Lodi: la giunta che aveva chiuso le mense ai bambini stranieri celebra la Giornata per i diritti dell’infanzia

di Antonio Murzio

Pubblicato il 2020-11-22

L’amministrazione di centrodestra di Lodi, la stessa che aveva votato un’ordinanza che di fatto escludeva dalle mense scolastiche circa 200 bambini stranieri, ha festeggiato la Giornata dei diritti dell’infanzia, con sindaca e vicesindaco che posano con le bandiere dell’Unicef

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Anche il Comune di Lodi ha voluto celebrare la giornata internazionale per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza il 20 novembre. E lo ha fatto illuminando con i colori dell’Unicef la facciata del Broletto, il palazzo comunale. A rimarcare l’adesione la sindaca leghista, Sara Casanova, e il suo vice, Lorenzo Maggi, si sono messi a favore di obiettivo insieme ai rappresentanti locali dell’Unicef, in piazza della Vittoria, quella centrale su cui si affaccia il municipio.

Lodi, la giunta, che aveva chiuso le mense ai bambini stranieri, celebra la Giornata per i diritti dell’infanzia

Peccato che Casanova e Maggi sono alla guida della giunta di centrodestra che aveva cercato di estromettere i bambini extracomunitari dalle mense scolastiche, iniziativa per il quale il comune più a sud della Lombardia è stato condannato per discriminazione, sentenza contro la quale ha deciso di fare ricorso (il costo per le casse comunali per gli avvocati che seguono la vicenda sarà all’incirca di 28mila euro).sindaca lodi

In altre parole: i diritti dei bambini e degli adolescenti si difendono, secondo l’amministrazione di Lodi, solo il 20 novembre. E a parole. Nei fatti, e negli altri giorni dell’anno, se ne può fare a meno. Soprattutto se si tratta di minori stranieri.

vicesindaco Lodi
Il post su Fb del vicesindaco di Lodi, Lorenzo Maggi (lista civica)

Una condotta discriminatoria, e non solo per il tribunale

La vicenda delle mense scolastiche aveva portato il piccolo capoluogo lombardo all’attenzione dei media anche internazionali.

La sindaca di Lodi Sara Casanova
La sindaca di Lodi Sara Casanova

Per consentire l’accesso, ai bambini figli di cittadini stranieri erano state chieste dichiarazioni consolari attestanti l’assenza di reddito nel Paese di origine, in aggiunta all’Isee: non potendo presentare la documentazione, perché oggettivamente impossibilitati a produrla nel proprio paese di origine, molte famiglie si erano viste assegnare la fascia più alta di costi per la mensa e di fronte all’impossibilità di sostenere tali costi circa duecento bambini erano stati di fatto esclusi dal servizio e costretti a portarsi il panino da casa. La vicenda assunse rilevanza internazionale e grazie all’impegno del Coordinamento Uguali Doveri (che riuscì in poco tempo grazie a una sottoscrizione che raggiunse la cifra record di oltre centomila euro), gli avvocati dell’Asgi (l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) e della Naga (Organizzazione di volontariato per l’Assistenza Socio – Sanitaria e per i Diritti di Cittadini Stranieri, Rom e Sinti), presentarono ricorso al Tribunale di Milano. Il giudice Nicola di Plotti del Tribunale di Milano con un’ordinanza emessa il 12 dicembre 2018, nel dispositivo spiegò così la sua decisione:

Dall’analisi normativa che precede, dunque, può evincersi come non esistano principi ricavabili da norme di rango primario che consentano al Comune di introdurre, attraverso lo strumento del Regolamento, diverse modalità di accesso alle prestazioni sociali agevolate, con particolare riferimento alla previsione di specifiche e più gravose procedure poste a carico dei cittadini di Stati non appartenenti all’Unione Europea, così come indicate all’art. 8 co. 5 del “Regolamento per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate” nella versione introdotta con la delibera consiliare n. 28/2017», scrive il giudice.

Quindi, «affermata la natura discriminatoria della previsione contenuta nel Regolamento comunale, introdotta dalla delibera consiliare n. 28/17, deve essere affrontato il tema relativo al provvedimento che ne consegue»: cioè «deve essere ordinato all’Amministrazione comunale di modificare il predetto Regolamento in modo da consentire ai cittadini non appartenenti all’UE di presentare la domanda di accesso a prestazioni sociali agevolate mediante la presentazione dell’ISEE alle stesse condizioni previste per i cittadini italiani e UE in generale.

La sindaca Casanova, sì, proprio la stessa che sorregge uno degli stendardi dell’Unicef, decise di presentare ricorso in Appello.

 

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