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La festa per i camorristi nel quartiere Monteruscello a Pozzuoli

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-11-03

Nel quartiere Monterusciello, a Pozzuoli, il ritorno a casa dei pregiudicati è stato salutato da parenti e amici

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Nel quartiere di Monteruscello a Pozzuoli è andata in scena una grande festa per il ritorno a casa (dal carcere) dei camorristi. La Stampa racconta oggi di una gran folla a far baldoria con tanto di champagne e fuochi d’artificio. E poi il tocco prettamente partenopeo: un concertino neomelodico con relative dediche personalizzate.

L’unica differenza rispetto agli artefatti show del piccolo schermo è che qui le “star” uscivano si da una casa, ma era quella circondariale: trattasi infatti di due boss scarcerati dopo 10 anni. Lo spettacolare rientro nel focolare domestico del 48enne Giovanni Illiano detto «Fasulillo» e del 41enne Silvio De Luca «’o nanetto» – considerati appartenenti ai due dei clan più potenti dell’area flegrea (Longobardi e Beneduce) – ha mobilitato un intero rione di Pozzuoli e il cantante Anthony.

Poi, appena la notizia della kermesse in piazza è trapelata, grazie al tam tam dei social e a un articolo del “Mattino”, si sono scatenate le inevitabili polemiche. Da molto tempo infatti Napoli e la sua provincia devono fare i conti con le esuberanti “esibizioni” delle cosche, a cominciare dalle continue raffiche di botti degne di Capodanno che accompagnano agguati, arresti, ferimenti, scarcerazioni, consegne di droga, anniversari vari e molto altro.

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«Più assordante dei fuochi d’artificio è il silenzio degli onesti», dice alla Stampa don Tonino Palmese, alla guida della Fondazione Polis, l’ente che assiste le vittime innocenti della criminalità organizzata in Campania (335 a oggi). E aggiunge: «Queste ostentazioni di trionfo sulla legalità sono uno schiaffo morale alla società civile. E appaiono patetiche anche quelle canzoni poi riprese da tanti ragazzini. Bisognerebbe far capire che questi signori non sono dei Robin Hood, ricordare le loro vittime. E mi auguro pure che cresca l’attenzione della giustizia verso questi inquietanti segnali di rioccupazione dei territori».

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