Attualità
Lockdown morbido dal 9 novembre?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-10-29
L’Italia è in fase 3. Se passasse alla fase 4, rischierebbe il collasso del sistema sanitario nel breve periodo e una situazione di trasmissibilità non controllata del contagio da Covid 19. Con misure più restrittive a partire dal 9 novembre?
L’Italia è in fase 3. Se passasse alla fase 4, rischierebbe il collasso del sistema sanitario nel breve periodo e una situazione di trasmissibilità non controllata del contagio da Covid 19. Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha ricordato a Montecitorio, nel corso del question time, che “allo stato l’epidemia è in rapido peggioramento e risulta compatibile, a livello nazionale con lo scenario di tipo 3 descritto nello studio” dell’Istituto superiore di sanita’ “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione autunno-invernale”, il documento che sintetizza le linee guida per il monitoraggio e il contrasto alla pandemia
Lockdown morbido dal 9 novembre?
Cosa significa? Lo scenario 3, quello in cui si trova ora l’Italia, è caratterizzato da “Situazione di trasmissibilita’ sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo”. I valori di Rt (erre con ti, indice di trasmissibilita’) regionali sono prevalentemente compresi tra 1,25 e 1,5. L’epidemia presenta una più rapida crescita dell’incidenza di casi rispetto allo scenario 2, la mancata capacità di tenere traccia delle catene di trasmissione e iniziali segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali in seguito all’aumento di casi ad elevata gravità clinica. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 2-3 mesi. Nell’ambito di questo scenario l’Italia si trova in una classificazione del rischio settimanale alta/molto alta, per meno di 3 settimane consecutive. Per farvi fronte ha preso misure di distanziamento fisico come la chiusura dei locali notturni, dei bar e dei ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici, es. la sera/notte in modo da evitare la “movida”). Altre misure riguardano la chiusura delle scuole/università, le limitazioni della mobilità in aree specifiche, restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale (zone rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase di riapertura. Cosa succede se arriviamo allo scenario 4? Lo studio dell’Iss precisa che “se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento piu’ aggressive”. Lo scenario 4 prevede “Situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Valori di Rt regionali prevalentemente e significativamente maggiori di 1,5 (ovvero con stime dell’IC95% di Rt maggiore di 1,5). Una situazione, spiega il Messaggero, che potrebbe portare ad altre misure il 9 novembre:
Se la curva dei contagi non si stabilizza, l’ennesima stretta dovrebbe scattare da lunedì 9 novembre. E durare fino a metà dicembre, se l’epidemia dovesse venire rallentata, in modo da salvare almeno il Natale. Shopping compreso. Non è però escluso un anticipo del giro di vite nel caso di un peggioramento repentino della situazione. In entrambi i casi, l’ipotesi più accreditata è quella di un lockdown meno duro di quello della scorsa primavera, simile a quello annunciato ieri sera dal presidente francese Emmanuel Macron (in Francia i contagi sono arrivati a quota 36 mila): aziende, fabbriche e uffici aperti, ma tutti a casa, negozi chiusi (tranne gli alimentaristi), si esce solo per andare a lavoro o per portare i bambini ai nidi o alle elementari, per fare la spesa e per ragioni mediche. Quasi certo anche lo stop agli spostamenti oltre i confini comunali e regionali e lockdown territoriali (questa volta ferrei) nelle città più colpite dal virus. Milano e Napoli in primis.
Uno scenario di questo tipo – si legge nello studio dell’Iss- “potrebbe portare rapidamente a una numerosità di casi elevata e chiari segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali, senza la possibilità di tracciare l’origine dei nuovi casi. La crescita del numero di casi potrebbe comportare un sovraccarico dei servizi assistenziali entro 1-1,5 mesi, a meno che l’epidemia non si diffonda prevalentemente tra le classi di età piu’ giovani, come osservato nel periodo luglio-agosto 2020, e si riuscisse a proteggere le categorie più fragili (es. gli anziani). A questo proposito, si rimarca che appare piuttosto improbabile riuscire a proteggere le categorie più fragili in presenza di un’epidemia caratterizzata da questi valori di trasmissibilità”. Quali sono le regioni più a rischio lo spiega il Fatto:
La media di Rt in realtà è già 1,5 sui dati diffusi la scorsa settimana, ormai vecchi perché relativi ai primi 14 giorni di ottobre. E ci sono le altre condizioni previste dall’Iss: “Cluster non più distinti tra loro, nuovi casi non correlati a catene di trasmissione note, graduale aumento della pressione per i Dipartimenti di Prevenzione”delle Asl, che a dirla tutta sono già stati travolti tanto che il governo ha chiesto (tardivamente) alla Protezione civile un nuovo bando per assumere personale e ha fatto l’accordo con i medici di famiglia per affidare a loro parte dei tamponi che le Asl non riescono a fare. Dal 14 ottobre, dicono i dati giornalieri, Rt è aumentato ancora. Al ministero della Salute valutano che alcune Regioni siano già vicine o sopra il 2: Lombardia, Piemonte, Campania, Liguria ma anche Umbria e Val d’Aosta e l’elen -co non è completo. Hanno già un piede nello scenario 4 dell’Iss, che scatta con Rt sopra 1,5 per tre settimane.