Attualità
Le firme false anche a Reggio Emilia
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2016-12-01
Trecento cittadini con decreto penale di condanna sulle spalle. Una decina di loro ha già deciso di ricorrere. Tra le firme anche quella di un morto. Alcuni falsi conclamati e moduli in bianco
Le firme false non sono solo a Palermo o a Bologna. Una denuncia della Commissione elettorale riguardo le elezioni comunali di Reggio Emilia del 2014 ha fatto nascere un’indagine del pubblico ministero Giulia Stignani: i successivi accertamenti degli inquirenti hanno portato il magistrato a ritenere violato un articolo della legge elettorale (il 93 del Dpr 570 del 1960), finendo per indagare circa trecento persone, fra cui anche un accertatore che ora si ritrova nella posizione più delicata perché accusato di falso. Sarebbero coinvolte parecchie delle 19 liste che nel maggio 2014 sostennero gli otto candidati sindaci.
Le firme false anche a Reggio Emilia
Sfida elettorale che si concluse con l’elezione a sindaco di Luca Vecchi, sostenuto da una coalizione di sette liste di centrosinistra. Ne ha parlato la Gazzetta di Reggio. Non si conoscono i nomi degli indagati. Il decreto penale di condanna utilizzato, poi, non prevede l’ascolto della difesa che non si è ancora attualmente costituita in giudizio. La Gazzetta di Reggio ha riportato una replica degli avvocati di una decina di cittadini condannati con il decreto penale:
Ma cosa dice l’articolo di legge al centro dell’inchiesta? “Chiunque, essendo privato o sospeso dall’esercizio del diritto elettorale, o assumendo il nome altrui, firma una dichiarazione di presentazione di candidatura o si presenta a dare il voto in una sezione elettorale, ovvero chi sottoscrive più di una dichiarazione di presentazione di candidatura o dà il voto in più sezioni elettorali, è punito con la reclusione fino a due anni e con la multa fino a lire 20.000”. Il pm Stignani ha già notificato a circa trecento cittadini un decreto penale di condanna che prevede una contravvenzione di 200 euro.
Il caso più ricorrente è quello di chi avrebbe firmato due volte per la stessa lista, ma sarebbe incredibilmente spuntata pure la firma di un morto, oppure l’autenticazione di un foglio di lista in bianco, senza firme. Ma c’è anche chi non ha riconosciuto come proprie le firme comparse a sostegno delle liste. Insomma, un autentico ginepraio che ha tre vie aperte sul piano giudiziario. Chi farà opposizione al decreto penale di condanna affronterà un processo davanti ad un giudice ordinario, mentre se farà opposizione puntando ad un rito alternativo (giudizio abbreviato, patteggiamento) verrà giudicato dal gip. Infine chi pagherà la contravvenzione non avrà altre conseguenze se non il ritrovarsi con un precedente penale. Più avanti la posizione giudiziaria dell’autenticatore – accusato di falso – che presto affronterà l’udienza preliminare davanti al gup.
«Tutti i nostri assistiti contestano la fondatezza dell’accusa – replicano, contattati dalla Gazzetta, gli avvocati Noris Bucchi e Luigi Scarcella che difendono una decina di cittadini a cui è stato applicato il decreto penale di condanna – e faremo opposizione».