La Danimarca e il sequestro dei beni dei migranti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-13

Una sorta di “prelievo fiscale” per coprire le spese di soggiorno. Ai richiedenti asilo potranno essere “confiscati” solo beni che valgano più di 10.000 corone danesi (circa 1.350 euro) e non, come prevedeva il progetto di legge di partenza, tutti i preziosi con l’esenzione delle fedi matrimoniali

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la Danimarca in futuro concederà accoglienza a chi è in fuga da guerre e persecuzioni in cambio del sequestro dei loro beni di valore: una sorta di “prelievo fiscale” per coprire le spese di soggiorno, che ha sollevato uno tsunami di critiche dentro e fuori dal piccolo Paese scandinavo, sul quale oggi però il governo conservatore, appoggiato dalle forze xenofobe, ha trovato un accordo con l’opposizione socialdemocratica per farlo passare agevolmente in parlamento. “Il governo, i socialdemocratici, il Partito del popolo danese, l’Alleanza liberale e il Partito popolare conservatore hanno raggiunto un accordo – si legge nella breve nota riportata da Ndtv – per modificare il disegno di legge sugli oggetti di valore”. Le modifiche concesse all’opposizione “addolciscono” il progetto originario di modifica della legge sull’immigrazione, risalente al 1951, presentato dal premier Lokke Rasmussen poco prima di Natale: ai richiedenti asilo potranno essere “confiscati” solo beni che valgano più di 10.000 corone danesi (circa 1.350 euro) e non, come prevedeva il progetto di legge di partenza, tutti i preziosi con l’esenzione delle fedi matrimoniali e di altri oggetti di valore strettamente affettivo. Anche sui contanti cambiano le entità: l’accordo prevede che si possano portare fino a 10.000 corone rispetto alle 3.000 (circa 400 euro) dalla proposta originaria.

La Danimarca e il sequestro dei beni dei migranti

Il premier conservatore ha cercato anche di difendere il proprio operato come forma di difesa del welfare danese, la cui generosità, ha detto, spesso gli stranieri non colgono: “E’ in questo contesto che si deve capire che noi in Danimarca diciamo, prima che tu possa godere di quei benefici, che se hai ricchezze, devi sostenerti da solo”. Un prezzo pagato dalla politica danese al partito di ultradestra xenofoba Partito del popolo danese (Dansk Folkeparti), grazie al cui sostegno esterno si regge il governo del conservatore Partito liberale (Venstre) e del premier Lars Lokke Rasmussen, in un clima di ostilità crescente nei confronti dei migranti e della presenza straniera di un Paese stretto fra Germania e Svezia, i due paesi che finora hanno accolto un numero importante di migranti, fra i quali costituisce un passaggio obbligato. Ma a dicembre furono gli stessi partiti d’opposizione a definire la proposta “meschina e crudele”, tracciando analogie con la pratica delle persecuzioni naziste, quando gli ebrei venivano depredati di soldi e preziosi prima di venire deportati nei campi di sterminio. Negli ultimi mesi la Danimarca ha assunto posizioni piuttosto dure nei confronti dei profughi. Nel settembre scorso il ministero per l’Immigrazione aveva pubblicato un annuncio a pagamento in arabo e in inglese sui giornali libanesi in cui si sconsigliava ai profughi siriani in Libano di recarsi in Danimarca.

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