione

D’Alfonso, 51 anni, ex sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd, nel 2008 era finito per alcuni giorni agli arresti domiciliari per un’inchiesta sulla gestione dei cimiteri da cui fu assolto con formula piena nel 2013. L’inchiesta riguarda il cantiere dei lavori di Palazzo Centi all’Aquila, che prima del sisma del 2009 ospitava gli uffici della Giunta regionale.
luciano d'alfonso partito democratico 1
Candidatosi alla presidenza della Regione Abruzzo per il centrosinistra come vincitore delle primarie di coalizione, il 26 maggio 2014 D’Alfonso venne eletto con il 46,3% dei voti contro il 29,26% dell’avversario del centrodestra Giovanni Chiodi. «Questa mattina ho appreso che è in corso una verifica del mio operato da parte della Procura della Repubblica di L’Aquila per tre distinte vicende. – ha scritto D’Alfonso su Facebook – Ritengo che la mia posizione sia assolutamente estranea a qualsivoglia fattispecie di reato e auspico un espletamento rapidissimo di ogni indagine. Ho fiducia nell’operato della magistratura così come ne avevo in passato, quando è stata sempre accertata la liceità delle mie condotte amministrative».

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