La maxiretata di preti nel fine settimana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-04-24

Se se ne accorgesse Salvini, direbbe che c’è un’emergenza criminalità: un arresto con l’accusa di omicidio, due indagini per reati sessuali, una condanna al risarcimento del danno per una vittima di pedofilia e una perizia di seminfermità per un parroco accusato di aver chiesto favori sessuali ai migranti. Cosa succede?

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Il più famoso è Padre Graziano, ormai diventato una celebrità grazie a Chi l’ha visto?. Ma c’è anche l’ex prete che violenta un bambino e pubblica le foto su internet, quello che regalava ricariche telefoniche in cambio di prestazioni sessuali e quello che ha chiesto la seminfermità mentale. Non dev’essere stata una grande settimana quella di diocesi e parrocchie, visto che negli ultimi giorni molte notizie di cronaca nera (e molte indagini penali su fatti gravissimi) hanno riguardato sacerdoti.
 
LA MAXIRETATA DI PRETI NEL FINE SETTIMANA
L’indagine che ha avuto maggiore rilevanza mediatica è quella sulla scomparsa (e sulla morte, secondo gli inquirenti) di Guerrina Piscaglia: proprio ieri Padre Gratien Alabi, indagato per la scomparsa di Guerrina Piscaglia, della quale non si ha più traccia da un anno è stato arrestato a Roma per essere trasferito a Arezzo a disposizione del pm Marco Dioni che indaga sulla scomparsa della donna da Ca Raffaello, frazione di Badia Tedalda (Arezzo). Il capo di imputazione per l’ex parroco di Ca Raffaello, al secolo Gratien Alabi, sarebbe cambiato da favoreggiamento a omicidio e occultamento del cadavere di Guerrina Piscaglia, la donna scomparsa il primo maggio di un anno fa dalla sua casa di Ca Raffaello, nel comune di Badia Tedalda (Arezzo). Ma la sua posizione si era fatta imbarazzante già prima dell’arresto. Il prete, dopo i primi colloqui con la polizia, davanti ai pubblici ministeri si è avvalso della facoltà di non rispondere, sia a settembre che a gennaio. Un altro particolare inquietante riguarda l’sms ricevuto da un’amica di Guerrina dieci giorni dopo la sua scomparsa proprio dal suo cellulare. Giulia, preoccupata per la sorte della Piscaglia era andata a raccontare i suoi dubbi all’ex parroco di Ca’ Raffello, don Arialdo, sul rapporto tra lei e Padre Gratien. Don Arialdo incontra padre Graziano. Poco dopo Giulia ha ricevuto uno strano sms dal telefonino di Guerrina. “Ti ho mandato un messaggio perché mi fido, ma sono delusa. Hai invitato qualcuno a casa tua e hai parlato male di un uomo di Dio per la mia situazione. Nessuno di lì mi ha fatto sparire sono dal mio moroso, bisogna avere timore di Dio, sei bugiarda e piena di falsità, non ti manderò più nessun messaggio”. A quel punto si rivolge a Monsignor Dallara, il vicario generale di Arezzo, che però la consiglia di non rivelare la vicenda ai Carabinieri. In più, secondo altre risultanze investigative, Padre Graziano dopo la scomparsa di Guerrina ha fatto sesso con una ragazza giovanissima, l’ha conosciuta nel paese in cui vive, le ha offerto una birra, e l’ha invitata a casa, e con lei ha avuto dei rapporti sessuali pagati con pochi euro e con ricariche telefoniche. A prescindere dal lavoro degli investigatori, pare sinceramente il caso che la Chiesa intervenga in una vicenda del genere, se non altro con la sua moral suasion per chiedere di collaborare senza trucchi alle indagini di tutti i presunti innocenti finora coinvolti nella vicenda. Compreso quel signore che consiglia di non rivolgersi alla polizia.
 

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Padre Graziano alias Gratien Alabi

IL RICATTATORE DI MIGRANTI, IL PRIMATE CHE NON SPOSTA IL PEDOFILO
Ma quella di Don Graziano non è l’unica notizia di cronaca della settimana, anzi. Si sta svolgendo ad esempio il processo nei confronti di Don Sergio Librizzi, imputato di concussione e violenza sessuale per aver preteso prestazioni sessuali da alcuni richiedenti asilo in cambio di favori. Librizzi ha chiesto di definire la sua posizione con rito abbreviato e beneficerà, in caso di condanna, della riduzione di un terzo della pena. Ma soprattutto, secondo il consulente di parte Gaetano Vivona l’ex direttore della Caritas di Trapani, «è parzialmente incapace di intendere e di volere». In più, la Corte d’appello di Liegi, in un giudizio civile, ha condannato oggi il primate del Belgio, monsignor André-Joseph Leonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles, a indennizzare fino a 10.000 euro un ex-seminarista, Joel Devillet. Riferisce il sito del quotidiano Le Soir che questo giovane seminarista aveva subito tra il 1987 e il 1991 abusi sessuali da parte di un sacerdote lussemburghese, sul quale in seguito il vescovo Leonard non sarebbe intervenuto adeguatamente. Quando monsignor Leonard fu nominato vescovo di Namur, successivamente ai fatti, Devillet depositò una denuncia al tribunale ecclesiastico. La denuncia presentata in sede penale contro il sacerdote è stata dichiarata prescritta. Così è in sede civile che Devillet ha fatto ricorso contro il suo aggressore, che questa volta è stato condannato a pagare un risarcimento. Si è deciso inoltre di chiamare in causa la responsabilità di monsignor Leonard, che aveva autorità sul prete pedofilo. Nella sua sentenza, la Corte ha rilevato che l’arcivescovo non si rese conto allora, in modo adeguato, della situazione di vittima di Joel Devillet, né prese misure per allontanare il sacerdote, che fu recidivo nella zona di Namur.
 
L’EX PRETE CON WHATSAPP E IL CASO DI VERCELLI
E ancora: è accusato di aver abusato di un ragazzino quando questi aveva tra gli 11 e i 12 anni l’ex sacerdote arrestato ieri su disposizione della magistratura barese per violenza sessuale e diffusione di materiale pedopornografico. La Polizia postale, subito dopo l’arresto in carcere dell’ex sacerdote, ha compiuto una perquisizione a Rieti presso una persona alla quale l’ex prete aveva inviato tramite WhatsApp materiale pedopornografico ai danni della piccola vittima. Infine, il parroco del Sacro Cuore di Gesù di Vercelli, don Massimo Iuculano, è stato arrestato dalla polizia per violenza sessuale aggravata e prostituzione minorile. Il sacerdote è stato sospeso dalla curia. Secondo l’accusa, il sacerdote fingeva di essere un impiegato in cassa integrazione. Tre le vittime accertate, un italiano di 14 anni e due 17enni stranieri a cui il prete regalava dopo ogni incontro ricariche telefoniche, scarpe da calcio e piccole somme di denaro. L’arcivescovo di Vercelli , monsignor Marco Arnolfo, ha sospeso il prete “in maniera cautelativa e a tutela del presbitero interessato e della comunità a lui affidata”. Monsignor Arnolfo ha inoltre espresso la propria vicinanza «alla comunità dei Salesiani e alla comunità del Sacro Cuore di Gesù di Vercelli e assicura affetto e preghiera per le famiglie eventualmente coinvolte”. Se Salvini usasse gli stessi criteri dei Rom, potrebbe dire che c’è un’emergenza criminalità tra i preti. A parte il sarcasmo, è evidente che la linea di Papa Francesco sulla trasparenza si è affermata nelle alte sfere della chiesa cattolica e tante indagini ne hanno beneficiato. Forse c’è ancora qualche problema però a passare dall’alto al basso.
 

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