Essere blogger in Russia: l'arresto di Alexei Navalny

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-12-31

Chi è l’uomo che dopo la condanna agli arresti domiciliari ha sfidato il regime scendendo in piazza contro Putin facendosi arrestare di nuovo

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Alexei Navalny è un blogger ed il principale oppositore politico di Vladimir Putin. A causa delle sue critiche all’operato di Putin e della sua lotta contro la corruzione dilagante in Russia, Navalny è stato oggetto in passato di numerose attenzioni da parte della giustizia russa, in un tentativo maldestro di silenziare il dissenso e di “limitare i danni” dell’azione politica di questo avvocato moscovita di 38 anni.
https://www.youtube.com/watch?v=BU22KDIITjc
 
LA SENTENZA IMPROVVISA
Ieri, con una sorprendente accelerazione dei tempi, il tribunale di Zamoskvoretsky di Mosca ha emesso la sentenza nei confronti di Alexei e di suo fratello Oleg riconosciuti colpevoli di una truffa da 400.000 euro perpetrata secondo l’accusa tra il 2008 e il 2013 ai danni della società “Yves Roches East”. La conclusione del processo era attesa per l’anno prossimo (intorno al 15 gennaio 2015) ma evidentemente il tribunale ha voluto sbrigare tutte le sue faccende prima della fine dell’anno nella speranza che, assieme al 2014, si chiudesse anche l’affaire Navalny. Entrambi i fratelli Navalny sono stati condannati a tre anni e mezzo di carcere, ma solo Oleg dovrà effettivamente scontare la pena perché il giudice ha stabilito la sospensione della pena per Alexei condannandolo agli arresti domiciliari. Dopo la lettura della sentenza Alexei ha fortemente criticato la decisione del giudice di condannare il fratello, dicendo apertamente che era una misura volta ad intimidirlo e a porre un freno alla sua azione politica e aggiungendo che le autorità agiscono in modo tale da punire i familiari degli oppositori. In effetti diversi commentatori hanno visto in questa sentenza la volontà da parte del potere politico di non fare di Alexei un martire (il paragone con l’oligarca Mikhail Khodorkovsky è di rigore in questi casi). Questo non è il primo processo contro colui che, in seguito alle denunce pubbliche contro “il partito dei ladri e dei corrotti”, sta diventando a tutti gli effetti il vero avversario politico di Putin. Nel 2013 Navalny era stato arrestato in seguito ad una condanna a cinque anni per appropriazione indebita. Anche in quel caso si parlò di una sentenza politica e di processo farsa (alcuni testimoni dell’accusa arrivarono a dire che il reato non era neppure stato commesso) e la sua incarcerazione causò ingenti proteste per le strade di Mosca. Abbastanza incredibilmente in quel caso Alexei “fu lasciato andare” in modo da consentirgli di partecipare alla campagna elettorale per l’elezione del Sindaco di Mosca che lo vedeva contrapposto, come principale candidato dell’opposizione, all’uomo di Putin Sergei Sobyanin. In occasione di quella consultazione elettorale Alexei Navalny conquistò il 27% delle preferenze, arrivando secondo, un vero e proprio successo tenendo conto del fatto che non aveva avuto la possibilità di apparire in televisione. Dopo la fine della campagna elettorale però Navalny venne di nuovo messo agli arresti domiciliari. L’impossibilità a partecipare alle manifestazioni non ha messo freno all’attività politica del giovane avvocato russo, che ha continuato ad attaccare l’operato del Cremlino su Twitter e tramite il suo blog. Numerose pagine Facebook di sostegno all’operato di Navalny sono state “misteriosamente” oscurate o cancellate.

Un selfie di Alexei Navalny mentre si recava alla manifestazione contro Putin prima di essere arrestato (fonte: Twitter.com)
Un selfie di Alexei Navalny mentre si recava alla manifestazione contro Putin prima di essere arrestato (fonte: Twitter.com)

 
LE PROTESTE DAVANTI AL CREMLINO E L’ARRESTO
La condanna ai due fratelli è stata accolta da un’ondata di indignazione e proteste e centinaia di persone sono scese in piazza per protestare davanti al Cremlino contro l’assurdo accanimento nei confronti di una delle voci critiche all’azione del Governo russo e al modo di condurre affari privati e gestione della cosa pubblica. Lo stesso Alexei Navalny, violando gli arresti domiciliari, si è unito ai manifestanti finendo quindi per essere nuovamente arrestato dalla polizia, insieme ad almeno un altro centinaio di persone. In questo video l’arresto di Navalny dopo il suo arrivo alla manifestazione in suo favore:

Uno degli arrestati ha postato questo Tweet dall’interno del cellulare:
Il Tweet di un attivista dopo l'arresto (Fonte: Twitter.com)
Il Tweet di un attivista dopo l’arresto (Fonte: Twitter.com)

In tutto questo non potevano ovviamente mancare le Pussy Riot: il gruppo di femministe/attiviste politiche anti-Putin ha voluto manifestare la propria solidarietà alla causa di Navalny pubblicando un nuovo video
https://www.youtube.com/watch?v=9K8168Xgp1A
PERCHÉ NAVALNY È “PERICOLOSO” PER IL REGIME
Come detto, Navalny non è Khodorkovsky e di sicuro il Governo russo non vuole che non lo diventi, altrimenti l’avrebbe già sbattuto in galera. A prescindere dalle sue campagne contro la corruzione del Governo guidato da Putin, Navalny è attualmente il leader dell’opposizione russa, come è emerso dal risultato di una consultazione tenutasi nel 2012 durante la quale ha sconfitto di stretta misura il campione di scacchi Garry Kasparov. Un’altra carateristica di Navalny è quella di cercare, riuscendoci, il dialogo anche con gli ultra-nazionalisti russi. Una mossa questa che però ha suscitato un discreto scompiglio all’interno del variegato mondo degli oppositori di Putin. Fintantoché le forze d’opposizione rimarranno sufficientemente frammentate Putin avrà buon gioco ad accaparrarsi la maggioranza dei consensi. Se però Navalny riuscisse a creare un fronte comune abbastanza unito gli equilibri potrebbero cambiare, e questa è un’eventualità che, seppur remota, potrebbe far paura al Cremlino. Il problema principale di Navalny è però, come dice anche quest’articolo della BBC, non è ben chiaro quanti sostenitori abbia nel Paese al di fuori della cintura urbana della capitale russa.
Foto copertina via Wikipedia.org

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