La buffa storia dei simboli satanici sul diario scolastico all'Einstein di Reggio Emilia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-18

I genitori “notano” però qualcosa di strano in una pagina: in un disegno sono infatti presenti un caprone con le corna, il numero 666, teschi, una stella cinque punte: una serie di simboli legati al satanismo in un diario destinato a bambini? No…

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Simboli satanici sul diario scolastico, genitori in rivolta, e alla fine tutto si rivela una bufala: una surreale polemica ha movimentato la giornata dell’Istituto comprensivo Albert Einstein di Reggio Emilia, che raggruppa scuola primaria e secondaria di primo grado. L’istituto, scrive il Resto del Carlino, distribuisce ai ragazzi un diario fatto stampare dalla casa editrice Demetra, in modo da esonerare le famiglie dall’acquisto. I genitori “notano” però qualcosa di strano nella pagina in cui era presente il classico gioco del ‘trova le differenze’ tra due disegni simili. Nella versione ‘modificata’ del disegno originale sono infatti presenti un caprone con le corna, il numero 666, teschi, una stella cinque punte: una serie di simboli legati al satanismo in un diario destinato a bambini?
 
LA BUFFA STORIA DEI SIMBOLI SATANICI SUL DIARIO SCOLASTICO ALL’EINSTEIN DI REGGIO EMILIA
I genitori hanno chiesto immediate spiegazioni ai dirigenti dell’istituto comprensivo, con cui è fissato un incontro nei prossimi giorni. “Che un diario fornito dalla stessa scuola proponga immagini del genere – dice un gruppo di genitori – crediamo sia inaccettabile”. Di che immagini parliamo? Questo è uno dei disegni “incriminati”

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Foto da Il Resto del Carlino

«Le differenze da cerchiare (come si può notare dalle foto, ndr) sono simboli subliminali che richiamano il satanismo – spiegano allibiti alcuni i genitori – La stella a cinque punte, i tergicristalli che anziché due sono tre e guarda caso sono raffigurati col 666, numero satanico. E poi ancora un caprone con le corna che spunta da un’auto. Un gatto infilzato da un ramo, una donna con la testa da serpente che sta per divorare un uomo. Ma anche le ali da mosca di Belzebù… Potevano fare qualsiasi altro gioco, questo ci sembra poco educativo per ragazzi di elementari e medie».

 
LA SPIEGAZIONE DEL GIALLO

Ma proprio quando il Pendolo di Foucault era in agguato, è arrivata la soluzione dell’enigma. Le “presunte immagini evocative di simboli satanici” fanno parte di “una pagina tratta da giochi enigmistici, riproponenti il tema di Halloween”, afferma in una nota la professoressa Rossana Rinaldini, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo “Albert Einstein”, scuola finita al centro delle polemiche di alcuni genitori per aver acquistato e diffuso presso i suoi studenti un diario scolastico che in una pagina riportava simboli riferibili al satanismo. “Il consiglio d’Istituto – si legge nella nota – presieduto da un genitore ha approvato la distribuzione del diario personalizzato agli alunni delle scuole Primarie e delle Secondari di primo grado, sulla base di un modello scelto e visionato l’anno scolastico precedente”. “Apprendere dalla stampa locale o dalle comunità della rete, che spesso accolgono persone estranee alla scuola, che i nostri genitori sono infuriati contro la Albert Einstein – conclude la nota – non giova a trovare la necessaria e reciproca fiducia per creare un fronte comune, al fine di fornire agli alunni le basi di futuri cittadini adulti responsabili”. La Demetra Comunicazioni, società che ha progettato il diario, decide di non commentare la vicenda, preannunciando azioni a tutela della sua immagine.
Edit: pubblichiamo la replica della casa editrice Demetra riguardo la storia del diario:
REPLICA DEMETRA COMUNICAZIONI di Ing. Clarissa Bruzzi – CASTELFRANCO EMILIA

Uno spiacevole malinteso.
Di questo si è trattato allorquando taluni genitori di bambini che frequentano gli Istituti Scolastici primari e secondari Einstein di Reggio Emilia, hanno ravvisato simboli satanici, massonici e sessuali tra le pagine del diario dei propri figli.
Indubbia la probità dell’Editrice, che mai prima d’ora era incappata in analoghe problematiche, così come sincero lo stupore ed il rincrescimento per l’accaduto, merita una doverosa spiegazione l’immagine “incriminata”.
Trattasi di una tavola disegnata da Massimo Giacon, tratta dalla graphic novel “Il mondo così com’è”.
Giacon, noto forse ai più quale autore di vignette sul settimanale “La settimana enigmistica”, ma docente all’Istituto Europeo di Design di Milano ed illustratore apprezzato anche dal Nobel Dario Fo, ha recentemente ultimato il succitato lavoro, al cui interno si rinviene, appunto, l’altrettanto noto gioco basato sullo scovare le differenze tra due disegni.
Le immagini in questione contengono, come espressamente indicatovi, diversi particolari distorti, che alterano deliberatamente la realtà, e che tuttavia devono essere necessariamente contestualizzate.
In altre parole, nel diario di DEMETRA esse assumono una forma utilmente ricreativa, finalizzata a stimolare lo spirito di osservazione dei bambini cui lo stesso è destinato.
Scrivono di Giocon: “utilizza il suo caratteristico stile pop … muovendosi con maestria … tra palazzi e condomini che si scambiano pareri sulle abitudini dei propri inquilini, stelle che si riorganizzano in nuove costellazioni, semafori che litigano tra di loro”.
Vi è dunque da ritenere che l’utente del diario scolastico veda il disegno per quello che è, ovverossia un gioco, e non altro, tantomeno un fuorviante strumento portatore di concetti negativi che gli dovrebbero essere del tutto sconosciuti.
Del resto, proprio la pluralità di interpretazioni dei disegni contestati fa si che gli asseriti simbolismi, oltretutto non veritieri, e che per quanto anzidetto non rappresentano altro se un nonsense, possano essere riconosciuti solo da chi abbia contezza dei relativi concetti.
Consapevole e confortata dalla propria buona fede, pertanto, DEMETRA COMUNICAZIONI intende comunque pubblicamente scusarsi per l’equivoco provocato, confidando tuttavia che i precettori, insegnanti e genitori, contribuiscano a chiarirlo ai bambini che lo necessitassero.

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