L'indagine su Paola Muraro sfiora Vignaroli

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-09-08

Corriere e Messaggero scrivono che altri esponenti grillini potrebbero essere indagati nell’inchiesta che coinvolge l’assessora all’ambiente. Sotto inchiesta la storia del patto segreto dei rifiuti e le delibere dopo la nomina. Il ruolo dei 5 Stelle Vignaroli e Giujusa

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Paola Muraro rimane al centro dell’inchiesta sui rifiuti a Roma.E il pm Alberto Galanti e i carabinieri del Noe intendono verificare la condotta dell’esperta tenuta davanti all’emergenza rifiuti. Vogliono capire perché, nel blitz effettuato all’Ama con tanto di diretta facebook, il neo amministratore cittadino abbia insistito con l’allora ad della municipalizzata Daniele Fortini, per far riaprire il tritovagliatore di Rocca Cencia e favorire il ras della monnezza, Manlio Cerroni. Ma c’è di più: scrive Il Messaggero che presto l’indagine potrebbe allargarsi ad altri grillini.

L’indagine su Paola Muraro sfiora Vignaroli

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera invece dice che l’inchiesta potrebbe coinvolgere altri esponenti del Movimento 5 Stelle e ricorda il ruolo dell’onorevole Stefano Vignaroli nella gestione del caso dei rifiuti a Roma quando la sindaca era appena stata eletta e la Giunta non era ancora stata formata. Ovvero, parla della storia del patto segreto per l’immondizia a Roma che aveva visto protagonisti, oltre alla Muraro, a Fortini e ai rappresentanti legali del Co.La.Ri., anche Vignaroli e il suo portaborse Giacomo Giujusa, poi diventato assessore all’ambiente del XI Municipio (e algido fustigatore dei post di denuncia altrui). Scrive il Corriere:
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Il giorno-chiave per ricostruire quanto accaduto nelle ultime settimane è il 30 giugno scorso, sette giorni prima la presentazione della «squadra» della sindaca. Nello studio del portaborse del deputato grillino Stefano Vignaroli — ritenuto il maggiore sponsor di Muraro insieme con la compagna Paola Taverna — avviene un incontro con il presidente del Consorzio Colari, che fa capo a Cerroni anche se formalmente è affittato alla societa «Porcarelli». Non è l’unico. Quando la notizia filtra, la commissione parlamentare ecomafie, di cui Vignaroli è vicepresidente, avvia un’istruttoria.
E pochi giorni fa il presidente Alessandro Bratti, pd, dichiara: «Vignaroli è andato a questi incontri con Ama e Colari non si sa a che titolo. Se lo faceva qualcuno del Pd, di FI o della Lega, presumo che sarebbe successo il pandemonio. Così nell’ultimo ufficio di presidenza è emerso che tutti i gruppi, compreso il M5S, sarebbero d’accordo per un’audizione. Una cosa mai capitata». Vignaroli dovrà dunque spiegare il suo interessamento e non è escluso che debba farlo anche di fronte ai pm.

Chi ha chiesto l’incontro? Secondo il Campidoglio è stato Fortini a chiedere di convocare il Colari per risolvere la questione; secondo altri Fortini ha sì materialmente composto il numero di telefono, ma per responsabilità istituzionale e su richiesta delle istituzioni (ovvero del Comune). Sia come sia, come racconta lo stesso Giujusa sul suo profilo Facebook, «un mese fa, in occasione del previsto (e poi revocato) sciopero per il rinnovo del contratto nazionale, vennero richieste da Ama 200 t/g di rifiuto in accumulo per un massimo di dieci giorni negli impianti Colari. L’accumulo in fossa è previsto nelle autorizzazioni e si fa sistematicamente negli impianti Ama (che trattengono anche 5000 o 7000 tonnellate di rifiuto). Tra l’altro 200 t/g è una quantità minima rispetto alle 1200 tonnellate di rifiuti indifferenziati quotidianamente trattate da Colari (a cui si aggiungono i rifiuti del Vaticano, di Fiumicino e di Ciampino)». La versione ufficiale dell’AMA è leggermente diversa e mette sotto accusa la SAF di Frosinone: il mancato ritiro di circa 300 tonnellate/giorno da parte di Saf – si legge nel documento inviato al Comune dopo la piazzata dell’assessora Muraro -, di cui una minima quantità è stata deviata verso altri impianti Tmb (Rida) ha determinato, per il periodo di 36 giorni, l’accumulo di circa 7.000 tonnellate nelle fosse di ricezione dei Tmb di Ama e l’affanno degli impianti, che comunque hanno sempre lavorato entro i limiti delle autorizzazioni.

Il Monnezzagate di Roma

Alla fine l’accordo arriva. L’8 luglio arriva il via libera al piano straordinario di polizia dell’AMA, il Campidoglio scrive: «La partecipata capitolina, per svolgere al meglio il lavoro, si avvarrà di nuovi accordi recentemente stipulati: con la Saf di Frosinone (conferimento di 300 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno) e con il Colari (200 tonnellate in più nei prossimi 10 giorni)». Il deputato Vignaroli, l’assessora Muraro e la sindaca Virginia Raggi si guardano bene dal comunicare alcunché, perché sanno benissimo che aver favorito e auspicato un incontro con Cerroni può metterli in difficoltà politicamente. In più i grillini sono fermamente convinti che la prima responsabile della situazione odierna sia l’AMA (e qualcuno, di soppiatto, ipotizza anche che dietro le scelte della società dei rifiuti ci sia la longa manus del Partito Democratico).

Leggi sull’argomento: Di cosa ha paura Stefano Vignaroli?

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