La lezione dell'Islanda sui rifugiati

di Luca Conforti

Pubblicato il 2015-09-01

Dodicimila cittadini firmano un appello a ospitare un numero maggiore di migranti rispetto a quello che spetterebbe a Rejkyavik. Il governo è possibilista. Il paragone con Salvini e i salviniani è imbarazzante

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L’Islanda è andata spesso di moda in Italia, grazie alle tante bufale economiche che sono state messe in circolo in questi anni. Questa storia però è vera e va raccontata in dettaglio: dodicimila diconsi 12mila islandesi hanno firmato un appello per accogliere i migranti che giungono nell’Unione Europea in numero superiore rispetto ai 50 appena che spetterebbero a Rejkyavik. Lo hanno fatto rispondendo a un appello lanciato dalla scrittrice e insegnante Bryndis Bjorgvinsdottir e hanno scritto al ministro per gli Affari Sociali, Eyglo Hardadottir per offrirsi volontari nell’ospitalità ai rifugiati siriani. L’appello si può leggere anche in inglese su Facebook.
Bryndis Bjorgvinsdottir 1
LA LEZIONE DELL’ISLANDA SUI MIGRANTI
L’appello si rivolge al ministro del Welfare: «Nel 1973 abbiamo ospitato 4000 rifugiati provienienti dalle isole Westman dopo un’eruzione vulcanica. I rifugiati sono risorse umane con esperienze e competenze. Sono i nostri futuri sposi, i nostri migliori amici, le nostre prossime anime gemelle. Non saremo mai in grado di dire che la loro vita vale meno della nostra». La professoressa della petizione spiega che è possibile utilizzare la piattaforma anche per suggerire idee nell’accoglienza e raccogliere informazioni sull’assistenza, oltre che per creare pressione sul governo. Lunedì Bjorgvinsdottir, parlando alla televisione pubblica islandese (Ruv), aveva spiegato come la gente ne abbia abbastanza «di vedere certe notizie di morte dal Mediterraneo e dai campi dei rifugiati e voglia fare abbastanza». Il governo islandese sta valutando le richieste ricevute – ha spiegato Hardadottir – e sta considerando di chiedere una revisione al rialzo della propria quota umanitaria: «Sia chiaro che no n fornirò una cifra massima – ha detto alla stessa Ruv – ma percorreremo ogni strada possibile per accogliere più rifugiati».
 
COSA FA L’EUROPA
Le tre destinazioni più ricercate dai migranti sono Germania, Svezia e Regno Unito. Ma, in realtà, più della metà delle domande d’asilo nel primo trimestre del 2015 sono state presentate in Germania (73.000 pari al 40% del totale), in Ungheria (32.000, 18%) e in Italia (15.000, 8%), seguiti da Francia (14.000, 8%) e Svezia (11.400, 6%). Come ottengono lo stato di rifugiato? Solo 162.000 persone hanno ottenuto nel 2014 l’asilo in Europa su 359.000 richieste esaminate. Nello stesso anno 625.000 domande d’asilo sono state presentate (20% da siriani), la maggior parte delle quali ancora in corso di esame. In teoria le persone le cui domande vengono respinte devono ritornare nei loro Paesi d’origine o nel Paese in cui hanno transitato prima di entrare nell’Ue. Ma nei fatti, poche ripartono, riconosce la stessa Commissione europea. Schengen e gli accordi di Dublino in questione La situazione attuale minaccia gli accordi di Schengen, lo spazio di libera circolazione creato nel 1985 fra 26 Paesi (22 dei 28 membri dell’Ue più Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein). Mentre Italia, Grecia e Ungheria lasciano ormai passare i migranti, numerosi Stati membri rivendicano il diritto di riprendere il controllo delle loro frontiere nazionali. Per contro l’accordo di Dublino che attribuisce allo Stato di ingresso nell’Ue la responsabilità di prendere a carico un migrante o un richiedente asilo, sarà modificato a breve. La Commissione ha proposto un “meccanismo permanente di rilocalizzazione” per ripartire automaticamente i richiedenti asilo all’interno dell’Ue in casi di emergenza migratoria.
 

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